Nel giugno del 1936 un escursionista di nome Max Hahn e
sua moglie stavano facendo una gita lungo il Red Creek vicino alla piccola
città di London nel Texas e raccolsero vari reperti mineralogici tra cui
un nodulo di arenaria. Pare che intorno al 1946-47 il figlio dei due coniugi,
George, ruppe il nodulo e vi trovò all’interno un martello di ferro con
una porzione di manico in legno.
Come già accadde per il “geode di Coso” (http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?numero=355),
i creazionisti si interessarono del ritrovamento e ancora oggi lo citano
spesso a sostegno delle loro teorie antievoluzioniste. Uno dei principali
promotori del reperto (chiamato “London hammer” ovvero il “martello
di London”) fu il creazionista Carl Baugh che, nel 1983, ne divenne
proprietario.
Occorre chiarire subito che non esiste alcuna prova che
il nodulo sia stato staccato dalle rocce presenti lungo il Red Creek.
Anche alcuni creazionisti ammettono questa mancanza di prove e appare
probabile che il nodulo sia stato ritrovato semplicemente appoggiato sulle
rocce. Ciò nonostante i creazionisti si sono sbizzarriti nell’attribuire
un’età alle rocce in questione. Alcuni hanno sostenuto che le rocce risalissero
al periodo Ordoviciano. Altri hanno invece sostenuto che risalissero al
periodo Siluriano. Altri ancora hanno attribuito alle rocce un’età variabile
tra i 300 e i 500 milioni di anni.
In realtà le stime geologiche più attendibili attribuiscono
alle rocce del Red Creek un’età di 110-115 milioni di anni.
L’analisi litografica dell’involucro del martello non ha
fatto emergere prove significative che possano fare attribuire anche a
esso una simile età. Tuttavia anche ammettendo che i costituenti della
massa rocciosa avvolgente il martello siano antichi di centinaia di milioni
di anni, ciò non significa affatto che il manufatto sia stato inglobato
in epoca così antica. È ben noto, infatti, che alcuni sedimenti possono
indurirsi intorno ad un oggetto fino a inglobarlo. Il processo di indurimento
può addirittura avvenire in alcuni decenni. Sono noti, ad esempio, oggetti
risalenti alla seconda guerra mondiale che sono stati inglobati in materiale
roccioso.
Quindi se si vuole affermare, come fanno i creazionisti,
che il martello è vecchio di centinaia di milioni di anni occorre effettuare
una datazione diretta del manufatto e non dell’involucro roccioso. A questo
proposito occorre innanzi tutto dire che le fattezze del martello fanno
pensare a un’origine piuttosto recente. Ed è plausibile ipotizzare che
sia appartenuto a qualche minatore od operaio del XIX secolo. Inoltre
il legno del manico non presenta alcun segno di fossilizzazione, come
invece sarebbe inevitabilmente accaduto se risalisse veramente a centinaia
di milioni di anni fa.
Come è noto un metodo attendibile per datare un reperto
archeologico contenente materiale organico (come il legno) è quello del
carbonio 14. I creazionisti, e in particolare Carl Baugh, hanno sempre
rifiutato di sottoporre il martello al test del carbonio 14. Verso la
fine degli anni Novanta su un sito Internet (www.creationevidence.org/hamr/hamrfs.htm)
comparve la notizia secondo la quale il martello sarebbe finalmente stato
sottoposto al test del carbonio 14. Nessuna indicazione è però stata fornita
circa la data e il laboratorio in cui questo test sarebbe stato eseguito.
Il risultato del test indicherebbe un età compresa tra zero e 700 anni.
Tale risultato è un po’ anomalo in quanto la datazione con il carbonio
14 fornisce in genere risultati con l’indicazione di una data precisa
e del relativo margine di errore. Quindi esso risulta alquanto sospetto,
ma in ogni caso smentirebbe l’ipotesi che attribuisce al reperto un’età
di centinaia di milioni di anni e sarebbe invece compatibile con quella
che fa risalire il martello al XIX secolo. Anche alcune analisi metallografiche
condotte sulla testa del martello sono perfettamente compatibili con questa
ipotesi.
Per concludere quindi non vi è alcuna evidenza significativa
che il “martello di London” sia realmente un OOPART, ovvero
un “Out Of Place ARTifact”. Come sempre, occorre adottare la
regola secondo la quale “affermazioni straordinarie richiedono prove
altrettanto straordinarie”. Purtroppo molti individui preferiscono
invece limitarsi alle affermazioni straordinarie senza curarsi minimamente
di fornire prove credibili. Lo stesso discorso vale anche per gli altri
oggetti che spesso vengono presentati come OOPARTs (pila di Baghdad, meccanismo
di Antikythera, teschi di cristallo, ecc.). Un analisi seria di essi,
infatti, non ha mai evidenziato alcuna anomalia e/o stranezza. Quindi
sembra assolutamente improprio parlare di “manufatti fuori luogo”.
Essi sono tutt’al più semplici curiosità che non sono però certo in grado
di rivoluzionare profondamente le nostre conoscenze della realtà, come
qualcuno invece vorrebbe far credere.
Nota: maggiori dettagli sul “martello di London” possono
essere trovati nell’articolo di Glen J. Kuban disponibile sul sito web:
http://members.aol.com/paluxy2/hammer.htm
Ringrazio l’Ing. Francesco Grassi per avermelo segnalato.