Molto di ciò che si legge sui media e soprattutto in Internet deve
essere verificato, confrontato, mediato; in pratica va preso con le pinze.
Troppi sono gli errori, i giudizi partigiani e, purtroppo, anche le fonti
autorevoli1 non sono esenti da ripetizione di errori poiché verificare
costa tempo e fatica, mentre i “copia ed incolla” permettono di incrementare
notevolmente il numero di articoli, riviste e libri.
Ho letto il contenuto del sito scritto da Glen Zook, noto radioamatore
americano, ma emerito ignorante e pieno di pregiudizi. In occasione del
centenario della radio pubblicò su diverse riviste americane una serie
di articoli, zeppi di errori ed imprecisioni, per affermare che molto prima
dell’invenzione di Marconi personaggi americani brevettarono sistemi di
comunicazioni wireless. Questi personaggi sono:
- Mahlon Loomis, dentista
a Washington, ebbe nel 1872 l’idea di un sistema di telegrafia a distanza
senza fili basato su correnti di conduzione via terra e l’alta atmosfera.
Nessuno sapeva ancora nulla della teoria di Maxwell né come generare onde
elettromagnetiche (O.E). Nonostante vari brevetti la cosa finì nel nulla.
C’è ancor oggi negli Stati Uniti chi pensa e scrive che egli aveva inventato
la radiotelegrafia. - Amos Emerson Dolbear
di Somerville, New Jersey, ottenne il 5 ottobre 1882 il brevetto No.350,299
con il titolo “Mode of Electric Communication”. Non conoscendo
nulla di questo brevetto ho scritto al Prof. Bargellini che gentilmente
mi ha risposto: “Ho sotto gli occhi un libro del 1903 con tutto questo
chiaramente stampato. Il testo non ha senso alcuno. L’ignoranza dei funzionari
dell’Ufficio americano dei Brevetti era in quei tempi pari all’immaginazione
degli inventori”.
Inoltre nell’articolo vi sono numerose imprecisioni tipo:
- Il Padre di Marconi non era “a very successful businessman with
extensive business ties to Great Britain” (un uomo di
affari di successo con ampie relazioni di affari con la Gran Bretagna).
Egli era un ricco bolognese,
possidente di terreni, che da vedovo aveva sposato una signorina di buona
famiglia irlandese che era venuta in Italia a studiare canto e musica. - Marconi non andò a Londra “with the help of his father”
(con l’aiuto del padre)
ma piuttosto per consiglio di sua madre dato che, come leggeremo in seguito,
era convinta che in Inghilterra (la più gran potenza navale commerciale
e militare del mondo) vi fossero maggiori possibilità per l’utilizzo dell’invenzione. - Marconi non si mise in contatto con “a number of influential
British businessmen” (parecchi influenti uomini d’affari),
un cugino lo presentò a William Preece, Ingegnere
Capo del British Post Office che intuì che Marconi aveva qualcosa di fondalmente
nuovo che sarebbe stato utilissimo per risolvere un problema che, in quei
tempi, solo l’Inghilterra aveva. - Marconi morì nel 1937 e non nel 1943.
Per fortuna la verità storica è nota negli ambienti scientifici americani
grazie al magistrale lavoro di Susskind2 che, insieme con altri
articoli elencati in bibliografia, ritengo, in base ad una mia esperienza
di ricerca su Marconi negli archivi dell’AEI, i più affidabili e obiettivi.
Vediamo perché solo Marconi fu il primo e riuscì nell’intento.
Per comprendere ciò che successe fotografiamo la situazione negli ultimi
anni del XIX secolo.
Durante i primi sei anni dopo che Hertz3 ebbe validato la
teoria di Maxwell con una serie di brillanti esperimenti pubblicati tra
il 1888 e 1889, numerosi fisici si dedicarono, presso le loro università,
alle onde hertziane. Tra il 1890 ed il 1897, i seguenti professori pubblicarono
su autorevoli riviste scientifiche i loro lavori sperimentali (tutti effettuati
in onde cortissime): Sarasin e De La Rive a Ginevra, Garbasso e Aschkinass
a Berlino, Chunder Bose a Calcutta, Righi a Bologna, Lodge a Liverpool,
Brainly e Ducretet a Parigi, Slaby a Charlottemburg e Popov a Pietroburgo.
