La semplicità della tua domanda, contiene un tema complesso e tuttora oggetto di studi sulla struttura e sul funzionamento dei vegetali, ed in particolar modo sullo sviluppo del germoglio e la crescita di una pianta.
Parliamo di fusto (e rami) quindi di parti legnose peculiari di un accrescimento secondario caratteristico di alberi, arbusti ed erbe perenni che portano sempre una gemma apicale (o terminale) all’apice dei rami e gemme laterali (o ascellari), più piccole, in ciascuna ascella fogliare. Le prime generalmente accrescono la pianta, mentre quelle ascellari producono i fiori e di conseguenza il frutto ed i semi.
L’uomo con la potatura taglia l’apicale, favorendo la crescita di quelle ascellari per aumentare la produttività dei frutti.
L’apice delle gemme vegetative è costituito da cellule meristematiche che in primavera subiscono un processo di differenziazione in tessuti adulti che costituiscono la struttura vascolare delle piante. Possiamo schematizzare due modelli di sviluppo, la struttura primaria che diventa definitiva per le Monocotiledoni (per lo più specie erbacee annuali tipo le graminacee), che prosegue in uno sviluppo secondario (legnoso) per le Dicotiledoni (querce, ecc.) e le Gimnosperme (pini, ecc.).
Questa modalità di sviluppo consente all’uomo di riprodurre le piante per talea, e “garantisce” alle piante una longevità illimitata … fin tanto che il tronco legnoso è in grado di sostenere le parti aeree. L’immagine è quella di una grande sequoia millenaria che ogni anno produce tantissimi giovani germogli.
In chiave ecologica ed evolutiva, questo adattamento riproduttivo viene considerato limitante, le specie erbacee annuali (in grado di svilupparsi e produrre semi rapidamente) sono una risposta strategica più efficace ai vari fattori ambientali come i repentini cambiamenti climatici e le svariate attività antropiche (disboscamento, incendio, ecc.).
Pensare il pianeta Terra senza boschi è piuttosto inquietante, ma l’ipotesi che andiamo in quella direzione appare sempre più realistica!