Salve, ho sentito parlare di una teoria pseudoscientifica espressa da David Bohm in “Wholeness and the implicate order” e ho letto che è stata dimostrata da un esperimento di Alain Aspect sulla polarizzazione della luce. Di cosa si tratta di preciso? Ha qualche fondamento scientifico?

 David Bohm

David Bohm (1917-1992) è stato un grande fisico teorico che ha lavorato prima a Princeton e poi all’Università di Londra. Nella sua opera Wholeness and the implicate order  (tradotto in italiano nel 1996 con il titolo Universo, mente e materia) espone in modo divulgativo una teoria da lui formulata fin dal 1951 e che riguarda un’interpretazione della meccanica quantistica alternativa a quella canonica.

L’esperimento cui il lettore fa riferimento venne condotto da Alain Aspect nel 1982 nei laboratori di fisica di Orsay, a Parigi. Una descrizione dettagliata dell’esperimento può essere letta nella seguente risposta: http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?numero=8355

L’esperimento di Aspect è in pratica la realizzazione di un famoso esperimento concettuale proposto nel 1935 da Einstein, Podolski e Rosen con l’intento di dimostrare l’incompletezza della meccanica quantistica (si veda: http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=8340).

Nell’esperimento, due particelle (fotoni) inizialmente legate tra loro vengono separate e quindi studiate simultaneamente. Sperimentalmente si è dimostrato che il risultato di una misura condotta su una particella influenza i risultati delle misure condotte sulla seconda. Questo è incompatibile con l’idea che ciascuna particella abbia uno stato fisico definito prima della misura. Come è previsto dalla meccanica quantistica, in pratica, l’insieme delle due particelle costituisce un singolo sistema, anche se esse sono poste a elevata distanza una dall’altra. La cosa è particolarmente problematica perché le misure possono essere condotte simultaneamente e, per spiegare un collegamento tra le due particelle, occorrerebbe ipotizzare una comunicazione con velocità superiore a quella della luce. La teoria della relatività (che vieta velocità superluminali) non è comunque messa in discussione: infatti con questo tipo di esperimenti non è possibile comunicare alcuna informazione da uno sperimentatore all’altro. Le “influenze” tra le particelle sono correlazioni statistiche che si possono evidenziare solo mettendo insieme i risultati delle due misure. Due sperimentatori che effettuassero misure separate sulle due particelle, vedrebbero soltanto risultati casuali, determinati esclusivamente dal processo che ha prodotto le due particelle ma non da quello che l’altro collega fa all’altra particella. Inoltre la connessione tra le due particelle è estremamente labile e infatti è stato possibile condurre l’esperimento solo con particelle elementari che possono essere fatte viaggiare assolutamente indisturbate per diversi metri.

Per tentare di interpretare i risultati dell’esperimento di Aspect, Bohm ha ipotizzato che al di sotto della realtà che osserviamo esista un’ulteriore livello che non è locale. In altre parole, il livello sottostante assomiglia a un ologramma, un modo di registrare un’immagine tridimensionale in una lastra fotografica in cui i singoli elementi dell’immagine sono distribuiti su tutta la lastra e in cui, viceversa, ogni elemento della lastra contiene elementi di tutta l’immagine. In questo modo sarebbe possibile spiegare come i risultati di una misura su una particella possano influenzare quelli di una misura condotta sull’altra, posta a elevata distanza, senza che sia possibile una comunicazione tra le due. Le due particelle in realtà sarebbero l’immagine di qualcosa di sottostante, unitario, un “super-ologramma” che si estende attraverso tutto l’universo fisico che percepiamo.

In definitiva quindi, l’esperimento di Aspect non dimostra affatto le tesi di Bohm. La teoria di Bohm è solo un tentativo di interpretazione dell’esperimento, alternativo a quello della versione canonica della meccanica quantistica.

Forse definire pseudoscientifica la teoria di Bohm è eccessivo. In effetti essa ha una sua coerenza logica, un’elegante veste matematica ed è perfettamente compatibile con le evidenze sperimentali. La critica che si può rivolgere a tale teoria è di essere un tantino metafisica. In pratica ipotizza l’esistenza di qualche cosa di cui non esiste alcuna evidenza empirica e che, francamente, non è neppure necessario ipotizzare.
La teoria di Bohm può essere sotto certi aspetti affascinante, ma è solo una delle molte ipotesi proposte per tentare di spiegare gli aspetti paradossali e sconcertanti della meccanica quantistica. A oggi nessuna di queste ipotesi è risultata convincente e la maggior parte dei fisici semplicemente si astiene dal pronunciarsi su questioni interpretative ed epistemologiche, limitandosi a descrivere come la realtà si comporta (cosa che la meccanica quantistica riesce comunque a fare molto bene). Il principale problema di queste ipotesi è che non esistono metodi per verificarle, per confrontarle tra di loro e vedere se descrivano effettivamente la realtà. Per questo motivo, essendo di fatto infalsificabili, sono ipotesi sostanzialmente metafisiche.

Se la teoria di Bohm ha comunque una sua coerenza, purtroppo essa è stata frequentemente presa in prestito da molti esponenti del pensiero New Age e alternativo che, fraintendendola ed esasperandola in modo indebito, l’hanno utilizzata per cercare di fornire una base scientifica alle loro bizzarre visioni del mondo.

Nota: Desidero ringraziare il Prof. Gianni Comoretto, dell’Osservatorio astronomico di Arcetri, per le utili informazioni da lui fornitemi relativamente all’argomento trattato.