Innanzitutto qualche chiarimento sulle sigle. DDR sta per:
Double
Data
Rate (doppia velocità di trasferimento dati)
e si riferisce ad una particolare tecnologia di realizzazione
dei chip di memoria RAM.
La sigla DIMM (Dual Inline Memory Module)
si riferisce invece al modo con cui i chip di memoria sono assemblati
in una schedina che può essere inserita negli appositi
connettori predisposti per tali tipi di memoria.
Modulo DIMM SDRAM PC 133 e modulo DIMM DDR
Di fatto anche le nuove memorie DDR vengono assemblate in moduli DIMM, anche se
di dimensioni diverse rispetto a quelli classici.
Il termine “PC 133” viene comunemente usato per le memorie del tipo più
diffuso che sono a tecnologia SDRAM e che possono operare fino ad una
frequenza di clock di 133 MHz.
Le memorie di tipo DDR ed SDRAM utilizzano gli stessi meccanismi
fisici per
la memorizzazione dell’informazione e differiscono solo per il metodo di
accesso.
In sostanza l’accesso alle celle di memoria è scandito da un segnale
(clock) che può essere rappresentato come un’onda
quadra. Tutte le operazioni di accesso nelle memorie di tipo SDRAM
avvengono in corrispondenza del “bordo di salita” del segnale, ovvero
nel momento in cui il valore dell’onda quadra passa da “basso” ad “alto”.
La velocità delle operazioni di accesso è quindi
strettamente determinata dalla frequenza del clock: con un clock pari a
133 MHz il tempo che intercorre fra due successivi bordi di salita
del segnale è pari a 7.5 nanosecondi.
Nelle memorie di tipo DDR, invece, l’accesso alle celle avviene sia
in corrispondenza del bordo di salita che in corrispondenza di quello di discesa
del segnale di clock. La velocità di accesso risulta quindi
esattamente raddoppiata.