Le vene del braccio appartengono a quel settore del circolo venoso che usiamo definire periferico ( o superficiale ) ed al tipo che
definiamo propulsore.
Sono strutture che conducono il sangue deossigenato e ricco di cataboliti e CO² dai tegumenti e dalla parte superficiale dei muscoli, verso il cuore. Sono inoltre importantissime vie collaterali di scarico del sistema venoso profondo.
Da un punto di vista dinamico, per svolgere questa funzione, devono possedere dei requisiti che consentano loro di vincere la forza di gravità, almeno nei momenti in cui l’arto è in posizione declive.
Questo può sembrare strano, ma se consideriamo il circolo come un sistema idraulico, il settore venoso lo dobbiamo paragonare a dei vasi di capacitanza: un “letto” molto più ampio di quello arterioso.
In questo sistema, la “differenza di potenziale” tra la vena periferica ed il cuore (o meglio l’atrio destro) è di pochi mm di mercurio, sicuramente insufficienti per richiamare il sangue dai distretti inferiori del corpo. Per questo esistono alcuni espedienti che la natura ha selezionato: sfruttare la cosidetta “pompa muscolare” (servirsi dello schiacciamento dei muscoli vicini) ossia favorire lo svuotamento venoso con il movimento, per i vasi profondi; ed un maggior numero di valvole ed una parete elastico-muscolare per quelli superficiali.
Le vene del braccio appartengono a quest’ultimo tipo.
La loro struttura è più ricca di fibre muscolari, hanno una tonaca media più organizzata, e nello strato avventiziale esterno si trovano molte fibre elastiche ed
un connettivo abbastanza ordinato.
Normalmente una vena di questo tipo, se isolata chirurgicamente e quindi clampata (ovvero momentaneamente chiusa, ed esangue) è di un colore bianco grigiastro, con una vaga sfumatura giallastra-rosata. Quando invece è distesa dal contenuto ematico, al di sotto della cute appare appunto verdastra.
Probabilmente un fisico potrebbe aggiungere altro, ma lo strato avventiziale disteso, per la disposizione delle fibre collagene e soprattutto di quelle elastiche assume un colore freddo grigio azzurrognolo; il contenuto ematico rosso cupo ne accentua e scurisce il tono; il colore della cute concorre infine al raggiungimento del tono finale sul verdastro scuro.