C’è qualcuno che abbia mai intrapreso una ricerca sui modi per avere intuizioni? Cioè che abbia mai studiato il fenomeno mentale dell’intuizione? Si pensi a quando sia importante la stessa nello scoprire nuova conoscenza, attraverso non il ragionamento, non l’esperimento, ma la più libera ed immediata di tutte le facoltà mentali: l’intuizione.

Una celebre intuizione: quella di Archimede

L'intuizione consiste nella comprensione improvvisa e immediata della strategia necessaria per trovare la soluzione di un problema o nell'individuazione della soluzione stessa. Spesso viene indicata anche con il termine inglese insight che, letteralmente, significa "visione interna".

L'intuizione differisce dalla normale procedura che solitamente si segue per giungere alla soluzione di un problema (problem solving) poiché non segue un percorso analitico e consequenziale. L'intuizione consiste spesso in un ribaltamento della visione del problema e nella scoperta di nuove strade di approccio, che appaiono inaspettatamente nella mente. L'espressione tedesca Aha-Erlebnis (letteralmente "esperienza Aha!") rende bene l'idea.

Già gli antichi Greci, e Platone in particolare, avevano individuato due tipi di conoscenza: la dianoia (διάνοια = pensare attraverso), ovvero la conoscenza razionale e discorsiva, e la noesi (νόησις = conoscenza), intesa come conoscenza intuitiva, pre-discorsiva.

L'intuizione fu oggetto di numerosi studi da parte della psicologia della Gestalt, a partire dagli anni venti del novecento.

Wolfgang Köhler (1887-1967) studiò il comportamento degli scimpanzé posti, ad esempio, di fronte a una banana lontana. Essi avevano a disposizione una serie di bastoni di diversa lunghezza. La conquista della banana era possibile solamente collegando insieme due bastoni. All'improvviso alcuni scimpanzé avevano l'intuizione giusta. Questo avveniva però non attraverso un processo di tentativi ed errori, ma in modo inaspettato (si veda: W. Köhler, L'intelligenza delle scimmie antropoidi, Giunti-Barbera, Firenze, 1968).

Anche la psicologia cognitiva si è occupata dell'insight considerandolo una illuminazione improvvisa che consente di raggiungere la soluzione in modo immediato e non attraverso un progressivo processo di avvicinamento.

Nel XX secolo la cosiddetta Representational Change Theory, sviluppata nell'ambito della psicologia della Gestalt, considerava l’insight un processo in cui la realtà percepita viene riorganizzata completamente, riuscendo in tal modo a individuare la soluzione. Gli schemi mentali rigidi e i pregiudizi impedirebbero questo ribaltamento della percezione.

Al contrario nella cosiddetta Criterion for Satisfactory Progress Theory l’insight viene considerato un epifenomeno del problem solving. Il soggetto, di fronte al fallimento dei suoi tentativi che seguono euristiche predeterminate, è costretto a seguire nuove strade e nuovi approcci.

Tali teorie presentavano entrambe dei forti limiti. Esse si concentravano infatti soprattutto sul tipo di problemi da risolvere piuttosto che sui processi mentali che avvenivano nel cervello del soggetto. In pratica era anche difficile progettare un esperimento che potesse stabilire quale delle due teorie era corretta.

Una svolta nelle ricerche sull'insight si ebbe nel 2005, con la pubblicazione di un articolo intitolato New approaches to demystifying insight. Gli autori, Edward M. Bowden, Mark Jung-Beeman, Jessica Fleck e John Kounios, hanno studiato diversi soggetti, sottoposti a vari problemi che potevano essere risolti sia in modo razionale, sia attraverso un'intuizione. Mentre i soggetti erano intenti alla risoluzione dei problemi, i ricercatori hanno studiato i loro processi cerebrali attraverso varie tecniche, quali la registrazione dell'elettroencefalogramma (EEG) e la risonanza magnetica funzionale per immagini (fMRI). Questo ha consentito di comprendere quali aree cerebrali sono coinvolte nelle due diverse modalità di soluzione dei problemi. Questo tipo di indagine ha aperto la strada a un filone di ricerca che sta fornendo risultati interessanti. Lo studio citato e diversi altri lavori pubblicati successivamente in letteratura hanno mostrato che nei processi di intuizione viene attivata una parte del cervello, posta tra i due emisferi, chiamata corteccia cingolata anteriore, ma soprattutto una ristretta zona del lobo temporale destro, chiamata giro temporale superiore.

In conclusione quindi, per rispondere alla domanda specifica del lettore, ci sono molti studiosi che attualmente stanno cercando di comprendere cosa accada nel cervello quando abbiamo un'intuizione. I primi risultati sono promettenti e sicuramente una maggiore comprensione del funzionamento di tutto il nostro cervello consentirà di capire anche questo suo singolare modo di operare. Chissà che proprio una geniale intuizione non consenta di farlo!