L’alluminio è il
metallo più utilizzato dopo l’acciaio e viene
impiegato nelle lavorazioni industriali, nelle
costruzioni civili e meccaniche e nella produzione di
imballaggi. Viene ricavato dal minerale di bauxite
presente sulla terra in giacimenti concentrati in
Australia, Guinea e Sierra Leone attraverso procedimenti
estremamente complessi che comportano un enorme consumo
di energia (circa 50.000 kWh/t) e la produzione di scorie
molto inquinanti e di difficile smaltimento.
Per questi motivi il
riciclaggio dell’alluminio è molto diffuso. Si
calcola infatti che vengono riciclate la totalità degli
sfridi di produzione industriale, più della metà
dell’alluminio proveniente dal settore civile e
meccanico. E’ invece ancora scarsa la quantità di
imballaggi per alimentari (perlopiù lattine per bibite)
proveniente dai rifiuti solidi urbani che si invia al
recupero.
Il consumo di energia
richiesto per ottenere alluminio riciclato è pari a
circa 3.000 kWh/t e la produzione di scorie è molto
limitata.
Il processo di recupero
è molto semplice, l’alluminio recuperato viene
preventivamente frantumato e sottoposto a trattamenti
specifici per l’eliminazione di sostanze estranee
come essiccazione, disoliamento ecc. e successivamente
fuso.
Le scorie che si
producono nel processo di fusione sono costituite da sali
non inquinanti. Non mi risulta che nelle varie fasi di
riciclaggio dell’alluminio ci sia produzione
apprezzabile di diossina.