Ho notato che i centri abitati sorgono molto spesso sui conoidi di deiezione dei torrenti. Per quale motivo? Grazie.

Chi ha posto la domanda, pur citando i torrenti che fanno pensare ad un ambiente montano, si è scordato di precisare che si riferisce ai centri abitati vallivi delle nostre Alpi o degli Appennini o, comunque, a insediamenti in zone montuose in genere. Infatti, i conoidi di deiezione sono caratteristici delle zone montuose e non esistono in territori pianeggianti dove sono sempre esistite zone molto ampie adatte all’agricoltura e con corsi d’acqua dai quali ricavare l’elemento essenziale alla vita (l’acqua). In pianura non c’è che l’imbarazzo della scelta per un insediamento umano stabile, non così è per le zone delle valli montane dove i centri abitati sono sorti e si sono sviluppati esclusivamente in particolari e limitate zone.
In ogni caso, l’argomento posto dal lettore riguarda più la storia, in particolare quella dello sviluppo dell’umanità preistorica piuttosto che la geologia la quale fa parte delle “scienze della Terra” ed è la scienza che essenzialmente si prefigge la ricostruzione della storia della Terra e non dell’uomo su di essa.

Formazione geologica dei conoidi di deiezione.

I conoidi di deiezione sono masse detritiche trasportate dal flusso dei torrenti di montagna che si depositano a fondo valle a seguito di una brusca diminuzione di pendenza. La foto qui sotto (figura 1) illustra la caratteristica forma a ventaglio di un conoide alluvionale di antica formazione, ora ricoperto dalla vegetazione.

Figura 1. Esempio di conoide di deiezione.


Questi particolari depositi si formano quando un torrente, per effetto di una rottura di pendenza, perde capacità di trasporto abbandonando parte del suo carico (essenzialmente ciottoli e sabbia) a formare un caratteristico deposito residuale. In questo modo, a seguito di una serie di eventi di piena, l’alveo del torrente si innalza rispetto l’area circostante diventando “sospeso”. Con il susseguirsi di questo fenomeno nel tempo, il torrente è costretto ad abbandonare il suo percorso originale per scorrere in una posizione topografica più bassa. Il risultato è la formazione di un accumulo di materiale prevalentemente grossolano con fronte a forma di ventaglio e superficie che mostra una caratteristica forma convessa più o meno pronunciata.

La maggior parte dei conoidi di deiezione iniziò a
formarsi verso la fine dell’ultima glaciazione in torno ai 12.000 anni
fa quando, in seguito allo scioglimento dei ghiacciai, i torrenti
divennero estremamente impetuosi e capaci di trasportare enormi
quantità di masse detritiche che con il trascorrere dei secoli e dei millenni assunsero la caratteristica forma di conoide.


Nelle regioni poste ai bordi della catena alpina, fenomeni di erosione e sedimentazione hanno creato ambienti favorevoli all’agricoltura di estensione assai limitata; tali ambienti, nella storia dell’uomo sono poi stati luoghi d’insediamento diffuso in tutto l’arco alpino. Si tratta proprio dei conoidi di deiezione, depositi alluvionali a forma appunto di cono posti allo sbocco di valli ripide e incassate, o dei terrazzamenti naturali, sacche di terreno soffice ed areato formatesi in conseguenza di fenomeni alluvionali contro sbarramenti rocciosi.

La preistoria nelle vallate alpine

Storicamente esiste una relazione tra i principali elementi fisici del territorio, come possono essere i conoidi di deiezione, e le scelte insediative dell’uomo.

La “storia” della stabile presenza umana nei conoidi di deiezione iniziò intorno al 10.000 a.C., quando gruppi di cacciatori epipaleolitici (ultimi cacciatori del periodo paleolitico) penetraronono anche in queste valli, rese libere dal graduale scioglimento dei ghiacciai in riduzione; scioglimento conseguente ai cambiamenti climatici del quaternario: un clima più caldo portò a mutamenti nell’ambiente: diradarono o si spostarono più a nord i grandi animali mentre specie di più piccole dimensioni invasero le vallate.

