Nei libri di astronomia non più giovani, leggo diverse interpretazioni circa l’oggetto designato come R136a nella nebulosa Tarantola. Leggo di una superstella dal diametro di 3 anni luce, 30.000.000 di volte più luminosa del sole e una massa compresa dalle 2.500 alle 4.000 masse solari. Poi un altro libro parla di R136a come un gruppo di oggetti brillanti. Non trovo una fonte d’informazione affidabile. Lo stesso problema lo trovo quando cerco di conoscere quale sia la stella più grande fin ora conosciuta: Ho letto di Betelgeuse in Orione e di VV nel Cefeo.

136 (R136)
si trova al centro della nebulosa Tarantola nella Grande Nube di
Magellano. Misure in banda radio di vent’anni fa gia’ mostrano come tale
nebulosa appaia ionizzata da una radiazione equivalente a quella fornita
da circa 100 stelle giganti di tipo “O5” (tra le piu’ calde), e la ricerca
della sorgente di tale radiazione si e’ focalizzata, dagli anni ’80, sull’oggetto
peculare R136: piu’ in particolare, sulla sua componente piu’ brillante,
chiamata R136a.
Del
1980 e’ l’ipotesi che interpreta R136a come una stella supermassiva, con
massa stimata tra le 250 e le 1000 volte quella del sole. Siffatti valori
di massa derivano sostanzialmente dalla necessita’ di spiegare la gran
quantita’ di radiaizione luminosa proveniente dalla nebulosa.
R136 fu il primo oggetto extragalattico studiato con il satellite “International
Ultraviolet Explorer” (IUE), negli anni ’80. L’analisi degli spettri presi
dal satellite, pero’, lasciava ai ricercatori ancora due strade:
– R136a poteva essere costituito da un ammasso compatto di normali stelle,
formato da circa 30 stelle molto brillanti (tipo O e WN)
– alternativamente, poteva essere formato da una stella supermassiva,
di massa pari a circa 2000 volte il sole, e di raggio circa 50 volte la
nostra stella.
Poiche’ la prima ipotesi richiedeva la presenza di decine tra le piu’
rare stelle dell’intera galassia dentro un singolo ammasso, gli autori
della ricerca optarono per l’ipotesi dell’oggetto supermassivo.
Solo un paio di anni piu’ tardi, comunque, successive ricerche mostravano
come verosimilmente lo scenario corretto doveva essere l’altro, visto
che le osservazioni ormai evidenziavano come, all’aumentare del potere
risolutivo, “la stella” R136a in realta’ si rivelava composta da una quantita’
di oggetti separati.
Finalmente, all’entrata in opera del telescopio spaziale Hubble, nel dicembre
del 1993, divenne possibile per la prima volta risolvere in stelle separate
perfino la
regione centrale
, di quello che oramai era chiaramente un “ammasso
stellare”. In ogni caso, pur avendo risolto definitivamente la questione
“stella supermassiva – ammasso” a favore della seconda ipotesi, le ricerche
su R136a sono continuate – e anzi continuano tuttora: in particolare i
lavori piu’ recenti cercano di interpretare e risolvere le obiezioni correttamente
poste durante gli anni verso l’ipotesi “ammasso”, di cui qui si e’ citata
solo quella della relativa scarsita’ di stelle molto brillanti. Tali ricerche
sono ancora in corso e si appoggiano fondamentalmente sul progressivo
miglioramento della conoscienza del comportamento evolutivo di stelle
molto brillanti e di alta massa.

Riguardo
alla stella piu’ grande, le ricerche recenti indicano come probabile canditato
la “stella
pistola
” (“The Pistol Star”) cosi’ chiamata perche localizzata al
centro dell’omonima nebulosa. Dati piu’ recenti infatti mostrano come
– all’epoca della formazione (circa due milioni di anni fa) – la sua massa
doveva probabilmente essere di 200-250 volte maggiore di quella del nostro
sole.