In realtà il quesito fa scaturire due diverse domande:
– perché e quando è nata la suddivisione del giorno in 24 ore
– come si è stabilita la durata del giorno.
Per quanto riguarda la suddivisione del giorno, questa operazione è piuttosto semplice. Basta osservare l’ombra proiettata da un palo piantato verticalmente nel terreno. Tracciando opportune linee, quindi disegnando una rudimentale meridiana, è possibile dividere il dì in un numero arbitrario di parti.
La divisione in 12 parti è probabilmente di origine caldea, ma è solo nel VII secolo a.C. che abbiamo sufficiente documentazione per affermare che i babilonesi dividevano il giorno in 12 ore, per mezzo di clessidre.
Tale numero deriva probabilmente dall’analogia con le 12 lunazioni dell’anno, oppure per comodità aritmetica.
La base duodecimale ha infatti il vantaggio di avere molti divisori: 6, 4, 3,
2. A confronto con i due soli divisori della base 10, essa risulta più versatile.
La suddivisione del giorno in 24 ore risale invece agli egizi: essi erano soliti dividere il giorno in 10 ore diurne, un’ora corrispondente all’alba, una al tramonto e 12 ore notturne. Naturalmente la durata di queste ore era variabile con la stagione, essendo uguale soltanto agli equinozi.
I romani fino al III secolo a.C. si limitavano a dividere il giorno in dì (la parte illuminata del giorno) e notte, con il dì diviso tra ante meridium e post meridium, ovvero il mattino e il pomeriggio, separati dal culmine del Sole (mezzogiorno). Dopo la I guerra punica, i Romani portarono in città una meridiana solare realizzata a Catania e, progressivamente, adottarono la divisione in 24 ore di Greci e Babilonesi. Tuttavia il sistema di computo romano del tempo era molto diverso dal nostro.
Innanzitutto, il giorno era diviso in dodici ore notturne (raggruppate in quattro vigiliae di tre horae ciascuna) e in dodici horae diurne. Il dì era però diviso in dodici ore dal tramonto all’alba, cosa che portava ad avere ore di durata diversa a seconda della stagione, come mostra la seguente animazione tratta da WikiMedia.
I greci furono i primi ad ipotizzare di uniformare la durata delle ore, in modo da semplificare i calcoli astronomici. Ipparco propose infatti l’istituzione delle ore equinoziali, cioè che avevano la stessa durata.
Solo nel 1300, con l’avvento degli orologi meccanici, questa esigenza poté avere una adeguata realizzazione.
Tali meccanismi erano montati sulle torri civiche delle città, in modo da essere letti anche da grande distanza. Probabilmente per questo motivo nacque l’uso di dividere la giornata in due cicli di 12 ore: un quadrante suddiviso in ventiquattro settori sarebbe stato ben più difficile da leggere, specialmente da lontano.
Attorno al 1600 gli orologi raggiunsero precisioni tali da fornire una sensata misura della suddivisione dell’ora in minuti e secondi. Il numero 60 relativo a queste suddivisioni deriva ancora dai babilonesi.
Del resto le stesse denominazioni le ritroviamo nelle suddivisioni angolari.
Per la suddivisione delle ore, quindi, possiamo dire che il concetto era già pronto, ma mancava di supporto pratico. Con orologi che sbagliavano di mezz’ora, era privo di senso indicare un avvenimento con i minuti o addirittura i secondi.
Per quanto riguarda la determinazione della durata del giorno, il discorso è un po’ più complicato.
Come accenna il nostro lettore, esiste un periodo naturale, determinato dalla rotazione della Terra rispetto alle stelle fisse, chiamato per questo giorno siderale. Tuttavia i nostri affari quotidiani hanno a che vedere con l’astro per noi più importante: il Sole.
Purtroppo il suo moto è alquanto irregolare. La conseguenza pratica, difficile da accettare per il senso comune, è la seguente: non è vero che il Sole si ripresenta in cielo nello stesso punto ad intervalli di 24 ore.
Il giorno ha durata variabile nel corso dell’anno. Non stiamo parlando del periodo di luce, che varia con la stagione, ma proprio della durata dell’intera giornata, cioè tra due passaggi consecutivi del Sole in meridiano. Per maggiore precisione, gli astronomi lo chiamano giorno solare vero.
La massima durata si ha attorno al 24 dicembre: il giorno dura 24 ore e 30 secondi. Invece attorno al 17 settembre il giorno dura 23 ore, 59 minuti e 39 secondi. Ciò deriva dal fatto che la Terra percorre un’orbita ellittica e quindi il Sole è visto muoversi con diversa velocità nel corso dell’anno. Inoltre, il suo moto avviene su un cerchio massimo (l’eclittica) che non coincide con l’equatore, pertanto lo spostamento in ascensione retta, che è ciò che interessa per la durata del giorno, varia con periodo semiannuale.
Ecco che dunque il valore di 24 ore è riferito ad un Sole fittizio, che si muove sull’equatore celeste con velocità pari alla media delle velocità durante l’anno.