Tommaso d’Aquino e Karl Barth
Il termine teologia deriva dal greco e significa letteralmente “discorso intorno a Dio”. Essa è dunque una disciplina che ha per oggetto di studio Dio e i suoi attributi e che si articola inevitabilmente all’interno di una certa fede religiosa.
Secondo un epistemologo contemporaneo, peraltro dichiaratamente cattolico, Evandro Agazzi, la scienza può essere definita come un linguaggio che parla di un universo di oggetti. Gli oggetti di cui parla la definizione non sono però semplici “cose”. Per oggetto si intende una cosa considerata sotto un particolare punto di vista. Il punto di vista dal quale ci si colloca stabilisce i diversi tipi particolari di scienza. Ad esempio, una semplice penna può diventare oggetto di indagine della fisica, della chimica, della sociologia, della psicologia, dell’economia ecc., a seconda dei suoi particolari aspetti che vengono presi in considerazione. Tuttavia, nonostante le differenze, tutti i punti di vista da cui si collocano le singole discipline scientifiche hanno qualche cosa in comune. L’orizzonte problematico che viene scelto per fare scienza è un orizzonte empirico. In altre parole, il punto di vista comune a tutte le scienze non può prescindere dall’esperienza, intesa come irrinunciabile fonte di conoscenza.
Alla luce di queste due definizioni appare quindi molto difficile considerare la teologia come una scienza. L’oggetto della teologia, infatti, è un tipico concetto metafisico e quindi, per definizione, non analizzabile da un punto di vista empirico. La metafisica è quella disciplina che ambirebbe a una spiegazione ultima (che vorrebbe cioè “tentar di penetrar l’essenza” per dirla con Galileo) della realtà. Purtroppo, fin dai tempi di Kant (nella Critica della ragion pura), ci si è resi conto dell’impossibilità di fondare una metafisica come scienza. In altre parole, di ciascuna affermazione metafisica siamo assolutamente incapaci di stabilire il valore di verità o falsità. Ogni affermazione metafisica è quindi inevitabilmente legata all’opinione di chi la pronuncia. Viceversa qualsiasi discorso che voglia chiamarsi scientifico deve necessariamente superare l’opinione individuale per raggiungere quello che viene chiamato accordo intersoggettivo.
Ora il concetto di Dio è inevitabilmente legato alle opinioni personali. La stessa ammissione di esistenza di tale ente è un fatto puramente personale. E anche nell’ambito dei credenti gli attributi e le caratteristiche di Dio sono ben diverse. Tutto ciò viene chiaramente mostrato, ad esempio, dalla distribuzione statistica delle varie posizioni religiose nel mondo (tratto da: http://www.uaar.it/documenti/controinformazione/01.html):
Cristiani(*) | 1.999.563.838 | 33,0% |
Musulmani(**) | 1.188.242.789 | 19,6% |
Atei e non religiosi | 918.248.462 | 15,2% |
Induisti | 549.583.323 | 9,1% |
Seguaci delle religioni cinesi | 384.806.732 | 6,4% |
Buddhisti | 359.981.757 | 5,9% |
Seguaci delle religioni etniche | 228.366.515 | 3,8% |
Seguaci delle nuove religioni | 102.356.297 | 1,7% |
Sikh | 23.258.412 | 0,4% |
Ebrei | 14.434.039 | 0,2% |
Seguaci dello spiritismo | 12.333.735 | 0,2% |
Altri | 273.873.101 | 4,5% |
TOTALE | 6.055.049.000 | 100,0% |
(*)di cui: | ||
Cattolici | 1.057.328.093 | 17,5% |
Protestanti | 342.001.605 | 5,6% |
Ortodossi | 215.128.717 | 3,6% |
Anglicani | 79.649.642 | 1,3% |
Altri | 305.455.781 | 5,0% |
(**) di cui: | ||
Sunniti | 1.002.542.801 | 16,3% |
Sciiti | 170.100.000 | 2,8% |
Altri | 15.599.988 | 0,2% |
Appare inoltre evidente che la teologia non soddisfa il criterio popperiano di falsificabilità di cui abbiamo parlato in una precedente risposta.
Di fronte a tali dati e alle precedenti considerazioni appaiono quindi estremamente artificiosi i tentativi di tutti coloro che hanno sostenuto che la teologia sia una scienza. Diversi pensatori, da san Tommaso d’Aquino fino al teologo svizzero del XX secolo Karl Barth, lo hanno sostenuto. Secondo costoro, la teologia è una scienza, sia pur diversa dalla scienze naturali e sociali, in quanto chi la studia e la pratica fa uso del proprio senso critico e di procedure intellettuali comuni nel lavoro scientifico.
Tommaso d’Aquino giunse a questa posizione credendo di riuscire a fornire ben cinque prove dell’esistenza di Dio. Come è stato però ampiamente dimostrato tutte le prove dell’esistenza di Dio sono fallaci da un punto di vista logico. Per cui Dio rimane un concetto metafisico. Tommaso ebbe tuttavia il merito di rendersi conto che logicamente parlando il teologo ha il dovere di esordire con l’interrogazione sull’esistenza di Dio. Contrariamente ai tomisti invece il teologo Karl Barth e i suoi seguaci cercarono di costruire la teologia accettando il concetto di rivelazione, ovvero l’idea di un Dio che comunica se stesso. Poiché anche il concetto di Dio rivelato rientra nelle opinioni personali, il tentativo di Barth di fondare una teologia come scienza appare molto lacunoso. Più condivisibile invece appare lo stesso Barth quando parla di “teoantropologia”. Se con tale termine si indica la disciplina che ha come oggetto non tanto Dio in sé, quanto piuttosto la relazione tra l’uomo e l’idea del divino, allora essa può rientrare in un discorso scientifico. In particolare lo studio di tale relazione può collocarsi nell’ambito delle scienze sociali e svilupparsi quindi in modo scientifico al pari delle altre discipline antropologiche.