Presenze umane nelle Alpi sono addirittura attribuibili già a 130.000 anni fa quando gruppi di cacciatori acheuliani(1) frequentarono le Alpi francesi lasciandovi chiari segni di punti di sosta.
Erano penetrazioni organizzate e finalizzate al reperimento delle specifiche risorse locali (orso speleo, stambecco, camoscio ecc.) e sono sicuramente documentate a partire dal 100.000 a.C. circa, quando gruppi nomadi musteriani (del
paleolitico superiore) di cacciatori si avventurarono nelle alte quote alpine per spostarsi poi più in basso durante i periodi freddi.

È in questo contesto che la presenza umana in queste zone si fa più costante: ne sono testimonianza alcuni siti (bivacchi con resti di macellazione, strumenti) e soprattutto le prime istoriazioni sulle rocce, incisioni che ancora attingono al repertorio figurativo dell’arte paleolitica, incentrata sulla raffigurazione dei grandi animali.

Mentre nella zona alpina si viveva ancora nelle grotte e proseguiva una cultura ancora legata al mondo paleolitico (caccia e raccolta), nelle aree balcanico-danubiana e medio-orientale si stavano sviluppando nuovi modi di vita e produzione: gruppi locali e poi comunità sempre più ampie iniziarono a ricercare fonti alimentari alternative a quelle reperibili spontaneamente in natura: sono gli albori dell’agricoltura e dell’allevamento a produrre come conseguenza più evidente la vita sedentaria ed il sorgere di comunità stabili che gradualmente, pian piano, abbandonano il nomadismo.
Da queste aree si diffuse la cultura agricola in ampie zone limitrofe, a Nord nell’area Centro-Europea, ad Ovest nell’Italia centro-meridionale ed in seguito settentrionale, attraverso sia la colonizzazione diretta di nuove terre da parte di genti carpatico-danubiane, sia con contatti tra queste genti ed i gruppi autoctoni locali mesolitici, con economie ancora basate sulla caccia e la raccolta.

È ovvio che i gruppi umani migratori, alla ricerca di nuovi territori atti al nuovo stile di vita sedimentario, prediligessero zone che consentissero attività quali caccia e pesca integrate da agricoltura e allevamento del bestiame. In questa ricerca furono individuate le nuove zone offerte dai conoidi di deiezione che via via si rendevano disponibili dal graduale scioglimento dei ghiacciai in atto da qualche millennio.
Infatti, queste aree, agli occhi degli uomini primitivi che ivi si sono stabiliti, apparirono erroneamente(2) dei luoghi privilegiati per l’insediamento antropico, complice una morfologia del piano campagna meno impervia rispetto le proibitive zone circostanti e l’abbondanza di acqua.
Insomma, le uniche aree delle zone montuose adatte all’insediamento umano erano quelle formate dai conoidi di deiezione e da altri pianori alluvionali.

A Breno, in Valcamonica (figura 4), per esempio, una comunità neolitica scelse appunto un conoide preferendolo al terreno di fondovalle, ricoperto da dense foreste composte da querce, olmi, noccioli selvatici e tigli. Successive comunità di agricoltori – cacciatori continuarono ad abitare lo stesso luogo fino all’età del Bronzo, e tuttora le conoidi poste allo sbocco delle valli secondarie sono intensamente coltivate in tutte le Alpi, in particolare a vite od a frutteto.
 

Figura 2. Una ripresa fotografica di Breno in Valcamonica.

Il vero inizio di un popolamento continuo e sistematico delle valli avvenne solo con il V-IV millennio a.C., quando molte zone dell’Europa e dell’Italia settentrionale vennero occupate da popolazioni che conoscevano e praticavano l’allevamento del bestiame e l’agricoltura.
Nelle vallate alpine, queste innovazioni si integrarono alle economie locali dei gruppi nomadi di cacciatori, dando origine ad un modo di vita più articolato, basato su caccia-allevamento e sulla coltivazione.
In alcune aree, si svilupparono autonomamente forme elementari di allevamento ed agricoltura che portarono gradatamente i gruppi mesolitici e paleolitici a stadi di sviluppo economico più avanzati.

