Negli ultimi tempi si è cominciato a parlare molto dei possibili danni alla salute che possono provocare le onde elettromagnetiche, in particolare in rapporto al crescente numero di telefoni cellulari. Ciò è stato seguito dalla pronta risposta del mercato che ha cominciato ad offrire piccoli oggetti (dalle svariate forme) capaci di … “assorbire” o “neutralizzare” tali onde. Domanda: è veramente possibile che questi prodotti abbiano un’influenza sulle onde elettromagnetiche (considerando anche la loro dimensione estremamente ridotta, 1-2 cm)? Se sì, come funzionano, cosa fanno? Se no, perché nessuno ha ancora detto nulla?

Sempre più di frequente
vediamo offerti, nei negozi di cartoleria, articoli da
ufficio e telefonia, piccoli accessori da applicare ai
telefonini cellulari per proteggersi dalle onde
elettromagnetiche da essi emesse. Mi è anche capitata la
brochure pubblicitaria (in inglese) di uno di essi (di
cui non citerò, per ovvi motivi, la marca). In essa, il
dispositivo viene definito “Assorbitore di campo
elettromagnetico” e si dice che “vi protegge
dall’irraggiamento potenzialmente pericoloso di onde
elettromagnetiche da telefoni cellulari, cercapersone e
telefoni cordless”.

È impossibile dare
giudizi perentori senza eseguire test approfonditi,
comunque alcune considerazioni generali permettono per lo
meno di nutrire seri dubbi sulla effettiva possibilità
di realizzare dispositivi con caratteristiche del genere.

Osserviamo innanzitutto
che un telefonino, per funzionare correttamente, deve
poter irraggiare liberamente in qualunque direzione. Non
sarebbe infatti assolutamente proponibile un servizio
radiomobile in cui l’utente debba continuamente
verificare la posizione della più vicina stazione
radiobase del proprio fornitore, in modo da orientare in
quella direzione l’antenna dell’apparecchio!

Questo significa che un
dispositivo che veramente impedisse al telefonino di
inviare onde elettromagnetiche in direzione della testa
dell’utente ne impedirebbe di fatto il corretto
funzionamento.

Nello specifico poi,
appare poco probabile che dispositivi di dimensioni così
piccole rispetto alla lunghezza d’onda (che nel caso
della telefonia TACS o GSM è dell’ordine di 30 cm),
quali quelli a cui si riferisce la domanda (ed anche la
brochure in mio possesso) possano provocare una
perturbazione significativa della distribuzione di campo
elettromagnetico irraggiato dall’antenna del cellulare.
Materiali “assorbenti” o
“riflettenti” con cui realizzare efficaci
schermature del campo elettromagnetico a radiofrequenza
esistono, ovviamente: ma è di solito necessario
realizzare pannelli schermanti di dimensioni almeno
paragonabili alla lunghezza d’onda.

Come ulteriore elemento,
desidero allegare la riproduzione mediante scanner di un
documento allegato alla brochure che ho
più volte citato, contenente la prova dell’efficienza
del dispositivo reclamizzato. Non faccio commenti: ognuno
valuti personalmente il grado di solidità scientifica
delle argomentazioni usate.

Perché allora, recita
la domanda, “nessuno ha ancora detto nulla“?
La situazione non è nuova, anzi, in campo sanitario, è
assai frequente: basti pensare alla molteplicità di
farmaci di nulla o incerta efficacia (e non mi riferisco
solo alla medicina omeopatica, ma anche a molta
farmacopea “ufficiale”) che pure sono
regolarmente in vendita, oppure alle piccole calamite che
vengono proposte per curare svariati disturbi
semplicemente applicandole sulla zona da trattare, oppure
ancora a pratiche terapeutiche (come la cromoterapia, la
pranoterapia, ma anche la magnetoterapia, in alcuni casi
praticata, purtroppo, anche dalle istituzioni del
Servizio Sanitario Nazionale!) indicate talvolta come
vere e proprie panacee per una grande varietà di
affezioni.