Questi fisici4 utilizzarono più o meno lo schema di Hertz,
con delle varianti personalizzate. Fondamentalmente come trasmettitore
c’era un rocchetto di Ruhmkorff o similare; lo scaricatore dove è generata
la scintilla, era collocato sul fuoco di una parabola metallica. Per rivelare
le O.E. utilizzavano all’inizio particolari elettroscopi proposti da Boltzmann,
successivamente i cosiddetti
coherer5 di
Lodge (spira risonante) e di Brainly (polvere metallica in un tubetto
di vetro).
Le massime lunghezze di collegamento, diremmo oggi radio, che riuscirono
ad ottenere furono dell’ordine dei 30-50 metri. Lodge raggiunse nel
1896 un centinaio di metri.
Alcuni predissero la telegrafia senza fili e affermarono che sarebbe
stato necessario inventare adeguati trasmettitori, ricevitori e potenti
riflettori per dirigere il fascio6.
Tra il 1892 ed il 1896 in tutto il mondo due sole persone di cui non
interessava nulla delle verifiche maxwelliane, avevano le idee chiare di
cosa volessero ottenere.
Essi erano intenti a realizzare un sistema di comunicazione intelligente
senza fili. Queste persone erano: il giovane Marconi a Pontecchio che utilizzava
l’innovativa architettura hertziana e l’anziano ing. Preece a Londra che
utilizzava il vecchio principio di Faraday dell’induzione elettromagnetica.
Marconi
Marconi provando e riprovando ottimizzò ogni componente dell’apparato
hertziano. Aggiunse, grazie ad un’eccellente manualità e superbe doti di
sperimentatore, un registratore a nastro telegrafico e risolse brillantemente
il problema di separare automaticamente le polveri del choerer. Incoraggiato
dal progredire dei risultati e dal sostegno della madre, riuscì ad aumentare
la distanza fra trasmettitore e ricevitore. Passò dalle decine alle
centinaia di metri, poi un giorno successe qualcosa che lo portò nel 1895
a raggiungere 1000 metri in visibilità ottica e poi 2,5 Km con interposta
la famosa collina.
Un giovane sconosciuto aveva contraddetto una legge fisica riportata
su tutti i libri di testo. Per Marconi, le O. E. saranno forse simili
alla luce, ma si propagano anche non in linea retta.
Non solo, egli nel settembre 1895 fu il primo
a possedere un prodotto unico al mondo. Un ricetrasmettitore che
occupava le dimensioni di un tavolino, trasportabile, alimentato da una
batteria di 8 Volt che assorbiva 3 Ampere, in grado di trasmettere
segnali telegrafici in una cella di circa 1,5 miglia, permettendo così
il riuso dello spettro nella cella successiva. Sia Marconi che i
genitori erano intenzionati a sfruttare l’invenzione. A chi poteva
servire un prodotto del genere nel 1895? Quale industriale italiano o
straniero poteva sfruttare economicamente un invenzione simile? In
quegli anni da tutti gli uffici postali si potevano inviare telegrammi
in ogni parte del mondo. Nelle città principali si stava utilizzando e
sviluppando la rete telefonica. A pensarci bene, il last mile alla fine
del secolo scorso era un prodotto non necessario a parte il problema
inglese.
Preece
L’ing. Preece era il direttore del Post Office di Londra. Cercò di trovare
una soluzione all’enorme problema che l’Inghilterra, la più grande potenza
marittima navale (commerciale e militare) del pianeta, aveva a causa della
nebbia. Una non indifferente quantità di merci era persa, molto spesso,
lungo le scogliere inglesi durante l’entrata in porto dei mercantili alla
presenza di fitta nebbia. Nonostante soluzioni di trasmissioni ottiche
tra siti lungo la costa ed attrezzati battelli-fari per accompagnare le
navi, le compagnie assicuratrici perdevano ingenti somme.
Secondo Preece solo una comunicazione last mile tra battello-faro
ed i siti fissi lungo la costa poteva risolvere il problema. Egli era aggiornato
sulle conoscenze delle O.E., frequentava gli ambienti scientifici di Lodge,
sapeva delle cortissime distanze che si potevano realizzare e quindi sperimentò
le correnti di induzione, con lo schema del trasformatore.
