Vorrei sapere quali paesi europei sono direttamente coinvolti dalla Corrente del Golfo poichè ho trovato opinioni molto discordanti fra loro, in particolare la Svezia viene data direttamente influenzata secondo l’enciclopedia Encarta mentre nel libro delle medie viene riportato che la Svezia non è interessata dalla Corrente del Golfo, come è possibile?

Corrente del Golfo



Figura 1 – Movimenti delle acque oceaniche dovuti alla Corrente del Golfo in prossimità del Golfo del Messico nei tre mesi che vanno dal 15 maggio al 13 agosto 2002.

La Corrente del Golfo (Gulf Stream) è in assoluto la corrente più studiata nel mondo poiché da tutti è riconosciuta come fondamentale regolatrice e stabilizzatrice del clima mondiale ed in particolare dell’Europa.


Figura 2 – Le correnti oceaniche del nostro pianeta.

La ragione della discordanza rilevata dal lettore andrebbe chiesta all’autore del libro scolastico per Scuole Medie citato nella domanda; questo perché è tale libro ad essere inesatto riguardo all’influenza della Corrente del Golfo sulla Svezia.
Infatti, la “benefica” influenza della Corrente del Golfo si estende su tutta l’Europa occidentale, Scandinavia compresa; quindi anche la Svezia ha un clima meno rigido rispetto a quello che avrebbe se non esistesse la Corrente del Golfo.

Potrebbe concludersi qui la risposta alla specifica domanda del lettore… Tuttavia, alla luce degli ultimi studi oceanografici e delle affermazioni di alcuni studiosi che paventano la “estinzione” o la deviazione della Corrente del Golfo, necessita proseguire per avere un quadro più chiaro della situazione e dei suoi possibili sviluppi che, secondo alcuni esperti, sono già in atto.

Una delle probabili ragioni della discordanza rilevata dal lettore (se il libro fosse di abbastanza recente edizione) potrebbe non essere un errore ma dovuta al fatto che l’autore del libro di testo sia sostenitore delle recenti ipotesi e delle ultime teorie relative alla Corrente del Golfo; più avanti vedremo quali…; intanto esaminiamo più da vicino questa corrente conosciuta ormai da secoli e che attira sempre più l’attenzione degli studiosi nel campo.

La Corrente del Golfo

La Corrente del Golfo porta acqua calda tropicale dai Caraibi alla Scandinavia.
Questa corrente sposta ben 74 milioni di metri cubi d’acqua per secondo alla velocità di 1 m/s. Parte dal Golfo del Messico e arriva a lambire le coste dell’Inghilterra, Irlanda, Norvegia, Islanda, riuscendo addirittura a superare Capo Nord e toccare la penisola di Kola e, più attenuata, anche il Mare di Barents (per intenderci siamo ben oltre il circolo polare artico).
La corrente del Golfo, nel suo tragitto dal Messico al Polo Nord, cede calore all’atmosfera; questo calore rende l’Europa mediamente più calda degli Stati Uniti, per questo l’Islanda e la Scandinavia sono libere dei ghiacci polari.



Figura 3 – La Corrente del Golfo tra Groenlandia e Scandinavia tra le quali si trova l’Islanda.

Via via che tale corrente si sposta verso nord, cede il suo calore diventando sempre più fredda e salata; a questo punto s’inabissa, inverte il percorso e torna indietro percorrendo in profondità un lunghissimo tragitto che la conduce nei pressi del Golfo d’Alaska nell’Oceano Pacifico del nord. Qui riemerge in superficie e si orienta verso sud-ovest, oltrepassa il Capo di Buona Speranza per dirigersi a nord-ovest fino al golfo dal quale ha preso il nome. Da qui riprende il suo viaggio il cui ciclo dura circa mille anni, salvo rallentamenti futuri causati, seppur indirettamente, dalle attività umane. Ma, come detto, dei fattori antropici parleremo più in là…


Figura 4 – Il percorso della Corrente del Golfo sia in superficie che in profondità.
In superficie: percorso bianco con frecce rosse.
In profondità: percorso blu con frecce azzurrine.

Quando le acque della corrente s’inabissano, cedono un’enorme quantità di calore latente che si espande nell’atmosfera investendo vastissime aree territoriali sotto tale atmosfera.
E non si pensi che l’influenza di questo calore sia limitata alle nazioni più vicine all’Oceano Atlantico; infatti, limitando l’espansione dei ghiacci, del freddo e soprattutto le abbondanti nevicate sull’Europa nord orientale, fa sì che l’effetto albedo (cioè la quantità di radiazione diretta solare che viene riflessa da un corpo, nel caso della neve fresca il 90% della radiazione incidente viene rispedita nello spazio prima che possa essere assorbita e trasformata in infrarossi e quindi in calore sensibile) a causa delle esigue nevicate sia limitatissimo e che il fronte polare sia molto più alto (più a nord) rispetto ad altre zone del mondo; di conseguenza il clima su tutta l’Europa è più mite di quanto potrebbe essere: anche zone continentali europee come la Boemia, la Polonia, la Germania, la Repubblica Ceca, la Slovacchia sono molto meno fredde di zone alla stessa latitudine e alla stessa distanza dal mare, come ad esempio il Canada o il basso bassopiano sarmatico orientale.


