Le prime
evidenze della presenza di ghiaccio d’acqua sulla Luna risalgono al 1994,
durante la missione della sonda Clementine, che orbitò intorno al nostro
satellite per 70 giorni. I segnali radar inviati da Clementine e riflessi
da alcune zone della regione polare sud, mostravano le tipiche riflessioni
prodotte da una superficie ricoperta di ghiaccio d’acqua. Molti planetologi
erano scettici in quanto la strumentazione a bordo della Clementine non
era studiata per un simile rilevamento.
Adesso si
sono dovuti ricredere, grazie alle osservazioni mirate eseguite dalla
sonda Lunar Prospector. La Lunar Prospector è in orbita intorno alla Luna
ad un’altezza di 100km dalla metà dello scorso gennaio, il suo compito
è effettuare una mappatura chimica della superficie. Per verificare la
presenza di ghiaccio d’acqua è stato imbarcato sulla sonda uno strumento
predisposto appositamente, uno spettrometro a neutroni.
Questo strumento
ha rivelato, inequivocabilmente, la presenza di ghiaccio d’acqua nelle
regioni polari, per un totale di 6 miliardi di tonnellate, circa venti
volte di più di quanto dedotto dai dati della Clementine.
L’acqua
è importante per una futura, eventuale, colonizzazione della Luna, perché
oltre ad essere fondamentale per la sopravvivenza da essa si possono estrarre
idrogeno e ossigeno, elementi cruciali per la produzione di energia e
per la quasi autonoma sopravvivenza di una forse non tanto remota colonia
di pionieri spaziali.
Riguardo
l’origine dell’acqua, l’ipotesi più probabile è che si tratti di resti
di comete, intrappolati nelle regioni profonde dei crateri polari, la
quali rimangono perennemente
in ombra a temperature intorno ai -150°C.