Ho saputo che in alcuni acquedotti il livello di fluoro supera i limiti consentiti. Quali sono i trattamenti da prevedere per riportare i valori nei limiti?

Il D.P.R. 03/07/1982 N. 515 definisce i requisiti
di qualita’ delle acque dolci superficiali utilizzate o destinate ad essere
utilizzate, dopo trattamenti appropriati, all’approvvigionamento idrico
potabile.

Questo significa che l’acqua destinata all’approvvigionamento potabile
deve comunque avere precisi requisiti fisici, chimici e microbiologici.

Per quanto riguarda il contenuto di fluoruri le acque superficiali
destinate alla produzione di acqua potabile non possono superare il valore
limite di 1,5 mg/l di fluoro. Questo limite coincide con la concentrazione
massima ammissibile (CMA) di fluoruri nell’acqua potabile degli acquedotti:
da cio’ risulta evidente che, se il contenuto di fluoruri supera il valore
limite fissato, l’acqua non puo’ essere fornita al consumo potabile ne’
trattata per renderla potabile.

Talvolta accade che la concentrazione di fluoruri, pur rimanendo nei
valori limite, sia notevolmente vicina ai medesimi. In questi casi, se
si vuole ridurre il contenuto di fluoruri (ed eventualmente quello di
altre sostanze presenti) il trattamento consigliato puo’ essere quello
di osmosi inversa.

L’osmosi avviene se una membrana semipermeabile (permette il passaggio
del solo solvente e non dei sali in esso contenuti) divide due soluzioni
acquose a diversa concentrazione: l’acqua passa dalla soluzione meno concentrata
a quella piu’ concentrata diluendola. Se applichiamo una pressione sulla
superficie della soluzione piu’ concentrata il processo si inverte e,
per effetto della pressione, il solvente attraversa la membrana liberandosi
dei sali in esso disciolti.