salve, vorrei sapere se una linea elettrica di media tensione (14.000 volt) può essere dannosa per la salute e quanto è grande il campo d’influenza. Grazie

La domanda rimanda ad un tema molto dibattuto ed attuale, tant’è che all’interno delle aree di competenza di vialattea ne esiste una appositamente dedicata in cui, peraltro, sono raccolte le ottime risposte del collega Daniele Andreuccetti cui ti rimando per approfondire ulteriormente gli argomenti di tuo interesse.

Nell’ambito delle tematiche di tutela ambientale e prevenzione sanitaria, il problema degli effetti biologici dei campi elettromagnetici è uno dei più attuali e dei più complessi, sia per la difficoltà scientifica di evidenziare un rapporto causa-effetto certo ed univoco, sia per la rilevanza sociale della rete di approvvigionamento energetico.
Come spesso accade per tutti gli argomenti di scottante interesse (che contrappongono la salute pubblica ai grandi interessi economici), attorno al problema sono sorte le più spaventose teorie disfattistiche (da film americano in programmazione nelle serate estive!) cui si sono contrapposti i più tranquillizzanti studi epidemiologici.
Come al solito l’utente, o meglio, il cittadino, in questi casi si trova a navigare in un mare di nebbia.

Per fare chiarezza in materia occorre precisare che, a partire dagli ormai lontani anni settanta sono stati condotti degli studi mirati a dimostrare la “pericolosità” o la “non pericolosità” dei campi elettrici nei confronti dell’uomo.
Purtroppo (vuoi perché questi studi hanno bisogno di grandi numeri, sia quantistici sia temporali, vuoi perché alcuni di questi erano forse falsati in funzione di chi erogava i fondi necessari alla loro conduzione) i risultati di queste ricerche non sono sempre stati univoci e concordanti.
Ciò ha ulteriormente contribuito da un lato alla diffusione di ingiustificato allarmismo e, per altro verso, alla svalutazione del problema.

La normativa italiana preesistente in materia di elettrodotti (protezione della popolazione dai campi elettrici con frequenza pari a quella di rete pubblica, ovvero 50 Hz) è stata recentemente innovata dal D.P.C.M. del 08/07/2003. Ho sottolineato la parola “innovata” non a caso, infatti, il recente Decreto non si limita a fissare nuovi valori di esposizione, ma rivoluziona completamente il concetto di protezione.

La rivoluzione normativa si concretizza nel superamento del concetto generico di protezione fissato dall’art. 5 del precedente D.P.C.M. del 1992, basato sulla generalizzata distanza di rispetto dalla sorgente, per passare ad un concetto di protezione che si basa sulle effettive condizioni di “inquinamento” in sitp. La nuova norma fissa, infatti, non più delle generiche distanze di rispetto, ma dei valori massimi di esposizione che devono essere, di volta in volta, monitorati. In funzione dei valori massimi rilevati o calcolati dovranno essere valutate le distanze di rispetto.
Il nuovo D.P.C.M., introduce, per le strutture esistenti, i seguenti limiti di esposizione legati, tra l’altro, al tempo di esposizione:

  • per aree esterne lontane dai centri abitati:
    – 100 µT per l’induzione magnetica;
    – 5 kV/m per il campo elettrico
    i valori sopra riportati devono intendersi come valori efficaci
  • per aree prossime ad aree gioco per l’infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere:
    – 10 µT, da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali
    condizioni di esercizio
    i valori sopra riportati devono intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.

Il D.P.C.M. introduce, inoltre, il valore di soglia per le strutture e gli elettrodotti di nuova costruzione, che costituisce l’obiettivo di qualità della norma stessa, ovvero “Nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per l’infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in prossimita’ di linee ed installazioni elettriche gia’ presenti nel territorio, ai fini della progressiva minimizzazione dell’esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti operanti alla frequenza di 50 Hz, e’ fissato l’obiettivo di qualita’ di 3 µT per il valore dell’induzione magnetica, da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizi”.

Ora, per quanto detto, appare evidente che non è cosa facile dare una risposta puntuale e precisa alla domanda posta in quanto troppe variabili sono in gioco, si possono però fare le seguenti riflessioni:

  • se tutti i paesi aderenti alla comunità europea, Italia compresa, seppur in condizione di incertezza sull’effettiva esistenza di un nesso causale, hanno adottato delle norme “cautelative” tese a regolamentare i limiti di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, forse il sospetto che tali forze fisiche siano dannose per la salute potrebbe essere fondato;
  • occorre tener presente che il campo elettrico dipende, tra l’altro, dal valore della tensione di esercizio (che nel caso di specie è relativamente bassa), inoltre, come si è visto, l’intensità del campo elettrico e magnetico diminuisce notevolmente con l’aumentare della distanza dal conduttore e con l’interposizione di ostacoli fisici (alberi, muri, ecc). Pertanto, non disponendo di effettive misurazioni e di precisi dati sulle condizioni in si trova il lettore, si può tentare di fare una valutazione che parte dalla precedente normativa, ovvero, da quanto prescritto dall’art. 5 del D.P.C.M. 23/01/1992. Tale Decreto, che pure fissava quale livello di soglia per il campo elettrico 5 kV/m, stabiliva una distanza di rispetto da linee a 132 kV (tensione quasi dieci volte superiore a quella oggetto della domanda) non inferiore a 10 m.

Ora, appare sensato, pur senza effettuare misure di sorta, che se tale distanza risulti rispettata anche nel caso del lettore, il rischio che nel caso concreto siano superati i livelli di attenzione sia decisamente inconsistente.

Nel caso in cui il lettore ritenga comunque di doversi cautelare, il consiglio è di rivolgersi al Dipartimento A.R.P.A. competente per il proprio territorio, che potrà, per maggior sicurezza, effettuare delle misure in campo per verificare che non siano superati i limiti imposti dalla vigente normativa.
Come già detto, per ulteriori approfondimenti in materia, si rimanda alle numerose risposte elaborate dal collega Daniele Andreuccetti (contenti anche numerosi link interessanti) e raccolte nella sezione “campi elettromagnetici” dell’area “ambiente” di via lattea. Si rimanda inoltre a tutti i siti dei vari dipartimenti ARPA nazionali che spesso pubblicano interessanti approfondimenti sulla materia.