Ringrazio
il lettore per gli apprezzamenti rivolti alla mia precedente risposta sui miracoli di Padre Pio. Per chi fa
divulgazione, gli aggettivi “semplice e corretto” sono sicuramente quelli
maggiormente graditi.
Venendo alla
sua domanda, penso che le considerazioni da me svolte a proposito dei
miracoli nella precedente risposta possano tranquillamente essere applicati
anche al caso di Gesù Cristo. Come ho già avuto modo di affermare anch’io
condivido l’ipotesi secondo la quale molti fenomeni naturali male interpretati
possano essere scambiati per miracolosi. Questo accade di frequente ancora
oggi, figuriamoci quindi duemila anni fa.
Un po’ più azzardata mi sembra l’ipotesi secondo la quale Gesù Cristo
fosse un semplice illusionista. Anche se non è da escludere completamente,
non mi sembra ci siano elementi a favore di questa ipotesi. Il lettore
mi chiede che cosa pensa la scienza di Gesù Cristo. Come lui stesso afferma,
è difficile fornire una risposta a una simile domanda proprio perché non
esiste alcuna possibilità di indagine. Più che alla scienza occorre quindi
rivolgersi alla storia. La questione della veridicità storica di Gesù
Cristo (e a maggior ragione degli episodi narrati dai Vangeli) è stata
molto dibattuta. Praticamente non esistono documenti che confermino la
realtà di Gesù Cristo come figura storica e tanto meno degli episodi della
sua vita. Molti autori hanno ipotizzato che egli sia semplicemente una
figura mitica creata dal Cristianesimo. Un buon testo che affronta in
modo serio e pacato questo problema (e che consiglio al lettore) è il
seguente: H. Carpenter, Gesù, Oxford University Press, 1980. Come
si legge nella parte introduttiva all’agile libretto:
Storia
o fantasia che siano, in ogni caso i Vangeli sono la nostra sola fonte
di conoscenze intorno alla vita e alla dottrina di Gesù; in modo che
se li rifiutassimo, ci troveremmo davanti il nulla. È perciò opportuno
non lasciarli cadere del tutto, ma usarli con prudenza, dal momento
che ci mettiamo in via anche noi, alla ricerca del Gesù storico.
Come primo
atto di prudenza occorre osservare che il più antico dei Vangeli, quello
di Marco, venne scritto sicuramente molti anni dopo la data presunta della
morte di Cristo (forse tra il 65 e il 75 d. C.). A distanza di così tanti
anni era inevitabile che la fedeltà storica del racconto lasciasse molto
a desiderare.
È anche fuori dubbio che molti elementi della vita e dell’insegnamento
di Cristo si ritrovano anche in religioni precedenti. Ad esempio, dai
famosi manoscritti del mar Morto risulta che già circa cento anni prima
della presunta nascita di Cristo esistevano riti, miti e ideologie tipicamente
cristiane. In particolare la figura del cosiddetto “Maestro di giustizia
del Qumrân” ha molti tratti in comune con quella di Gesù Cristo.
Anche molti credenti, di fronte a queste difficoltà, hanno preferito concentrarsi
sugli aspetti tipicamente metafisici ed etici del Cristianesimo, considerando
tutto sommato irrilevante il problema dell’autenticità storica della figura
di Cristo.
Di fronte
all’impossibilità di provare la realtà storica di Gesù, a maggior ragione,
è legittimo dubitare della affidabilità del racconto evangelico per quanto
riguarda i miracoli. In ogni religione emerge l’elemento fantastico e
leggendario. Esempi di come possano essere mitizzate figure umane attribuendo
loro capacità sovrannaturali se ne possono ritrovare anche in epoca recente.
Ad esempio, è significativo il caso del “messia” toscano Davide Lazzaretti
che, tra il 1868 e il 1878, creò una comunità religiosa sul Monte Amiata.
Nonostante che all’origine del “Lazzarettismo” vi fossero sicuramente
molte più istanze di rivendicazione sociale che non religiose, al suo
interno non mancarono elementi sovrannaturali. Addirittura, dopo che il
Lazzaretti venne barbaramente ucciso dalle forze dell’ordine, molti dei
suoi fedeli videro in lui un secondo Cristo.
Per concludere,
vorrei citare ancora un brano tratto dal libro di Carperter:
Chiunque
abbia raccolto testimonianze per la biografia d’una persona da poco
scomparsa, sa quante volte gli intimi di questa -gli amici e persino
i familiari- si stacchino senz’accorgersene dall’esatta verità storica,
anche a pochi anni, nonché a qualche decennio dal fatto, nelle loro
rimembranze. C’è in tutti la tendenza a ritoccare i ricordi reali, a
dar loro l’aspetto di aneddoti ben costruiti con un principio e una
fine, e una morale, o almeno un particolare motivo di interesse. […]
Ora, che la stessa sorte dovesse toccare alle rimembranze di Gesù da
parte dei discepoli, era certo inevitabile, dato specialmente che essi
le rendevano note collo scopo di vantare le sue gesta. […] Dunque è
certo che s’ebbero, seppure inconsce, fantasiose invenzioni; e d’altra
parte lo storico non può determinare con precisione dove, e in quale
misura, esse abbiano travisato i fatti. Può soltanto avere sospetti,
e dichiararli; ma nulla può provare.