Figura 5 – Il ghiaccio riflettte il 90% dell’irradiazione solare. Ciò impedisce ai raggi solari di riscaldare l’acqua sottostante la quale, riscaldata, aumenterebbe di volume provocando l’aumento del relativo livello. L’acqua calda, infatti, si espande e occupa maggiore spazio dell’acqua fredda.


Figura 6

Figura 7


Sia d’estate (fig. 6) che d’inverno (fig. 7), le acque oceaniche delle coste nord europee sono ben più calde delle acque costiere del nord America poste alla stessa latitudine.

La corrente del Golfo è in pericolo?

Consideriamo ora quanto preannunciato sopra circa le relativamente recenti ipotesi e le ultime teorie nonché previsioni sulla Corrente del Golfo; in proposito, nelle righe precedenti si è fatto anche un breve cenno ai fenomeni antropici legati a questa “preziosa” corrente, di che si tratta? Come possono le attività umane condizionare un fenomeno di così vasta scala planetaria e in base a quali elementi molti studiosi, già, da alcuni decenni e specialmente negli ultimi anni, lanciano un allarme? Qual è il contenuto di questi ripetuti allarmi nel tempo?

Il riscaldamento globale del pianeta.



Figura 8 – Il grafico indica l’aumento della temperatura media della Terra dagli anni Cinquanta ad oggi e le previsioni da qui al 2040.

Lo scienziato svedese Svente Arrhenius avvertiva, già all’inizio del secolo scorso, che bruciare combustibili fossili avrebbe potuto aumentare il livello atmosferico di anidride carbonica, creando un effetto serra.
Oggi, fatte eccezioni per la guerra nucleare e per l’eventuale caduta sulla terra di un enorme meteorite, è difficile immaginare un problema di portata maggiore dell’effetto serra.

Il livello di CO2 nell’atmosfera, stimato in 280 ppm (parti per milione) prima della Rivoluzione Industriale, è aumentato da 317 ppm nel 1960 a 368 ppm nel 1999 – un aumento del 16 percento in soli quattro decenni.

L’idea che le emissioni di monossido di carbonio (CO) e di anidride carbonica (CO2) (emissioni industriali, quelle del traffico automobilistico e delle centrali termoelettriche e quelle di altri gas a effetto serra) possano provocare un cambiamento climatico è stata seriamente discussa dagli scienziati sin dall’ormai lontano 1957. L’argomento è divenuto oggetto di dibattito pubblico per la prima volta solo durante l’estate terribilmente calda del 1998 e da allora c’è stato un “crescendo” animato e accorato da parte della comunità scientifica nell’esprimere preoccupazione seria per i danni, futuri ma non lontanissimi, che saranno causati dall’aumento del riscaldamento globale della Terra dovuto all’effetto serra.

A tutto questo va aggiunto che in una foresta pluviale in Costa Rica si è recentemente scoperto, nelle annate più calde, un rallentamento della crescita degli alberi e un forte rilascio di biossido di carbonio degli stessi. Secondo i promotori della ricerca, se tutte le foreste della Terra risultassero così sensibili al riscaldamento, le zone tropicali potrebbero ben presto diventare un’immensa sorgente di gas serra, invece di assorbirli. Un simile fenomeno permetterebbe un innalzamento globale della temperatura a una velocità molto più elevata di quanto presumono le attuali stime.

Certezze, stime e proiezioni.
Non è contestato che l’incremento dell’effetto serra sia dovuto alle attività umane, ma si discute ancora molto sulle sue possibili conseguenze e sui tempi dell’avvento di esse. Gli studi più autorevoli sono stati effettuati per conto dell’ONU dall’ IPCC (International Panel on Climate Change); un recente rapporto di questo comitato, di cui fanno parte centinaia di scienziati (IPCC WGI Third Assessment Report – SPM, pubblicato nel 2001), sostiene che il mondo si sta riscaldando:

la temperatura media superficiale globale è aumentata nel 20° secolo di circa 0,6 °C;

– si è previsto un aumento della temperatura superficiale globale media da 1,4 a 5,8 °C nel periodo 1990-2100: anche la velocità di riscaldamento dovrebbe aumentare rispetto al 20° secolo.

Conseguenze del riscaldamento.



Figura 9.

Figura 10.

Figura 9: un iceberg staccatosi dalla calotta polare artica.
Figura 10: un’immagine dal satellite Modis della NASA: un enorme blocco di ghiaccio, esteso 3250 Km2, quasi quanto la Valle d’Aosta, si stacca dalla piattaforma Larsen B, ancorata alla Penisola antartica (19 Marzo 2002).

Il ghiaccio ai poli, in Groenlandia e nei ghiacciai di tutto il mondo si scioglie ad un ritmo impressionante con l’aumentare della temperatura terrestre.
Il ghiaccio e la neve sono in ritirata ovunque e tutti gli scienziati concordano che l’aumento costante della temperatura causerà dei seri danni nel corrente secolo.

