Le auto o i camion a carbonella, nel periodo “autarchico”, funzionavano col cosiddetto “gassogeno”.
Il carbone arroventato, lambito da un flusso d’aria, è soggetto a una combustione parziale:
2C + O2 -> 2CO (reazione esotermica).
Il gas prodotto è però scarsamente calorico (resta solo da bruciare il CO a CO2), tanto da meritare il nome di “gas povero”.
Il carbone arroventato, lambito da un flusso di vapor d’acqua reagisce generando idrogeno e ossido di carbonio:
C + H2O -> H2 + CO (reazione endotermica).
Il gas prodotto è però altamente calorico in quanto non contiene azoto e contiene invece idrogeno.
Lambendo quindi la massa di carbone o carbonella con una opportuna miscela di aria e di vapor d’acqua in modo da bilanciare l’esotermicità di una reazione con l’endotermicità dell’altra si produceva quello che veniva chiamato “gas misto”. Questo, oltre ai prodotti di reazione citati sopra, conteneva ovviamente tutti i prodotti di distillazione del carbone stesso. Il gassogeno era il recipiente nel quale avvenivano le due reazioni.
A bordo dei camion o autobus a carbonella veniva quindi installato un piccolo gassogeno, occorreva un serbatoio per l’acqua oltre a quello per la carbonella. Il gas prodotto veniva usato per l’alimentazione del motore. Certo il potere calorifico ottenuto, il rendimento totale del sistema e la macchinosità del tutto rendevano questo tipo di alimentazione molto poco appetibile e credo che sia stato molto poco usato e abbandonato quanto prima. Tanto che ancora oggi il termine “auto a carbonella” è usato con significato dispregiativo.
Quindi niente vapore, ma combustione interna.
Molto più appetibili si erano dimostrati gli impianti a terra di conversione del carbone in benzine (per esempio il processo Fischer-Tropsch) che peraltro non costringevano ad alcuna manipolazione dei veicoli.
http://www.kwmotori.kataweb.it/kwmotori/kwm.jsp?idContent=193139&idCategory=902
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/schede/combustibili.htm