Vorrei conoscere le specie di cervidi presenti in Italia e la loro distribuzione. Grazie

Quella dei Cervidi è una famiglia appartenente all’ordine tassonomico degli Artiodattili, ovvero gli ungulati provvisti di un numero di dita pari (artios=pari + daktulos=dito), che conta 15 generi e 37 specie nella fauna attuale. Sono cosmopoliti, essendo stati introdotti anche in Australia e Nuova Zelanda.
I Cervidi sono ruminanti, possiedono cioè un sistema complesso di 4 stomaci (rumine, reticolo, omaso e abomaso) che permette loro di rigurgitare piccoli boli di cibo, rimasticarli ed inghiottirli nuovamente: avvalendosi di questa strategia questi erbivori possono assimilare efficacemente i vegetali di cui si nutrono.
Caratteristica della famiglia è la presenza di palchi, in genere ramificati, che si differenziano dalle corna degli altri Artiodattili in quanto sono costituiti da escrescenze ossee del cranio ricoperte da pelle -il velluto- presente solo durante la crescita di queste strutture; dopo la stagione degli amori queste strutture cadono. La forma e le dimensioni dei palchi sono caratteristici della specie ed in relazione all’età.
L’aspetto del posteriore e della coda è simile nei due sessi ed è diagnostico per molte specie (fig.1).

 

 

 

Qui di seguito mi riferirò alle tre specie di Cervidi presenti in Italia, tuttavia anche gli altri rappresentanti del gruppo frequentano un habitat analogo, essendo di preferenza silvicoli; occupano dunque zone boscose (foreste temperate e di conifere), con abitudini notturne o crepuscolari per cui di notte si spingono a brucare in radure, pascoli o coltivi. Vi sono tuttavia eccezioni, come ad esempio la renna o caribù (Rangifer tarandus) che è presente nella tundra o il tameng (Cervus eldi), birmano, che frequenta ambienti acquitrinosi.
Il genere Cervus, diffuso con varie specie nella regione oloartica ed orientale, è rappresentato nel nostro Paese da Cervus elaphus (cervo nobile), la cui sottospecie hippelaphus, presente nelle Alpi, in zone forestali appenniniche e nel delta del Po, è da considerarsi autoctona solo nell’arco alpino orientale ed abita per lo più Parchi o Riserve.
La sottospecie corsicanus, il cervo del Tirreno, probabilmente autoctono in Sardegna e Corsica, è stato quasi sterminato. (Fig.2)

 

 

Possiede una pelliccia marrone rossastra in estate e marrone grigiastra in inverno, i giovani presentano punteggiatura chiara. Nei maschi in piena maturità i palchi si presentano con due punte rivolte in avanti. Può raggiungere una lunghezza (testa e corpo) di 260 cm ed un’altezza alla spalla di 150 cm.
Le specie di questo genere sono di solito sociali o gregarie, riunendosi in gruppi matriarcali costituiti da femmine e giovani; i maschi adulti si uniscono al gruppo solo durante la stagione degli amori. Il cervo, che in origine occupava boschi decidui aperti, con mandrie costituite da pochi esemplari, si è successivamente adattato anche a brughiere e pascoli montani, dove invece si riunisce in grosse mandrie. Ricerca l’acqua e nelle foreste montane giunge fino al limite della vegetazione arborea, superandola talvolta d’estate, mentre tende a scendere verso valle d’inverno. Si ciba di conifere ed ericacee, ma anche carici e giunchi; inoltre raggiunge i bocconi più alti rizzandosi sulle zampe posteriori.
E’ minacciato dalla perdita e dalla frammentazione dell’habitat, nonché dal bracconaggio.

Il daino, Dama dama (secondo alcuni Autori Cervus dama), originario della regione mediterranea e della Persia, è stato importato ed allevato in varie regioni italiane, quindi inselvatichito o mantenuto ad uno stato semiselvatico, ad esempio in Sardegna (fig.3).

In genere macchiato d’estate, senza macchie e per lo più grigio d’inverno. Nei maschi maturi, palchi larghi ed appiattiti. Lunghezza fino a 150 cm ed altezza fino a 110 cm.
Presente in praterie e foreste, ma anche nella macchia mediterranea, bruca alberi ed arbusti, ma in inverno rivolge la sua attenzione a ghiande e faggiole, non disdegnando neanche i funghi.
I maschi marcano il territorio raschiando il terreno con le corna ed orinandovi.
Il capriolo, Capreolus capreolus, autoctono, è una specie paleartica ed è il cervide più diffuso in Europa. In Italia l’areale comprende l’arco alpino dalle Alpi Giulie alle Alpi Pennine, mentre è più frammentato verso le Alpi Occidentali; si trova inoltre nelle foreste appenniniche centrali ed in Sila, con nuclei ridotti anche a Castel Porziano e nel Gargano (fig.3). Marrone rossastro in estate e marrone grigiastro in inverno, è praticamente privo di coda. Le corna sono corte e ruvide, con un massimo di tre punte. Raggiunge una lunghezza di 120 cm ed un’altezza di 75 cm.
D’inverno si riunisce in piccoli gruppi, mentre d’estate è piuttosto solitario. Vive in zone boscose ricche di radure e folto strato arbustivo, prediligendo arbusti di rovi e more ma anche graminacee, erbe aromatiche ed edera.
I maschi marcano il territorio sfregando con le corna piccoli alberi nell’azione dello "scortecciamento", ovvero mettendo a nudo il legno sottostante.
Infine, nel capriolo si verifica un ritardo nell’annidamento dell’embrione:
l’uovo fecondato infatti resta in uno stato di quiescenza da agosto (quando avviene l’accoppiamento) a dicembre, cosicché i piccoli nascono a maggio.

BIBLIOGRAFIA:
1) Baccetti et alii- Zoologia 2- Ed. Grasso
2) Clutton-Brock – Mammiferi – Dorling Kindersley Handbooks
3) Corbet-Ovenden- Guida dei Mammiferi d’Europa – Franco Muzzio Editore
4) Harrison Matthews – La vita dei Mammiferi – Garzanti
5) Liem-Bemis-Walker-Grande – Anatomia comparata dei Vertebrati – EdiSES
6) Smolik – Enciclopedia illustrata degli animali, Vol. 1 – Zanichelli
7) Storer-Usinger-Stebbins-Nybakken – Zoologia – Zanichelli