Il meccanismo di accrescimento della massa di un organismo è molto complesso.
Innanzitutto, se è vero che da ogni cellula ne derivano due, non sempre le due cellule sono uguali tra loro e neppure sono uguali alla cellula madre.
Se la progressione geometrica è vera per la segmentazione iniziale dalla cellula uovo fino forse alla gastrulazione lo è solo numericamente e non per quanto riguarda la massa.
Dopo, nella gastrulazione, la divisione delle cellule non è assolutamente sincrona e quindi si perde la progressione geometrica anche numericamente parlando. Il tasso di duplicazione cellulare è talmente vario che, in un dato tempo, un foglietto embrionale può rimanere praticamente invariato mentre un altro può raddoppiare il proprio volume.
Giungiamo alla morfogenesi e qui la situazione si complica ulteriormente a causa di un processo di morte cellulare programmata. Spesso un determinato organo, nella prima parte della propria origine, forma più cellule di quelle necessarie. Quelle in eccesso vengono programmate per morire o perché inutili o perché non correttamente posizionate. Ne è un esempio molto interessante il sistema nervoso centrale, ma non è certo l’unico.
Altro impedimento alla crescita geometrica di massa è il meccanismo di differenziamento cellulare, che inizia precocemente e continua per tutta la vita dell’organismo. Durante questo processo una cellula precursore genera un set di cellule differenziate, che possono essere più o meno grandi della cellula progenitore, solitamente piccola perché in attiva proliferazione. Ne sono un esempio i progenitori gliali, che generano la piccola microglia, così come i grandi astrociti.
Ancora si deve considerare che alcune cellule nel corso della vita di un organismo aumentano notevolmente di dimensioni (gli adipociti, le cellule muscolari)o diminuiscono (le cellule dell’epidermide).
Esiste inoltre una perdita di massa fisiologica che, se pur piccola, deve essere presa in considerazione, ad esempio la desquamazione dell’epidermide, la secrezione delle ghiandole olocrine ed apocrine, l’usura degli epiteli, il rimodellamento osseo.
Dulcis in fundo, il corpo di un organismo non è fatto esclusivamente da cellule, anzi. La componente principale di molti tessuti è la matrice extracellulare che, sebbene secreta dalle cellule stesse, non aumenta secondo una progressione geometrica in ragione 2. Esempi sono il plasma sanguigno, la matrice dell’osso, il connettivo.
Poste queste premesse necessarie, la crescita del corpo di un neonato presenta indubbiamente un tasso di duplicazione cellulare molto alto, quindi il rapporto duplicazione/perdita cellulare è molto elevato.
Al termine dello sviluppo, il tasso di duplicazione cellulare diminuisce, mantenendosi a livello cella perdita cellulare, e quindi il risultato finale è un arresto della crescita.
Principalmente a livello cellulare esiste una sorta di contatore delle duplicazioni. Il meccanismo di determinazione dello stop alla duplicazione è molto complesso e non del tutto chiarito. Sembra comunque che siano implicati i telomeri, le porzioni terminali dei cromosomi, che ad ogni duplicazione si accorciano. Esistono enzimi in grado di ricostruire i telomeri (le telomerasi) che tuttavia seguono pattern di regolazione molto complicati. Ricordiamo inoltre che le cellule differenziate di norma non duplicano.
Il punto quindi è cosa determina la duplicazione delle cellule progenitori.
Una componente importante deriva dall’attivazione dei geni della duplicazione cellulare da parte di alcuni ormoni, quali il somatotropo. Un errore nella produzione di questo ormone porta infatti al cosiddetto gigantismo.
Il controllo diretto della proliferazione cellulare è dovuto a un gruppo di geni che agiscono sinergicamente e che, molto attivi nelle fasi di sviluppo, vengono invece repressi a sviluppo ultimato. Il numero di geni implicati è altissimo, possiamo ricordare le cicline, proteinchinasi associate al ciclo cellulare, quali la cd2 e la cdk. Esistono inoltre geni regolatori chiamati proto-oncogeni, che attivano la proliferazione cellulare, quali myc. Questo geni vanno ad agire direttamente sul nucleo promuovendo la trascrizione delle proteine della duplicazione genica. Questi geni, se mutati, sono altamente espressi nelle cellule tumorali. Infine esistono geni soppressori dei tumori, quali Rb, i cui prodotti bloccano la proliferazione legandosi a proteine regolatrici dei geni e sequestrandole.
Quindi, la problematica dell’accrescimento non può essere analizzata solo da un punto di vista cellulare, dal momento che ogni cellula reagisce a diversi fattori e in maniera diversa a seconda del contesto tissutale nel quale si trova.