La corrente del Golfo, che oggi dona all’Europa un clima mite, potrebbe rallentare o interrompersi a causa delle acque fredde provenienti dallo scioglimento dei ghiacciai al Polo e lo scenario che si delinea sembra peggiore rispetto alle previsioni fatte finora dai glaciologi.


Lo scioglimento della calotta polare.
Ormai è cosa certa che la calotta polare si sta lentamente e parzialmente sciogliendo e diminuendo, di conseguenza, non solo la sua superficie ma anche lo spessore dei suoi ghiacci.
Il ghiaccio del Polo Nord è costituito da acqua dolce perciò il suo scioglimento apporta nell’oceano un’enorme quantità d’acqua dolce che diminuisce la salinità e la densità delle acque oceaniche riceventi.
Via via che la salinità e la densità delle acque diminuiscono, esse, essendo meno pesanti, stentano sempre più ad inabissarsi fino ad un verosimile arresto di tale inabissamento o, nella migliore delle ipotesi, ad una deviazione della Corrente del Golfo. Se si arrestasse lo sprofondamento delle acque della Corrente del Golfo, giocoforza s’interromperebbe anche la sua circolazione. Qualora diminuisse la profondità cui pervengono le acque nel loro inabissarsi, avverrebbe un rallentamento della circolazione e una probabile deviazione della corrente. Deviazione nel senso che, rallentando la velocità, la corrente raggiungerebbe latitudini nord molto minori (vale a dire, arriverebbe a posizioni più a sud) rispetto a quelle odierne (vedi figura 11).

Figura 11 – A sinistra: la corrente del Golfo nel presente raggiunge latitudini nord molto alte nel nord Atlantico.
Si noti che le masse d’aria provenienti da ovest sono addolcite dal vapore umido e caldo rilasciato dalla corrente.
A destra: il disegno mostra la diminuzione di latitudine nord che raggiungerebbe la corrente qualora rallentasse la sua velocità. Le conseguenze di un tale e verosimile evento sono ovvie e intuibili anche tramite uno sguardo al disegno di destra dove si osserva che la massa d’aria fredda investirebbe direttamente il nord Europa senza essere mitigata dal calore rilasciato dalla corrente che scorre più a sud.

Conclusione

Da alcuni anni un congruo numero di studiosi ritiene che si sia già innescato il processo di rallentamento della Corrente del Golfo. Le ipotesi che essi formulano sono ancora oggettto d’approfondimento, di discussione e di ricerca in seno alla comunità scientifica esperta di climatologia, di oceanografia e di altre discipline il cui studio consente, e consentirà sempre più, di comprendere le evoluzioni in atto e quelle future.
Non proprio pochi sono gli scienziati che ipotizzano essere già in atto l’inizio del rallentamento della Corrente del Golfo e un graduale aggravarsi del fenomeno che, paradossalmente condurrebbe ad una nuova più o meno lunga glaciazione che potrebbe durare da qualche decennio a decine di migliaia d’anni.

I primi sintomi di un tal evento, secondo tali studiosi, sarebbero da una parte le estati sempre più torride dell’ultimo decennio e causate dall’aumento dell’effetto serra; dall’altra gli inverni sempre più rigidi che colpiscono il nord Europa in questi ultimi anni, “incrudimento” che, appunto, viene attribuito ad un minore effetto della benefica corrente sulle coste nord europee e sulla Scandinavia in genere.
Sembra proprio un paradosso che un aumento globale della temperatura terrestre possa innescare una glaciazione nelle aree europee più settentrionali. Tuttavia i ragionamenti, addotti da chi sostiene tale tesi e altre correlate, fanno sì che tali ipotesi appaiano verosimili.
È per tutto quanto detto in questa parte conclusiva che all’inizio s’ipotizzava che l’autore del testo scolastico citato del lettore non fosse in errore ma aderente a queste ultime teorie che vedono già la Scandinavia soggetta ad un “incrudimento” del clima causa la presunta esclusione dal beneficio apportato dalla corrente del Golfo.


Figura 12 – Temperature in °C delle superfici oceaniche in data 26 aprile 1998.



Figura 13 – Temperature, in gradi Fahrenheit, delle superfici oceaniche in data 22 aprile 2005.

Conversione delle temperature da gradi Fahrenheit a gradi Celsius e viceversa:


cioè nove quinti di °C cui aggiungere 32
Esempio: 20 °C corrispondono a 20 : 5 x 9 +32 = 4 x 9 + 32 = 36+32 = 68 °F


cioè cinque noni della differenza (°F – 32)
Esempio: 77 °F corrispondono a (77 – 32) : 9 x 5 = 45 : 9 x 5= 5 x 5= 25 °C

Ecco cosa accadrebbe se la temperatura superficiale della Terra aumentasse, in media, di 1 °C


Link consigliati:
http://www.meteogs.it/Climat_MeteoGS.htm


http://jekyll.sissa.it/index.php?document=219

http://digilander.libero.it/MeteomondoForli/pagine/pagine_secondarie/meteo_mondo/Climatologia%202.htm