Fece stendere un filo per chilometri lungo la costa ed il filo secondario
steso fra le scogliere nel mare. Egli trasmise per pochi minuti un dispaccio
per quasi 2 miglia. L’impianto era criticissimo, costoso e poco affidabile.
Le rotture, a causa delle intense correnti elettriche e le forti onde, erano
all’ordine del giorno. Dopo tre anni di lavoro l’ing. Preece, nel 1895,
non aveva un prodotto in grado di comunicare tra battello-faro e costa
per l’ultimo miglio.
Solo un direttore che ha battuto la testa per risolvere un problema potrà ascoltare
con forte attenzione uno sconosciuto ventiduenne nel giugno del 1896 e offrire
l’uso del suo Laboratorio.
Grazie all’Ing Preece, nel luglio del 1896 Marconi eseguì a Londra
il primo collegamento pubblico di un chilometro, tra il tetto delle poste
a St Martin’s-Le Grand e l’agenzia della Saving Bank in Queen Victoria
Street.
Per permettere a Marconi di sponsorizzare e perfezionare il suo prodotto
in Inghilterra, le autorità militari italiane diedero il permesso al giovane di fare
il servizio militare a Londra. Considerato che egli era proprietario di
una barca registrata a Livorno, fu assegnato virtualmente, come cadetto
di Marina all’ambasciata d’Italia. Gli fu attribuita una trasferta di 60
lire giornaliere più vitto e alloggio anche per l’assistente.
Su invito della marina italiana nel luglio del 1897 Marconi a La Spezia
fece prove di trasmissione tra una nave e la terra ferma ad una distanza
di 18 km. Il re Umberto e la regina Margherita lo invitarono al Quirinale,
dove egli regalò il brevetto al governo italiano.
Rientrato a Londra il 20 luglio del 1897 per fondare la Wireless Telegraphy
and Signal Co Ltd, per la realizzazione di radiocostiere e facilitare il
rientro delle navi in porto. Capitale iniziale 100.000 sterline. Marconi
ottiene di essere il massimo azionista senza mettere un soldo. Prende azioni
come compenso parziale riscuotendo in contanti 15.000 sterline.
Altro che classica fuga dei cervelli, ancor oggi Marconi è preso come
esempio per i ricercatori italiani che devono emigrare. Gli stereotipi
sono proprio difficili da annullare, penso che siano i peggiori copia ed
incolla. Le compagnie di assicurazioni non avevano realizzato la società
per amore della ricerca scientifica.
La nebbia, le scogliere il rientro ai porto di numerose navi mercantili
dalle colonie Inglesi permise al wireless Last mile di trovare un
utilizzo industriale nonostante la limitazione dell’area di impiego anzi,in
assenza dei futuri circuiti sintonici fu un vantaggio poiché permetteva
l’utilizzo di altri apparati nella cella adiacente.
Note
- Ecco un recente esempio, facile da verificare, di come, nell’era
dell’informazione non riusciamo a dare notizie senza errori, anzi aumentiamo
la confusione. - Charles Susskind, cecoslovacco, scomparso l’anno scorso all’età
di 82 anni, professore emerito di comunicazione elettriche presso l’università
di Berkeley. Famoso per i suoi studi sulle microonde applicate alla biologia. - Nel 1866 il fisico-matematico James Clerk Maxwell enunciò la teoria
che porta il suo nome secondo la quale luce ed onde elettromagnetiche sono
manifestazioni di un identico fenomeno di campi elettrici e magnetici oscillanti
concatenati che si propagano con la velocità della luce nello spazio libero
(allora detto etere). Questa teoria contraddicente il concetto Newtoniano
dell’azione istantanea a distanza fu osteggiata da alcuni scienziati dell’epoca,
ignorata da molti ed accettata da pochi. - Essi ripeterono più o meno gli esperimenti hertziani: polarizzazione,
riflessioni, rifrazioni misura velocità della luce ecc. Raffinarono le
misure e gli apparati, riconfermando tra i muri dei laboratori o nei lunghi
corridoi dei plessi universitari le leggi di Maxwell. Del Righi si deve
riconoscere l’estrema eleganza degli esperimenti su onde centimetriche - I ricevitori furono inizialmente dipoli o telai circolari aperti
con minima distanza fra gli estremi opposti fra i quali scoccavano scintille,
quando essi erano immersi in campi sufficientemente intensi. Successivamente
il “coherer” permise di aumentare la sensibilità in ricezione. Il coherer
lo aveva inventato il fisico svedese P.S.Munck nel 1835 e ri-inventato
dall’italiano Temistocle Calzecchi-Onesti nel 1884 e dal francese Edouard
Branly nel 1890. Marconi fu un altro che l’usò perfezionandolo provando
e riprovando. Creando nuove leghe di polveri di metallo raggiunse un’elevata
sensibilità di rivelazione delle O.E. - In Germania nel 1892 H. Huber aveva chiesto allo stesso Hertz se
le O.E. potessero essere usate per la telefonia. Hertz rispose negativamente
affermando che il sistema non avrebbe funzionato alle basse frequenze vocali.
