Un disco rigido è costituito da piatti metallici o ceramici rivestiti di materiale ferromagnetico, suddiviso in tracce concentriche e settori; ogni settore è composto di un certo numero di piccole aree magnetizzabili (bit) il verso di magnetizzazione indica il valore del bit (0 o 1). Per essere scritto e letto, è dotato di testine magnetiche (piccoli elettromagneti) mantenute ad una distanza dalla superficie dei piatti di frazioni di millimetro. Alcuni dischi hanno anche magneti permanenti per l’allineamento delle testine. Tra queste sorgenti di campo magnetico in un hard disk sicuramente la più intensa è dovuta alla testina di scrittura, che quindi è presente solo quando viene scritto un dato. Il valore dell’induzione magnetica sul piatto è dell’ordine di 1 Tesla (T), valore quindi effettivamente elevato, rispetto per esempio al campo magnetico terrestre, 0.5 Gauss, (G); ricordiamo che 1 T = 10000 G. Questo valore elevato è ottenuto tuttavia tramite un piccolo elettromagnete ad una distanza di qualche decina di nanometri, diciamo un ventesimo di millimetro. Questo significa che ad un centrimetro di distanza si avrebbe un valore di induzione magnetica di circa 50 G, probabilmente la presenza dei piatti dell’hard disk e lo chassis esterno diminuiscono ancora questo valore.
Un foglio di alluminio, essendo questo un materiale diamagnetico, non può schermare il campo magnetico. Per schermare un campo magnetico occorrono materiali appositamente realizzati con un’elevatissima permeabilità, in modo da concentrare al loro interno il flusso del campo magnetico.
Comunque sembra improbabile che un campo magnetico statico sia la causa di un fastidio del genere. Forse il formicolio è dovuto alla posizione scomoda, alla compressione delle vene che rallenta la circolazione, o alle vibrazioni. Esistono delle basi per PC portatili con tastiere ergonomiche che forse possono risolvere il problema.