Quali possono essere le origini delle tsunami? Che caratteristiche hanno? Sono prevedibili? L’uomo potrebbe crearle artificialmente? Sono legate ad esse particolari leggende? In media quante se ne verificano annualmente?

Tsunami

Se l’ipocentro di un terremoto si trova all’altezza del fondo marino o appena sotto si verifica un maremoto. Talvolta questi fenomeni possono avere origine anche da esplosioni vulcaniche sottomarine.
L’onda sismica colpisce l’acqua causandone un movimento oscillatorio di lunga durata, che si può propagare anche per 16.000 chilometri. Si formano così altissime onde, in grado di raggiungere i 40 metri, che viaggiano ad elevatissima velocità, fino a 100 metri al secondo. Le gigantesche onde dei maremoti sono chiamate con l’espressione giapponese tsunami, poiché proprio in Giappone – una zona ad alta attività sismica e vulcanica – i maremoti sono assai frequenti. Il termine si ormai è diffuso in tutto il mondo.
I maremoti causati da terremoti sottomarini non sono facilmente prevedibili proprio perchè non sono prevedibili a lunga scadenza tutti i terremoti.

Una tsunami può essere generata anche da un meteorite di grosse dimensioni che cadesse sul piano d’acqua di un qualche mare o di un oceano.
L’uomo può produrre artificialmente una tsumani solo in scala ridottissima oppure per mezzo di una potente esplosione nucleare.


Lo tsunami del 12 luglio 1993 colpisce
l’isola di Okushiri in Giappone.


Gli effetti del maremoto (o tsunami) del 1992
sull’isola di Flores in Indonesia

Immaginate un’onda alta 650 metri e larga 40 chilometri che viaggi alla velocità di 700 km/h. Immaginate quest’onda partire dalle isole Canarie, attraversare tutto l’Oceano Atlantico, percorrere oltre cinquemila chilometri e giungere infine alla costa orientale degli Stati Uniti. Immaginate l’onda ridotta ormai alla sempre rispettabile altezza di 50 metri scontrarsi con la costa e penetrare nell’entroterra fino alla distanza di 20 chilometri dalla battigia, distruggendo ogni cosa che incontra sul suo cammino, in una zona compresa tra Miami e New York. Questo scenario da incubo non è il soggetto di un film di fantascienza, ma la previsione di uno tsunami, il più colossale della storia, che potrebbe verificarsi qualora una serie di condizioni, molte delle quali decisamente non improbabili, si verificassero.

L’allarme è lanciato da un ricercatore britannico, il dottor Simon Day del Benfield Greig Hazard Research Center dell’università di Londra. Secondo Day un intero fianco della catena di crateri vulcanici della zona della Cumbre Vieija nell’isola di la Palma, nelle Canarie, è del tutto instabile e potrebbe precipitare nell’oceano nel corso della prossima eruzione. La caduta di una tale massa rocciosa in acqua secondo i calcoli effettuati dallo Swiss Federal Institute of tecnology porterebbe alla formazione di uno tsunami delle dimensioni descritte sopra. L’onda potrebbe abbattersi su un’area compresa tra l’area caraibica a Sud e la città di New York a nord. In mezzo a questa ampia fascia vi sono zone costiere densamente popolate. Due su tutte: l’area di New York, per l’appunto, e quella di Miami.

SEMPLICE ALLARMISMO? – Occorre precisare subito però che, perché l’evento catastrofico si avveri si devono verificare una serie di condizioni concomitanti. In primo luogo l’intero fianco della zona vulcanica del Cumbre Vieja, soggetta da lungo tempo ad un’intensa attività eruttiva, deve collassare nello stesso momento. In secondo luogo non è affatto certo che per far precipitare in mare il vulcano sia sufficiente una sola eruzione. Potrebbero servirne 10 o 20. Inoltre non è detto che l’evento eruttivo porti a far sprofondare l’intero fianco della montagna come se si trattasse di un unico blocco di roccia. Al contrario il Cumbre Vieja potrebbe sgretolarsi in tanti piccoli pezzi. Infine c’è il fattore tempo. Lo sgretolamento del vulcano avverrà fra alcuni mesi o fra centinaia d’anni? Tuttavia per il dottor Day l’ipotesi dello sprofondamento simultaneo in tempi brevi è assolutamente la più probabile.

EVENTI GIÀ VERIFICATI
– Anche se poco conosciuti al grande pubblico gli tsunami sono fenomeni
relativamente frequenti, soprattutto nell’Oceano Pacifico.
E anche se
rappresenterebbe un record, uno tsunami la cui onda iniziale fosse alta
circa 650 metri è un evento non inverosimile. L’onda più grande di
tsunami mai verificatasi fino ad ora è quella scatenatasi nella Letuya
Bay in Alaska, nella notte del 7 luglio 1958, a causa del crollo in mare di un pezzo di montagna. La
catastrofe provocò un’onda alta 500 metri.
Letuya
Bay in Alaska


Mappa che riporta gli tsunami più recenti avvenuti sulle coste dell’Alaska.

Anche la possibilità che lo tsunami percorra elevate distanze è una fatto ormai accertato. Il terremoto in Cile del 1960, uno dei più forti mai registrati, scatenò un gigantesco tsunami che colpì dopo aver percorso circa 17.000 chilometri le coste del Giappone, provocando oltre 200 morti. Un numero quest’ultimo che non rappresenta certamente un primato. Basti pensare che la gigantesca onda che colpì nel luglio del 1998 la costa dell’isola di Papua in Nuova Guinea provocò oltre 2000 morti.
È impossibile prevedere gli effetti di un eventuale tsunami che colpisca le coste Usa. Molto dipende dal punto in cui verrebbe a schiantarsi la gigantesca onda. È per questo che saperlo con qualche ora di anticipo diventa determinante per potersi allontanare dalle zone costiere per tempo. Come spiega il professor Bill McGuire del Benfield Greig Hazard Research Center: «Se io fossi un cittadino di Miami o New York, e venissi a sapere che il Cumbre Vieja ha eruttato, terrei d’occhio molto di frequente le ultime notizie».


Mappa storica delle tsunami nel Mediterraneo. La dimensione dei cerchi è proporzionale alla magnitidine dell’evento. La prelininare mappa delle tsunami nella regione mediterranea copre il priodo che ca da 1500 al 1990 e contiene 297 eventi. Comunque, in questa mappa non sono presentati tutti gli eventi perchè 91 di essi mancano delle rispettive coordinate.

Per saperne di più: http://www.corriere.it/speciali/maremoto.shtml
http://www.liceoartistico.net/giornalino/marsili.htm

Un interessante video di circa 20 minuti (in lingua ispanica): http://poseidon.uprm.edu/public/Tsunami-en-PR-El-Peligro-Olvidado-VCD.wmv

Inoltre esiste ampia letteratura sulle pagine Internet: basta collegarsi e fare una ricerca con il termine tsunami.