Per architettura di un processore si intende in generale la particolare
disposizione dei componenti e dei collegamenti che li interconnettono.
In particolare si parla di architettura a 8,16,32,64 bit quando i componenti
principali (l’unita’ aritmetico/logica, l’unita di calcolo in virgola mobile,
la memoria) hanno come dimensione, detta anche “lunghezza di parola” rispettivamente,
8,16,32 o 64 bits (esistono anche processori con diverso “taglio”, ad esempio
24 o 36 bits, ma solo per applicazioni speciali).
La lunghezza di parola rappresenta in pratica il numero di bit trasferiti
ad ogni accesso alla memoria sia per l’esecuzione delle istruzioni che
per la lettura o memorizzazioni dei dati. In linea di massima quindi anche
il bus esterno alla CPU, ovvero il canale attraverso il quale avviene lo
scambio di dati con la memoria e le periferiche, dovrebbe avere lo stesso
numero di bit, tuttavia per realizzare architetture piu’ economiche, o
per mantenere compatibilita’ con periferiche progettate per un diverso
numero di bits, in alcuni casi il bus esterno ha dimensione piu’ piccola
ed ogni operazione della CPU che interessa il bus richiede due cicli per
l’accesso ai dati.
E’ evidente che architetture con lunghezza di parola maggiore sono in
linea di massima piu’ efficienti, in quanto riescono a trasferire una maggior
quantita’ di bit ad ogni ciclo di operazione. Le prestazioni di un
processore, comunque, dipendono da un gran numero di fattori e non
e’ possibile dedurle semplicemente della lunghezza di parola e dal tempo
di esecuzione delle istruzioni.