Prima di rispondere alla domanda
occorre innanzi tutto fare alcune precisazioni:
1. Le diossine non sono un prodotto
della combustione dei rifiuti in generale, ma solo di alcune categorie
specifiche di rifiuti e in particolare delle plastiche contenenti cloro
e cioè il PVC.
2. I moderni inceneritori hanno raggiunto
un un grado di avanzamento tecnologico tale da poter funzionare senza produrre
diossine o altri composti dannosi all’ambiente in quantità rilevanti.
Le diossine infatti si producono quando il processo di combustione dei
materiali contenenti cloro avviene in difetto di ossigeno e a temperature
inferiori a 800°. Negli impianti di incenerimento di ultima generazione
sono obbligatori degli accorgimenti tecnici che facciano restare i fumi
di combustione ad una temperatura non inferiore a 950° per un tempo
sufficientemente lungo da impedire la formazione di diossine. Per questo motivo le emissioni di diossina
dei nuovi impianti di incenerimento sono circa diecimila volte inferiori
alle emissioni degli impianti di 30 anni fa.
L’incendio a cui si fa riferimento
nella domanda, avvenuto probabilmente in una discarica di grandi dimensioni,
si è senz’altro sviluppato in situazioni incontrollate e perciò
può aver prodotto non solo diossine ma anche altri composti dannosi
in funzione delle caratteristiche quali-quantitative dei rifiuti che sono
bruciati.
La determinazione delle quantità
di diossine prodotte, al fine di una valutazione dei danni che possono
essere stati recati all’uomo e all’ambiente circostante, non è un’operazione
facile. Bisognerebbe infatti conoscere con sufficiente precisione
la quantità di PVC presente nella massa dei rifiuti che è
bruciata oltreché le condizioni in cui si è sviluppato l’incendio
e calcolare, attraverso operazioni stechiometriche, la quantità
di diossina prodotta durante la combustione.