L’uomo a volte si chiede :< Perchè c'è qualcosa e non il nulla ? > Come hanno risposto (o tentato di rispondere) i filosofi a questa domanda ? Personalmente credo che non ci sia risposta razionale , a meno che non ci si voglia orientare verso la Fede……… Dario

Se non ci fosse nulla, non ci sarebbe neppure qualcuno a porsi questa domanda. Per definizione, non è possibile che qualcuno si ponga la domanda del perché non ci sia nulla. Ci si può solamente chiedere perché ci sia qualcosa. La questione posta dal lettore ha quindi un che di autoreferenzialità che la rende molto sui generis. Ciò non toglie che l’uomo se la sia posta innumerevoli volte nel corso della sua storia e che essa rappresenti quindi, in un certo senso, la “domanda di tutte le domande”. Esaminare i tentativi di risposta che l’uomo ha cercato di darvi equivale a ripercorrere l’intera storia del pensiero umano: mitico-teologico, filosofico e scientifico.

 

In tutte le mitologie (si veda http://it.wikipedia.org/wiki/Portale:Mitologia) si cerca di fornire una spiegazione all’esistenza e alla nascita del tutto. Le ipotesi che vengono sviluppate risentono molto della cultura locale e dei costumi delle popolazioni che le hanno create. Una sintesi può essere trovata, ad esempio qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Creazione_%28teologia%29

 

Le spiegazioni mitico-teologiche, nonostante il loro indubbio fascino, non sono tuttavia pienamente soddisfacenti perché sostanzialmente spostano il problema di un livello, senza fornirne in realtà una risposta. Tutte fanno infatti risalire l’origine della realtà all’intervento di una o più divinità, ma sono quanto mai evasive sull’origine delle stesse divinità, ricorrendo, di solito, all’idea che almeno qualche divinità sia sempre esistita (l’esistenza di altre può invece essere giustificata attraverso una teogonia).

 

La riflessione filosofica cerca di evitare le fantasie dei miti e di utilizzare un approccio più razionale. Non è possibile sintetizzare in poche righe la storia della filosofia dell’essere o ontologia. Essa si può trovare in qualunque testo di storia della filosofia e una sintesi può essere esaminata, ad esempio, qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Essere e qui: http://it.wikipedia.org/wiki/Ontologia.

 

Come sempre accade in filosofia, tuttavia, non si riesce mai a raggiungere un accordo intersoggettivo condiviso e le opinioni dei vari autori restano purtroppo tali. Come è noto (si veda ad esempio questa mia precedente risposta http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=2609), il superamento delle opinioni attraverso il raggiungimento di un accordo intersoggettivo è lo scopo principale della scienza. Purtroppo la scienza riesce nel suo intento solamente relativamente a ciò che è empiricamente rilevabile. Ora, il problema dell’origine del tutto si colloca proprio al limite del dominio di applicabilità della scienza. Per definizione, infatti, un attimo prima (ammesso che abbia senso parlare di un attimo prima) dell’origine del tutto non vi è nulla di empiricamente rilevabile, mentre un attimo dopo sì. Ciò nonostante il problema dell’origine del tutto ha da sempre affascinato gli scienziati e la ricerca in questo settore è quanto mai attuale e interessante.

Chi si occupa di tali problematiche sono soprattutto i cosmologi, ma contributi importantissimi possono derivare dalla fisica delle particelle e dalla meccanica quantistica.

Secondo la teoria maggiormente condivisa nella comunità scientifica, all’origine del tutto ci sarebbe il cosiddetto Big bang, ovvero un punto di singolarità iniziale da cui sarebbe scaturito tutto ciò che noi conosciamo, non solo la materia e l’energia, ma anche lo spazio e il tempo. Di conseguenza, se anche il tempo ha avuto un inizio, non ha neppure senso chiedersi cosa ci fosse prima, semplicemente perché non c’era un prima.

Una prima difficoltà che si incontra nel cercare di spiegare l’origine del tutto consiste nella necessità di renderla compatibile con i principi di conservazione della massa e dell’energia. Un’utile discussione su questi temi si trova, ad esempio, in questa risposta: http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=6466. Come si può leggere in questa risposta, le difficoltà sono grandi e le cose che ancora non sappiamo sono tante, ma la ricerca avanza e sicuramente ci riserverà interessanti sorprese.

Un’ultima considerazione può essere fatta riguardo al tipo di risposte che la scienza potrà fornirci. Sicuramente la ricerca futura potrà ampliare il nostro orizzonte conoscitivo, ma tutte le risposte che potrà fornirci penso che riguarderanno soprattutto il “come” si è originato il tutto. Riguardo al “perché”, penso che la scienza non potrà mai darci risposte soddisfacenti. E probabilmente chiedersi perché esista qualcosa non ha neppure molto senso. Non necessariamente le cose devono infatti avere un perché oggettivo. È semplicemente la nostra struttura mentale, frutto dell’evoluzione biologica, che ci conduce a porci certe domande, ma non è affatto detto che una risposta esista.

La nostra stessa esistenza, secondo l’evoluzione biologica, non ha affatto un perché e, a meno che non ci affidi a qualche credo religioso, non ha neppure un senso. Dargliene uno è quindi un compito tutto nostro. E cercare di comprendere qualcosa della realtà in cui viviamo è sicuramente una delle migliori attività che può fornire un senso alla vita. Per citare il premio Nobel per la fisica Steven Weinberg: "Lo sforzo di capire l’universo è tra le pochissime cose che innalzano la vita umana al di sopra del livello di una farsa, conferendole un po’ della dignità della tragedia”.