Mi piacerebbe sapere come funziona la macchina della verità. Grazie.

Da quando è stata riconosciuta la rilevanza della menzogna nell’arte di vivere, anche la scienza ha incominciato ad interessarsi ad essa.

Il poligrafo, comunemente chiamato “macchina della verità” (lie-detector), è uno strumento che registra i cambiamenti in alcuni parametri fisiologici causati dal sistema nervoso simpatico  in un individuo sottoposto ad interrogatorio, A prescindere da quale macchina si usi e quale sia la sua affidabilità, ciò che essa rivela non è la Verità in assoluto, ma ciò che il soggetto ritiene sia la verità. Se il soggetto è convinto di una cosa ma si sbaglia o soffre di allucinazioni o è un bugiardo patologico, la macchina mostrerà per vera una cosa falsa. Questo significa che non serve ad accertare la verità, ma solo a controllare se una certa persona sta volontariamente mentendo per sviare i sospetti o indurre una ricostruzione dei fatti che gli fa comodo.

E’ noto a tutti che alcuni parametri fisiologici vengono alterati in determinate situazioni; basti pensare ad esempio all’accelerazione del battito cardiaco e all’aumento della frequenza respiratoria che ci assalgono nel momento in cui prendiamo paura o in seguito ad un forte stress. La teoria che sta alla base dell’utilizzo di questo “perfido” strumento sfrutta appunto queste fluttuazioni fisiologiche: un individuo che mente mostra dei cambiamenti dovuti all’attivazione del sistema nervoso autonomo e sarà possibile dunque registrare con questo apparecchio elettrico che funziona in maniera molto simile all’elettrocardiogramma, la variazione di parametri psico-fisiologici quali la pressione arteriosa, la frequenza respiratoria, l’attività cardiaca e la conduttanza cutanea del suddetto malcapitato. Per ognuno di questi parametri produce un tracciato.

Per risposta galvanica cutanea (GSR) si intende la variazione della resistenza elettrica della pelle provocata dai diversi stimoli emozionali: questa variazione deriva sostanzialmente dall’azione delle ghiandole sudoripare, ovvero sia dal suo stato di umidità.

La resistenza elettrica cutanea o meglio la conduttanza, si misura collocando due elettrodi sulla pelle, in genere su due dita vicine: poiché la conduttività della pelle è dovuta all’apertura delle ghiandole sudoripare che diminuiscono la resistenza al passaggio della corrente attraverso il derma, la misura si ottiene applicando tramite gli elettrodi una debole corrente elettrica, che genera un voltaggio da cui è possibile calcolare la resistenza della pelle.
Il valore assoluto della resistenza elettrica della pelle può variare nei diversi individui e nelle diverse situazioni fra 10 kΩ fino a valori prossimi a 2000 kΩ cm^-2 . Valori superiori a 200 kΩ sono tipici di individui rilassati; se il soggetto è emotivamente agitato, la resistenza cutanea scende progressivamente. Le modificazioni del valore assoluto della resistenza elettrica della pelle in genere non superano il 5-10%. Il valore assoluto della resistenza elettrica dipende dal grado di sudorazione delle mani, quindi dall’attività delle ghiandole sudoripare.

Esistono sostanzialmente due tipi di attività elettrodermica, analizzabili in termini di resistenza elettrica:
l’attività tonica, che esprime il valore assoluto della resistenza elettrica cutanea, e costituisce un indice dello stato generale di attivazione del sistema nervoso dell’organismo. Il valore tonico è più alto se l’individuo è tranquillo e rilassato; se invece è agitato e nervoso, aumenta la sudorazione cutanea e si abbassa la resistenza elettrica della pelle;  

  1. l’attività tonica, che esprime il valore assoluto della resistenza elettrica cutanea, e costituisce un indice dello stato generale di attivazione del sistema nervoso dell’organismo. Il valore tonico è più alto se l’individuo è tranquillo e rilassato; se invece è agitato e nervoso, aumenta la sudorazione cutanea e si abbassa la resistenza elettrica della pelle;
  2. l’attività fasica, cioè le rapide risposte provocate da stimoli prettamente emozionali, sensoriali o ideativi, come descritto in precedenza. 

Gli strumenti più moderni per il feedback GSR permettono di misurare contemporaneamente sia l’attività tonica che quella fasica, presentandole separatamente su un display.
Il primo a proporre un lie-detector fu nei primi anni del ventesimo secolo William Moulton Marston, psicologo statunitense, noto anche per essere il creatore del famoso personaggio dei fumetti “Wonder Woman”. Più tardi lo strumento fu reso più complesso da John A. Larson, che dedicò gran parte della sua vita a studiarlo e a dimostrarne l’attendibilità.

