Il mio dubbio è il seguente: se nell’impianto elettrico domestico si viene a contatto con un solo conduttore, qualunque esso sia, di fase o neutro, si prende la scossa? Oppure, essendo aperto il circuito, ciò non avviene?

Come si prende una scossa: la “scossa” è l’effetto della circolazione di corrente elettrica attraverso una parte del nostro corpo. Essa diventa dolorosamente sensibile già al di sopra di una decina di millampere. Gli effetti dannosi crescono poi con la corrente e col tempo di applicazione producendo conseguenze  sempre più gravi fino alla morte del malcapitato.

L’energia elettrica è distribuita a tensione costante, quindi, la corrente che circola nel nostro corpo è data dalla formuletta di Ohm:

I = V/R con I corrente in Ampere, V tensione in Volt, R resistenza in Ohm (Ω)

Dato che la tensione è stabilita dalla società elettrica (in certi casi dipende anche da che cosa tocchiamo: vedi sotto), la corrente circolante dipende sopratutto dalla nostra resistenza elettrica. La gran parte di essa (resistenza) è dovuta ai primi strati cutanei: ecco dunque perché, con la pelle bagnata, la scossa è più forte e, di conseguenza, più pericolosa: l’umidità infatti abbassa notelvolmente la risistività elettrica della pelle. La resistenza diminuisce anche all’aumentare dell’area di contatto per cui è diverso sfiorare un conduttore con un dito o impugnarlo col palmo della mano. Per avere un’idea di quanto varia prendete un ohmetro (un tester) e toccate i due fili variando la pressione delle dita. Vedrete lo strumento dare indicazioni molto diverse. Provate poi a lasciare per un po’ le dita nell’acqua e, con le dita ancora bagnate, rifate la prova.

La scossa è circolazione di corrente e, per fare circolare corrente, occorre toccare in due punti: essi sono di solito i piedi che toccano il pavimento e la mano o altro che tocca un conduttore “in tensione” rispetto a terra. Ma può anche accadere di toccare entrambi i conduttori. I piccioni che si posano sui fili elettrici toccano un conduttore solo e non prendono la scossa in quanto non si ha circolazione di corrente. Quest’ultima affermazione è meno vera per le altissime tensioni in fatti non vedremo mai piccioni appollaiati sui fili dei grandi elettrodotti.

La distribuzione dell’energia elettrica avviene con un sistema trifase con neutro. I fili sono quattro di cui uno, il neutro, messo a terra. Gli altri tre, le fasi, sono a 220V alternati rispetto al neutro e le tre tensioni sono sfasate tra loro di 120°. Questo sistema è molto conveniente perché consente sia utenze monofase a 220V (fornendo una delle fasi e il neutro) sia utenze trifase per grosse potenze o per motori di una certa potenza come per esempio quelli degli ascensori.

In casa nostra (utenza monofase) arrivano quindi due fili: il neutro (contrassegnato dal colore blu) e la fase (di solito contrassegnata dal colore marrone). Chi non si fidasse dei colori può sempre acquistare per pochi euro un cacciavite “cercafase” che si accende quando tocca la fase e resta spento quando tocca il neutro. (*)

Il neutro, dicevamo, è messo a terra dalla società elettrica. In teoria, toccandolo, anche se abbiamo piedi per terra, non si dovrebbe sentire alcuna scossa. In realtà il neutro può essere soggetto a sbalzi di tensione rispetto alla terra vera e ciò può accadere per sovraccarichi o per un cortocircuito, causato magari da un vicino, durante il breve istante che intercorre tra il cortocircuito e il distacco del suo impianto da parte delle sicurezze.

Il neutro perciò, non può essere considerato una massa sicura e in ogni impianto ben fatto è sempre presente l’ulteriore filo giallo-verde che connette tutte le utenze alla terra vera, indipendente dal neutro, installata e, si spera, mantenuta efficiente in ogni edificio.

Può quindi accadere di prendere lievi scosse o rapide scosse forti anche dal neutro. Certo sono eventi molto rari, ma, trattandosi di sicurezza, è bene stare attenti comunque.

Se siamo con i piedi a terra e tocchiamo invece la fase, una forte scossa è praticamente inevitabile. L’entità del danno può variare molto a seconda delle varie condizioni di resistenza elettrica del nostro corpo come dicevamo più sopra.

Per fortuna, quando si prende la scossa, la corrente che circola nel nostro corpo entra dalla fase, ma non ritorna attraverso il neutro. Installando quindi una protezione differenziale (il salvavita), questa è in grado di accorgersi che le due correnti non sono più uguali fra loro e staccare quindi l’interruttore automaticamente.

Se invece tocchiamo contemporaneamente neutro e fase, nessun salvavita è più capace di intervenire: la corrente che “va” nella fase “ritorna” tutta intera nel neutro. Il salvavita non rivela alcuna differenza e non interviene.

Il neutro è quindi un falso amico perché, nella maggior parte dei casi non ci dà alcun avvertimento se toccato da solo. Quindi lo prendiamo in mano senza paura ma, così facendo, mettiamo inconsapevolmente fuori servizio il salvavita nel caso ci capitasse di toccare inavvertitamente anche la fase.

Non si può terminare questa breve digressione sulla “scossa” senza l’ovvia, ma purtroppo spesso disattesa, raccomandazione:

Quando si effettuano manutenzioni elettriche anche di poco conto come cambiare una lampadina o pulire un lampadario o una semplice “applique” è sempre buona norma staccare la corrente con l’interruttore generale di casa. Non dimentichiamo mai che i cosiddetti incidenti domestici superano i numero e danni quelli stradali anche se fanno meno notizia.

_________________________

(*) Esistono ancora in Italia distribuzioni secondo il vecchio standard: 127V tra fase e neutro, 220V (127 × √3) tra fase e fase. Per un’utenza a 220V in questi posti sono costretti a portare in casa due fasi. Il cercafase, in questi casi, si accende su entrambi i conduttori. Se mettiamo un voltmetro tra i due fili misuriamo 220V, se lo mettiamo tra uno dei due e la massa misuriamo circa 127V. Questo tipo di impianto sta andando per fortuna in disuso perché considerato pericoloso. Infatti con gli interruttori unipolari in uso nelle abitazioni (che dovrebbero interrompere sempre la fase lasciando collegato il neutro), si lascia collegata la fase di ritorno (a 127V rispetto alla terra). P.es. la porzione di vite delle lampadine che normalmente sporge dal portalampade, in questo tipo di impianti, è sotto tensione con conseguente pericolo per la massaia che spolvera il lampadario anche se esso fosse spento. In questo tipo di impianti, toccando un filo con i piedi per terra si prendono 127V, toccando entrambi i fili se ne prendono 220.