La storia della religione cristiana è costellata da fenomeni considerati “miracolosi”. Esiste qualcosa di simile nelle altre religioni? Grazie e complimenti.

I miracoli, sebbene particolarmente diffusi nella tradizione cristiana, compaiono anche in altre confessioni religiose.

Un esempio recente si ebbe nel 1995. Il 21 settembre le prime pagine di molti giornali riportarono la notizia secondo la quale alcune statue a forma di elefante, raffiguranti il dio indù Ganesh, avrebbero bevuto il latte offerto loro dai fedeli. Questo sarebbe accaduto in vari templi indù, in diverse parti del mondo, da Nuova Delhi a Londra. La notizia si diffuse rapidamente e anche in Italia si verificarono casi di statuette a forma di elefante che bevevano latte. Vennero addirittura trasmesse immagini televisive che rappresentavano lo straordinario evento. Una attenta osservazione del fenomeno metteva facilmente in evidenza che non si trattava affatto di un fenomeno miracoloso, ma di un semplice fenomeno fisico. Il latte, infatti, non veniva affatto bevuto dalla proboscide dell’elefante, ma si limitava a scorrere sulla superficie inferiore della stessa. Il fenomeno è facilmente spiegabile attraverso due fatti ben noti in fisica: le forze di adesione e l’effetto sifone. A causa di inevitabili movimenti involontari del fedele che tiene il cucchiaio contenente il latte votivo, la parte inferiore della proboscide si bagna e un sottile velo liquido aderisce alla superficie. A questo punto per l’effetto sifone, il latte scorre lungo la parte inferiore della proboscide, facendo diminuire vistosamente il livello del latte nel cucchiaio.

L’elemento miracolistico si ritrova, sia pur raramente, anche nell’Islam. Ad esempio, la celebre pietra nera custodita nella Ka’aba a La Mecca, in Arabia, (la cui visione è vietata agli Occidentali) sarebbe stata donata ad Abramo direttamente dall’arcangelo Gabriele.

I miracoli sono poi all’ordine del giorno nella religione fondata da Sai Baba. Sathya Sai Baba (all’anagrafe Sathya Narayana Raju) è un santone indiano diventato famoso anche in occidente. La sua biografia è ricca di particolari sensazionalistici. Egli sarebbe stato concepito per intervento soprannaturale e fin da bambino avrebbe mostrato segni della sua straordinaria natura. Lui stesso sostiene pubblicamente di possedere una natura divina. All’interno della comunità da lui fondata (Prashanti Nilayam ovvero “dimora della pace suprema”) i suoi fedeli lo considerano un essere superiore e gli attribuiscono facoltà sovraumane. Egli sarebbe onniscente, onnipotente, sarebbe capace di apparire contemporaneamente in più luoghi e, soprattutto, sarebbe in grado di compiere straordinari miracoli. La sua specialità consiste nella materializzazione di oggetti. In particolare egli è celebre per materializzare dal nulla la famosa vibuthi ovvero la cenere sacra alla quale i fedeli attribuiscono particolari facoltà. La stessa vibuthi, a detta dei fedeli, comparirebbe spontaneamente sui ritratti di Sai Baba che numerosi negozi vendono a clienti devoti. In particolare molti fedeli avrebbero comprato i ritratti incorniciati del loro maestro, accuratamente incartati dal negoziante. Una volta tornati a casa, aprendo il pacchetto, avrebbero trovato il ritratto ricoperto da una polvere impalpabile, riconosciuta come la miracolosa vibuthi. Alcuni fedeli mangerebbero addirittura questa polvere credendo in tal modo di beneficiare dei suoi straordinari poteri.

In realtà i presunti poteri miracolosi di Sai Baba, se osservati con occhio critico, perdono completamente la loro natura sovrannaturale. Si tratta, infatti, di semplici illusioni che sfruttano talvolta la destrezza manuale dello stesso Sai Baba e, in altri casi, semplici fenomeni chimico-fisici. Chi ha fatto chiarezza sulle performances di Sai Baba e di altri santoni indiani è stato l’indiano Basava Premanand. Per quanto riguarda la materializzazione della vibuthi di Sai Baba, il trucco consiste nel tenere nascosta nella piega del pollice una pallina di polvere compressa, generalmente costituita da sterco di vacca essiccato o semplice terriccio. Un abile gioco delle dita sembra far apparire la magica cenere dal nulla. L’apparizione della vibuthi sui ritratti di sai Baba è interpretabile, invece, in termini chimici. La cornice dei ritratti è di alluminio e i negozianti, evidentemente in combutta con Sai Baba, prima di incartare il quadretto fingono di spolverarlo con uno straccio. In realtà lo straccio è imbevuto di una soluzione di cloruro mercurico che reagisce lentamente con l’alluminio producendo una polvere grigiastra e impalpabile che viene scambiata per vibuthi dagli ignari compratori, una volta arrivati a casa. Va osservato che i prodotti della reazione tra l’alluminio e il cloruro mercurico sono estremamente tossici: quindi i fedeli che si nutrono di questa vibuthi espongono la propria salute a grossi rischi. In un’altra sua celebre performance, ripetuta ogni anno durante la cerimonia della “vibuthi abheshekam”, Sai Baba riesce a far fuoriuscire grandi quantità di vibuthi da un’urna apparentemente vuota. Anche in questo caso si tratta di un banale trucco. La vibuthi è in realtà è contenuta, sotto forma di polvere pressata, sulle pareti interne dell’urna. Introducendo la mano nell’urna, Sai Baba raschia la polvere che fuoriesce abbondantemente dall’urna meravigliando gli ingenui fedeli. Anche molti altri miracoli attribuiti a Sai Baba hanno una veridicità molto dubbia. Ad esempio i celebri episodi di bilocazioni di cui egli sarebbe stato protagonista sono facilmente interpretabili senza ricorrere a ipotesi sovrannaturali. Esiste, infatti, un altro santone, di nome Neelakantha Baba il cui aspetto somiglia fortemente a quello di Sai Baba. È quindi piuttosto probabile che in alcune occasioni sia stato scambiato per lui.

L’elemento miracolistico infine si ritrova anche in altre religioni, come pure nella mitologia e nella letteratura classica e nei sistemi di credenze di molte popolazioni in cui religione, magia e superstizione si intrecciano intimamente. L’idea del soprannaturale ha da sempre affascinato gli uomini di qualsiasi società. Ciò non rappresenta però ovviamente una prova a favore della reale esistenza dei fenomeni miracolosi. A questo proposito appaiono sempre attuali le parole del filosofo scozzese David Hume che nella sua opera [i]Ricerche sull’intelletto umano e sui principi della morale[/i] a proposito dei miracoli scrive:

[i]Nessuna testimonianza basta per stabilire un miracolo, a meno che la testimonianza non sia di tal fatta che la sua falsità risulterebbe più miracolosa dell’avvenimento che essa si sforza di stabilire. [/i]