Quanto un oggetto (asteroide o un satellite artificiale) si avvicina ad un pianeta è noto che, per effetto del campo gravitazionale, l’oggetto accelera (ciò spesso è sfruttato nei viaggi spaziali). Se questo accelera, significa che gli viene fornita energia; in un bilancio energetico, l’energia spesa per farlo accelerare da dove viene sottratta?

Il meccanismo di cui parla il lettore è il cosiddetto “effetto fionda”, largamente sfruttato nei viaggi spaziali, per modificare considerevolmente la velocità della sonda rispetto al Sole e quindi raggiungere l’obiettivo più rapidamente, pur partendo da una velocità iniziale, fornita dal lanciatore spaziale, piuttosto bassa.
Per un approfondimento su cosa è l’effetto fionda e su come funziona, consiglio di leggere una precedente risposta in cui tra l’altro si precisa come l’accelerazione avvenga nel sistema di riferimento del Sole, ma non in quello del pianeta accelerante.
L’energia fornita dalla sonda viene dall’energia orbitale del pianeta. In altre parole, se si sfrutta l’effetto per accelerare la sonda, nel contempo il pianeta rallenta leggermente rispetto al Sole, e pertanto dopo l’incontro la sua orbita sarà un po’ più stretta. Naturalmente, dato il rapporto delle masse tra sonda e pianeta, il rallentamento di quest’ultimo è sostanzialmente trascurabile e in alcun modo misurabile.