Dando per scontato che i quasar siano per forza parenti stretti delle comuni galassie osservabili, ho letto da qualche parte che la Via Lattea, molto tempo fa, potrebbe avere ospitato un quasar nel suo nucleo galattico. Quante possibilità ci sono quindi che uno dei remoti quasar che osserviamo sia in realtà un’immagine della Galassia più giovane?

Un recente studio effettuato tramite i dati ottenuti dal telescopio spaziale Hubble sul quasar MC2 1635+119 ha messo in evidenza ciò che gli astronomi sospettavano da tempo e che, in un certo senso, fornisce una spiegazione di massima alla domanda posta dal lettore.
L’oggetto in questione è abbastanza vicino da poter essere risolto dalla strumentazione a bordo dell’HST: le immagini, infatti, mostrano degli strati di stelle attorno al quasar che, precisiamo, si trova al centro di una galassia ellittica in precedenza considerata inattiva. La presenza di tali strati ci suggerisce che, nel recente passato, si sia verificato in quei luoghi un titanico scontro tra due galassie. La collisione ha avuto l’effetto di incanalare grandi quantità di gas verso il centro della galassia che ospita il quasar MC2, alimentando un buco nero supermassiccio.
L’accrescimento del buco nero altro non è che la sorgente energetica del quasar.
Queste osservazioni supportano la teoria secondo la quale le “fusioni” tra galassie sarebbero cruciali per l’innesco del fenomeno quasar. La collisione porterebbe verso le regioni centrali di una delle due galassie interagenti (la più massiccia) grandi quantità di gas che a loro volta fornirebbero energia per l’accensione di stelle e per lo sviluppo di un buco nero, circondato da un disco di accrescimento, al centro della galassia medesima. Tale buco nero avrebbe una massa stimata tra 107 e 109 masse solari.
L’afflusso di gas nel buco nero fornirebbe grandi quantità di energia, fatto questo che porterebbe alla nascita del quasar. L’energia rilasciata dal quasar, essendo maggiore di quella della galassia circostante, porterebbe all’espulsione di una parte del gas –in eccesso- sotto forma di una sorta di super vento galattico che si manifesterebbe come un getto collimato lungo gli assi polari del disco di accrescimento.
In circa 100 milioni di anni questo super vento spazzerebbe via il gas dalle regioni centrali, bloccando la formazione di nuove stelle e l’ulteriore crescita del buco nero. A questo punto l’attività del quasar verrebbe meno e la galassia si acquieterebbe, quanto meno fino a quando non si dovesse presentare l’occasione di una nuova collisione o interazione mareale con un’altra galassia vicina.
La maggior parte dei quasars era straordinariamente attiva nell’Universo primordiale, notevolmente più piccolo dell’attuale, che rendeva più frequente la possibilità di scontri galattici.
Ecco perché i quasars vengono osservati quasi esclusivamente lontani nello spazio (e nel tempo), ma non nell’Universo locale –odierno-.
Anche la nostra Galassia ospita nel suo nucleo un buco nero abbastanza massiccio (3,7 x 106  masse solari) che, in un lontano passato, potrebbe aver sperimentato il fenomeno quasar. Sta di fatto che la sua massa è piuttosto inferiore a quella canonica dei quasars e, d’altro canto, non si osservano “reperti fossili” che testimonino questa intensa, passata attività.
Quel che è certo è che i quasars ci mostrano, in qualche modo, le istantanee dell’adolescenza delle galassie attive allorquando in esse ferveva una grande dinamicità dovuta appunto a collisioni e fusioni mareali .

Raggiunta l’età adulta ed essendosi nel frattempo espanso l’Universo, esse si sono calmate anche per la mancanza di vicini da cannibalizzare, mostrandosi tranquille ai telescopi come la nostra Galassia o M31 in Andromeda o quasi tutte le galassie che popolano l’Universo locale.

P.S.

Nel dubbio che il lettore, nella parte finale della domanda, intendesse riferisrsi alla possibilità che uno dei remoti quasars che osserviamo sia in realtà l’immagine della nostra Galassia quando era molto più giovane, riteniamo che, sulla base delle conoscenze attuali, l’ipotesi sia quanto meno improbabile poichè tale eventualità richiederebbe

– un Universo chiuso e/o

– un funambolico effetto multiplo di lenti gravitazionali che riuscisse a realizzare un percorso chiuso ed estremamente lungo, in grado di far tornare "a casa" i fotoni primordiali emessi dal quasar, nonchè

– una "nostra" intelligenza sopraffina in grado non solo di predire il red-shift del "nostro" quasar (sulla base di che cosa?) ma anche di saperlo distinguere tra le centinaia di migliaia di quasars che osserviamo.