A questa domanda risponde Michele Ferrara, grande esperto di osservazioni solari, che ringrazio per la collaborazione.
Per calcolare il numero di Wolf è sufficiente la formula:
R = 10G + M
dove
R è il numero di Wolf, G il numero dei gruppi di macchie, M il numero delle
macchie contenute nei gruppi stessi.
Inserire nella formula una costante (o
un coefficiente, come sarebbe meglio dire, proprio per il fatto che non è
una costante se varia da osservatore a osservatore, ma soprattutto da
osservazione a ossevazione), altro non fa che alterare il risultato. Gli
istituti di ricerca adibiti alla raccolta dei numeri di Wolf sconsigliano
l’applicazione di qualunque coefficiente, in quanto sempre soggettivi.
Facciamo un esempio: un determinato giorno sulla fotosfera vi sono 4 gruppi
di macchie con 38 macchie in tutto; il numero reale di Wolf è 78 e io vedo
esattamente tutto quel che c’è (diciamo che ho verificato sul web); se però
sono un osservatore che usa i coefficienti, devo tener conto che il mio
telescopio è più piccolo di quello di riferimento usato da Wolf (ma non
necessariamente di qualità inferiore), che durante l’osservazione le nuvole
andavano e venivano (chiaramente osservavo negli sprazzi di sereno), e che
il seeing medio non era un granché, ma ogni tanto l’immagine si stabilizzava
(era in quei momenti che procedevo al conteggio). In forza dei coefficienti
che scaturiscono dalle condizioni di osservazione (diciamo 1,14 per un
telescopio da 60 mm, 0,02 per le nuvole, 0,07 per il seeing), mi tocca
moltiplicare 78 per 1,23 e mi ritrovo R = 96. In pratica i coefficienti
hanno creato dal nulla 1 gruppo di 8 macchie, ossia il 18 della differenza.
Chi ritiene di dover utilizzare i coefficienti per correggere una pessima
osservazione, non solo sbaglia a volerli utilizzare, ma soprattutto sbaglia
ad osservare quando non vi sono condizioni più che sufficienti a fornire
dati attendibili.