La risposta è scientificamente corretta, ignorando però i processi di modulazione
impiegati vent’anni più tardi nella radiotelefonia.
Molti di voi sapranno che la stampa e la RAI, pure in un recente sceneggiato
televisivo, diffusero il messaggio che il governo degli Stati Uniti ha
riconosciuto Meucci inventore del telefono. La verità è molto diversa.
L’11 Giugno del 2002 la “House of Representatives” (Camera dei
Deputati) degli Stati
Uniti votò a maggioranza una risoluzione (minimo valore legale) volta a
“Onorare la vita e le realizzazioni dell’inventore italo-americano Antonio
Meucci”.
La proposta fu presentata da Vito A. Fossella, uno dei Deputati dello
Stato di New York che a sua volta, probabilmente, fu convinto dal prof.
Catania che negli anni novanta ebbe l’incarico dalla SIP di effettuare
ricerche su Meucci a Cuba e negli States.
La stampa americana, i grandi giornali, non scrissero nulla a riguardo.
Tutti continuano a considerare Bell l’inventore del Telefono. Prova ne
sia un recente articolo comparso nei Proceedings of the Institute of Radio
and Electronics Engineers (IEEE).
Appassionato, da quando prese il Phd negli anni cinquanta, alla storia
della tecnologia e alle priorità sulle invenzioni della radio. Ricercò
sempre documenti originali, scrisse numerosi libri su Heinrich Rudolf Hertz,
Nikola Tesla e Guglielmo Marconi. I suoi lavoro storici sia per l’obiettività
che per l’approccio scientifico, non furono mai contestati dal mondo scientifico
internazionale: http://www.berkeley.edu/news/media/releases/2004/06/24_susskind.shtml.
Hertz, nel 1888 fu il primo che confermò sperimentalmente la correttezza
della teoria matematica maxwelliana provando che le O.E. erano soggette
come la luce a fenomeni di propagazione, attenuazione, riflessione, diffrazione
e rifrazione.
A quei tempi e per decine di anni, le O.E. erano generate mediante scariche
elettriche in circuiti chiusi a costanti concentrate od in circuiti aperti
a costanti distribuite. Hertz che lavorava su onde decimetriche distinse
fra campi di induzione e di radiazione identificandoli matematicamente giungendo
a formulare la teoria dei dipoli.
Nel 1894 era sufficientemente diffuso, anche su semplici testi di Fisica
di scuole medie, sia per la solida teoria del 1874 che per le numerose
conferme sperimentali, un semplice concetto che le O.E. si comportano
come la luce cioè si propagano in linea retta.
Bibliografia
G. Marconi, “I recenti progressi della Radiotelegrafia”. Relazione presentata
a Roma (Augusteo), 3 marzo 1914.
G. Marconi, “Scritti”. Paper of Marconi. Real Accademia d’Italia 1941.
V. Gori, “Il Cinquantenario della Radio”. Estratto da Ricerca Scientifica
e Ricostruzione, Anno 17, N7-8, 1947, CNR Roma.
C. Susskind, “Popov and the Beginnings of Radiotelegraphy”. Proceedings
of the IRE. (Institute Radio Engineers), Vol. 50, N. 10, Ottobre 1962, pp. 2036-2047.
Degna Paresce Marconi, “My Father Marconi”. F-Muller Limited, London,
1962.
P. Bargellini, “Radio Communications from early days to satellites”.
Radio Scienze, Vol. 10 Luglio 1975.
P.L. Bargellini, “Sul Centenario della Radiotelegrafia”. RadioRivista,
sett. 1995.
G. Verbana, “Gli esperimenti di Marconi con onde cortissime”. RadioRivista,
sett. 1995.