È teoricamente possibile alimentare una nave dotata di motore a combustione di idrogeno ricavato direttamente dall’acqua marina per elettrolisi?

L’utilizzo di “energie alternative” è oggetto di crescente interesse da parte dei media, ma spesso l’argomento è trattato con sensezionalismo senza attenzione al vero aspetto del problema. Domande come questa (ma vedi per esempio anche una precedente risposta) sono sempre benvenute, ma sembrano motivate da questa visione “miracolistica” delle possibili tecnologie future.

La cosa principale cui prestare attenzione è che per compiere un lavoro (come per esempio per spostare una nave od un’automobile vincendo le forze di attrito) è necessaria energia. Il problema principale è dove reperire tale energia, mentre il come trasportare ed utilizzare tale energia è un’aspetto sì importante, ma secondario.

Venendo al merito della domanda, sì una nave potrebbe forse alimentare un suo eventuale motore a combustione con l’idrogeno ricavato dall’acqua marina per elettrolisi, ma questo è solo l’aspetto “trasporto-utilizzo” del problema energetico. L’aspetto principale è da dove viene l’energia necessaria a spostare la nave? Ossia da dove viene l’energia necessaria all’elettrolisi da cui si ricava l’idrogeno necessario a spostare la nave? L’elettrolisi non avviene “gratis”, ma consuma energia, almeno quanta se ne può ricavare dopo dalla combustione dell’idrogeno (conservazione dell’energia).
Escludo l’ipotesi di ricavare l’energia per l’elettrolisi da un generatore alimentato a combustibile fossile (altrimenti sarebbe più semplice utilizzare una soluzione convenzionale, in cui con il combustibile si alimenta direttamente il motore). Escludo anche l’uso di energia eolica (che mi sembra più semplice utilizzare direttamente, come hanno fatto i velieri dalla notte dei tempi). Restano aperte solo altre due possibilità : energia nucleare ed energia solare. Con la prima fonte sarebbe certamente possibile avere a bordo una quantità di energia più che sufficiente per qualsiasi esigenza, ma in maniera tecnicamente complessa e costosa (in effetti il nucleare è utilizzato nelle situazioni in cui complessità tecnica e costi non rappresentano un problema, come alcuni sottomarini militari). Per quanto riguarda la fonte solare -come per gran parte delle applicazioni- l’energia prodotta sarebbe insufficiente.
Una nave medio-grande (diciamo 200m di lunghezza per 30m di larghezza, tanto per fare due conti) utilizza una potenza (energia al secondo) di parecchie decine di migliaia di kW (diciamo 20mila kW, per avere un’idea). Anche supponendo di coprire interamente tutta la superfice della nave di pannelli solari, non si può sperare di ricavare più di 6mila kW di potenza nelle condizioni di insolazione migliori: una potenza di gran lunga insufficiente alle esigenze della navigazione.
In realtà con la tecnologia esistente oggi, l’energia ricavata dai pannelli non sarebbe superiore a mille-duemila kW, sempre ipotizzando di ricoprire interamente la nave di pannelli solari, un’ipotesi evidentemente poco pratica… Inoltre l’efficienza del sistema (elettrolisi e combustione dell’idrogeno) perlomeno dimezzerebbe la potenza disponibile, rendendo la soluzione impraticabile anche volendo limitarsi ad una navigazione molto, ma molto lenta… Nell’eventuale ipotesi solare, probabilmente sarebbe più semplice utilizzare l’elettricità in altro modo, piuttosto che per l’elettrolisi.

Per concludere, ritengo che il chimismo dell’acqua di mare potrebbe rendere la sua elettrolisi abbastanza complessa, sebbene tecnicamente non impossibile (esistono infatti alcuni sommergibili militari statunitensi che procurano l’ossigeno necessario alla respirazione dell’equipaggio proprio tramite elettrolisi dell’acqua di mare)