Perché succede questo?
Io credo che il motivo sia da ricercare nel grande
sforzo, anche economico, che sarebbe necessario mettere
in campo ogni volta per confutare al di là di ogni
dubbio la validità di queste pratiche. Di conseguenza,
ci si limita a garantirne per lo meno l’innocuità e poi
si lascia fare al mercato. L’istituto Mario Negri, per la
verità, prova ogni tanto a denunciare pubblicamente
alcune di queste situazioni, anche per mezzo del suo
periodico Negri News, ma senza grandi risultati
concreti, temo.

Cosa fare allora per
difendersi veramente dai “possibili danni alla
salute che possono provocare le onde elettromagnetiche
“,
per citare ancora la domanda?

Cominciamo col vedere
innanzitutto quali possono essere questi danni. I moderni
telefoni cellulari emettono una potenza che può arrivare
al più a circa 2 W. Alcuni studi dimostrano che, nel
caso peggiore, fino a circa il 50% dell’energia
irraggiata viene assorbita nella testa dell’utente
(1), soprattutto nella parte più
prossima all’antenna dell’apparecchio. Tutti gli studi
scientifici di cui sono a conoscenza concordano nel
ritenere che livelli del genere rientrino abbondantemente
nei limiti a cui può far fronte il sistema di
termoregolazione dell’organismo. In ogni caso, volendo
per cautela ridurre al minimo la potenza assorbita dai
tessuti, si possono adottare pratiche di comportamento
assai indicate anche da altri punti di vista: estrarre
completamente l’antenna del telefonino, fare telefonate
brevi, alternare ogni tanto l’orecchio impegnato.

Se poi si temesse per le conseguenze a
lungo termine di tanti piccoli ma reiterati stress termici o addirittura
per eventuali effetti non termici, ricordo che non esiste alcuna evidenza
scientifica che permetta di associare questi fenomeni alle svariate patologie
di cui talvolta si sente parlare in associazione con l’uso del telefono
cellulare (dal mal di testa al tumore). Se, ciò non ostante, non ci si
fida e si ritiene che nel dubbio sia meglio non rischiare, allora non
resta, credo, che una possibilità: rinunciare al telefonino!

Integrazione del 12 dicembre 2000.
Segnaliamo con piacere ai nostri lettori che, una volta tanto, il “grande
sforzo, anche economico” a cui si accenna nella risposta, è
stato fatto! Lo scorso 15 novembre 2000, l’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato (a seguito della denuncia di un consumatore
e dopo un lungo contenzioso, nel corso del quale sono state eseguite complesse
e dettagliate analisi specifiche) ha condannato per pubblicità
ingannevole le società Zeropa Srl e ACS Dobfar Spa (già
Kefar Spa), obbligandole a pubblicare sul Corriere della Sera un annuncio
che afferma tra l’altro (porzione di testo riprodotta fedelmente dal sito
del Garante, salvo che per la formattazione):

“La brochure relativa al prodotto Zeropa La coccinella
contro l’inquinamento elettromagnetico
diffusa nell’aprile 1999 in
alcuni comuni della Lombardia, dalle società Zeropa S.r.l. e Kefar
S.p.A., è stata ritenuta dall’Autorità pubblicità
ingannevole
.
Il messaggio presentava il prodotto, consistente in una piccola “coccinella”
da applicare al proprio telefono cellulare, come un dispositivo in grado
di assorbire le onde elettromagnetiche potenzialmente nocive per
la salute umana.
In realtà gli accertamenti sperimentali, effettuati da primari
istituti di ricerca, hanno escluso che il dispositivo in questione produca
una diminuzione significativa di energia assorbita da un utente di telefonia
mobile ed hanno verificato l’inidoneità del dispositivo Zeropa
ad agire come assorbitore di onde elettromagnetiche.”

Chi volesse vedere i dettagli di tutta la lunga trafila seguita, si può
recare sul sito del Garante: http://www.agcm.it/find021.htm
ed eseguite una ricerca per “zeropa”.

Per inciso, Zeropa è proprio il marchio della “coccinella”
a cui si riferisce la prova kinesiologica riportata nel documento
allegato.


  1. P.Vecchia:
    Rischi per la salute connessi all’uso
    dei telefoni cellulari
    “, Notiziario
    dell’ISS, Vol.8, N.12, Dicembre 1995.