medioevo venivano chiamate glossopetre (dal gr. glòssa: lingua) o lingue
di pietra, dei resti fossili cuspidati, cui si attribuivano proprietà
magiche e taumaturgiche. Venivano chiamate in questo modo perché,
a causa della forma, si ritenevano lingue di serpente pietrificate.
A partire dal sedicesimo secolo, con la comparsa delle prime vere e proprie
teorie paleontologiche, gli studiosi cominciarono ad interpretare in un
modo più corretto i fossili (non solo le glossopetre: prima che la paleontologia
diventasse una scienza, esisteva una lista nutrita di fossili cui si attribuivano
origini e proprietà stravaganti, sino ad arrivare ai veri e propri scherzi
che la natura avrebbe giocato agli uomini, copiando nella pietra parti
anatomiche, animali, piante (lusus naturae).
Finalmente, con i primi studi scientifici, si riconobbero le glossopetre
per quello che erano realmente, ossia denti di squaliformi fossili. Perché
questo ritardo nel riconoscimento? I denti di pesci ossei vengono frequentemente
rinvenuti accanto ai resti dello scheletro; i pesci cartilaginei quali
i selaci, invece, non conservano facilmente il loro scheletro, mentre
è facile che vengano preservati i denti.
Uno
dei primi studiosi a notare la somiglianza tra le glossopetre ed i denti
degli squali fu lo svizzero Konrad von Gesner (1516-1565), ma la prima
opera scientifica interamente dedicata a questi (un tempo) enigmatici
fossili si deve al napoletano Fabio Colonna (1567-1640), il quale nella
sua “De glossopetris dissertatio”, pubblicata a Roma nel 1616, parla non
già più di una semplice somiglianza tra i denti di pescecane e glossopetre,
ma di una vera e propria identità.
Alle stesse conclusioni giunsero in seguito altri studiosi, tra i quali
il danese Nicola Stenone (1638-1686), che cinquant’anni dopo Colonna pubblicò
sull’argomento la sua opera “Canis charchariae dissectum caput” (dissezione
della testa di un Canis charcharias).
Bibliografia
1) Rinaldo de Benedetti (1960) – Aneddotica delle scienze. Hoepli.
2) Nicoletta Morello (1979) – La nascita della paleontologia nel Seicento.
Franco Angeli Editore.
3) Bruno Accordi (1884) – Storia della Geologia. Zanichelli.
4) Yvette Gayrard-Valy (1992) – I fossili: orme di mondi scomparsi. Universale
Electa/Gallimard
Cos’è una folgorite (inteso come termine geologico)
La folgorite è un prodotto vetroso naturale, tubolare e contorto, ramificato,
del diametro compreso tra qualche millimetro e pochi centimetri e lunghezza
sino ad alcuni metri. Questa strana roccia si forma per azione dei fulmini
sulle sabbie o fanghi silicei delle aree desertiche, a causa dell’aggregazione
e fusione dei granuli quarzosi del terreno. Le folgoriti sono state trovate
nelle pianure sabbiose della Germania e nel Sahara.