Le attività economiche essenziali erano la caccia e la pesca integrate da agricoltura e allevamento del bestiame e da incipiente commercio organizzato. La struttura socio-politica era il clan e le piccole tribù.
Tali comunità, verosimilmente, erano riuscite ad integrare l’antica economia della caccia con le nuove tecniche della coltivazione delle terre e dell’allevamento (cani, maiali, buoi, capre, pecore ecc.), adottando o elaborando innovazioni come l’arco e la freccia, il telaio per tessere, la terracotta (con tutte le trasformazioni nell’alimentazione che comportò).

Quindi, anche le valli alpine, intorno al V millennio a.C., entrarono in questo generale processo di rinnovamento quando nuclei stabili si insediarono nelle valli, come è documentato in numerosi siti.
Da allora, nei millenni successivi, quegli antichi insediamenti hanno avuto alterne e differenti vicende: molti scomparvero, altri si svilupparono, si trasformarono e progredirono giungendo fino ai giorni nostri.

Da quanto fin qui considerato è facile evincere che i centri abitati montani siano sorti quasi sempre su conoidi di deiezione in quanto sono le uniche aree montane adatte alla sopravvivenza legata all’agricoltura, al pascolo e all’allevamento del bestiame.

Da decenni, ormai, però, moltissime località montane hanno ampiamente integrato la loro economia con l’industria del turismo estivo ed invernale che consente alle popolazioni locali un tenore di vita più elevato rispetto a quello che poteva offrire un’economia esclusivamente fondata sulla limitata possibilità della locale produzione agricola. Altre zone hanno enormemente potenziato la produzione agricola dedicando la terra disponibile a frutteti adatti a quei climi.

Figura 3. Uno spettacolare esempio di conoide di deiezione è quello formato dal torrente Cordarezza, su cui è costruito il paese di Marsaglia. Nella foto una panoramica sul conoide di deiezione sul quale è stato costruito il paese di Marsaglia.
a – Paese di Marsaglia; b – Torrente Cordarezza; c – Fronte del conoide a forma di ventaglio; d – Apice del conoide; e – Osservare la variazione del tracciato del fiume Trebbia in prossimità del fronte della conoide.

Esempi di conoidi di deiezione sono offerti anche dalla caratteristica geomorfologica della val Venosta (figura 4). Sono composti da materiali detritici provenienti dalle valli laterali e dai fianchi delle montagne e sono sorti da frane successive all’ultima glaciazione.

Figura 4. Un conoide di deiezione in val Venosta.


In passato, la maggior parte dei conoidi di deiezione sono stati bonificati dalle popolazioni locali per ottenere terreno prezioso allo scopo di migliorare e aumentare la produzione agricola.
Molto spesso il materiale ricavato durante la bonifica è stato accumulato a formare le caratteristiche murache, veri e propri muri di separazione, a confine tra le varie proprietà. Altre volte questo stesso materiale è stato utilizzato per la costruzione dei muretti a secco che sostengono campi, prati, vigneti.

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Note
(1) Acheuleano = cultura del Paleolitico inferiore durata ca. 300.000 anni, dal periodo glaciale di Mindel all’interglaciale Riss-Würm. È rappresentata da manufatti di selce a scheggiatura bifacciale, detti amigdale per la loro forma a mandorla. Prende nome da Saint-Acheul (Amiens).

(2) Ai remotissimi tempi in cui il fenomeno dell’insediamento si è verificato sui conoidi di deiezione, essi apparivano ai primitivi come favorevoli all’insediamento umano per la presenza di risorse utili (boschi, acqua, pascoli, fertilità del terreno) alle attività antropiche.
Oggi, in realtà, con la conoscenza delle caratteristiche geomorfologiche dei terreni, sappiamo che, in tutti i bacini idrografici alpini e sui conoidi alluvionali di fondovalle, la forte pendenza ed impetuosità dei torrenti che ingrossano rapidamente in concomitanza di eccezionali precipitazioni con la capacità di trascinare pietrame di ogni specie e dimensione, trasforma queste zone in aree poco adatte all’insediamento umano perché soggette ad alto rischio idrogeologico.
Ma, ben si sa, l’uomo preistorico non possedeva le conoscenze della moderna geologia che, tra l’altro, è una scienza molto giovane e annovera solo qualche secolo rispetto ad altre più antiche scienze umane.