L’esame poligrafico consiste fondamentalmente di 3 fasi:

  1.  “fase pre-test”, in cui l’esaminatore cerca di entrare in rapporto con l’intervistato, chiedendo ad esempio quali sono i suoi interessi. Le informazioni ottenute saranno utilizzate per elaborare le domande di controllo della fase test ed ottenere eventuali ammissioni nella fase post-test. Durante questa fase l’esaminatore, spiegando il funzionamento e l’uso del poligrafo, tenterà di convincere l’intervistato, che ogni sua possibile menzogna potrà essere rilevata dall’apparecchio.
  2. “fase dello stimulation test”, durante la quale l’esaminatore dirà che lo scopo di questa simulazione serve per mettere a punto lo strumento. Solitamente viene effettuato il “number test”, ovvero il soggetto è invitato a scegliere un numero compreso ad esempio tra 1 e 8 per poi comunicarlo all’esaminatore.  Supponiamo che il numero scelto sia 5: l’intervistato dovrà rispondere “no” a tutte le domande nelle quali viene richiesto se il numero scelto non è quello giusto, compresa la domanda che riguarda il numero effettivo che è stato scelto. L’esaminatore a questo punto convincerà il soggetto che lo strumento ha rilevato la menzogna. 
  3. “fase di test”: l’esaminatore rivolge all’intervistato 3 tipi di domande; domande rilevanti, che riguardano direttamente l’oggetto sotto investigazione; domande di controllo e domande irrilevanti.
  4. In certi casi si ha un’ulteriore fase, ovvero la “fase di post-test”,  che si svolge solo se il poligrafista ritiene opportuno approfondire alcuni aspetti inerenti l’attività fisiologica registrata su alcune domande.

Il test va a paragonare le risposte fisiologiche registrate nelle domande rilevanti e di controllo: se tali risposte sono più importanti nelle domande rilevanti rispetto a quelle di controllo, il soggetto ha mentito; mentre se la risposta alla domanda di controllo è più ampia rispetto a quella rilevante, allora il soggetto ha risposto correttamente a quest’ultima. Se le due risposte mostrano un’attivazione simile, allora il test si può considerare inconcludente.

La macchina della verità è stata rielaborata via via col passare del tempo in forme sempre più sofisticate, anche se ha continuato a mietere dubbi e incredulità: messa all’indice per la sua inaffidabilità dall’Accademia americana delle scienze nel 2003, rischia la “pensione” in seguito ad alcune ricerche condotte presso l’Università della Pennsylvania di Filadelfia dal neuroscienziato Daniel Langleben, che sostiene di aver scoperto un metodo finalmente sicuro per distinguere i bugiardi. Il test si basa sulla risonanza magnetica funzionale (fMRI)  (Langleben et al. 2002, Brain activity during simulated deception: An event-related functional magnetic resonance study. Neuroimage 2002, Mar; 15(3):727-732), una tecnica, che permette di identificare le aree del cervello che si attivano in seguito all’azione che mettiamo in atto, sfruttando le onde radio-magnetiche: Langleben afferma che “mentire richieda un impegno cerebrale più intenso che dire la verità” e sostiene di aver dimostrato che menzogna e verità sono frutto di un percorso cerebrale diverso, sia nei tempi che nelle aree cerebrali coinvolte e che tale sforzo possa essere rilevabile con la risonanza magnetica.

I numerosi studi di brain imaging condotti negli ultimi anni hanno ulteriormente evidenziato come la corteccia prefrontale dorsolaterale sia un’area fortemente implicata nella formulazione delle menzogne e più la menzogna è complessa e maggiore è il numero delle aree cerebrali successivamente coinvolte (Priori et al. 2008 Lie-Specific Involvement of Dorsolateral Prefrontal Cortex in Deception. Cerebral cortex 18: 451-455).

Anche i cambiamenti nella fisiologia gastrica possono funzionare meglio dei normali metodi poligrafici: uno studio di ricercatori del Medical Branch dell’Università del Texas, ha individuato  un legame fra l’atto del mentire e un significativo aumento dell’aritmia gastrica. Per mettere alla prova l’ipotesi che il tratto gastrointestinale fosse insolitamente sensibile allo stress mentale a causa della comunicazione fra il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso enterico, i ricercatori hanno reclutato volontari sani e li hanno sottoposti simultaneamente a elettrogastrogramma (EGG) ed elettrocardiogramma (ECG). I risultati indicano che sia mentire che dire la verità influenza i sintomi cardiaci, mentre l’atto di mentire è associato anche ai sintomi gastrici. L’EGG ha mostrato un significativo calo della percentuale di onde lente quando il soggetto stava mentendo, corrispondente a un significativo incremento nel battito cardiaco durante la stessa situazione.