Brian Josephson, premio Nobel per la fisica, è uno dei principali sostenitori dell’esistenza dell’ESP. Michio Kaku, altro scienziato autorevole, parla con sorprendente possibilismo di UFO e viaggi nel tempo. Altri parlano di immortalità. Non le sembra che ultimamente tendenze pseudoscientifiche si facciano largo anche tra scienziati “seri”?

                  

Brian Josephson e Michio Kaku

Brian Josephson (nato nel 1940) vinse il premio Nobel per la fisica nel 1973 per la scoperta dell’effetto che porta il suo nome. Tale effetto riguarda una particolare proprietà che si manifesta nella giunzione formata da due elettrodi superconduttori che sono separati da un sottilissimo strato isolante. L’intuizione che lo portò alla vincita del prestigioso riconoscimento scientifico gli venne quando aveva appena 22 anni. Josephson può essere pertanto considerato un vero enfant prodige della fisica.
Michio Kaku (nato nel 1947) è uno stimato fisico teorico che ha contribuito allo sviluppo della cosiddetta teoria delle stringhe. È attualmente professore di fisica teorica alla City University di New York e svolge ricerche nel campo dell’unificazione delle quattro forze fondamentali.

Si tratta quindi realmente di due “scienziati seri”, come afferma il lettore. Eppure da qualche tempo sono diventati sostenitori di teorie eterodosse. Josephson è un fautore della parapsicologia e di altre discipline “di frontiera” come si può dedurre dalla sua Home Page personale: http://www.tcm.phy.cam.ac.uk/~bdj10/. Michiu Kaku è noto al grande pubblico per la sua attività divulgativa. Nei suoi libri, quali Iperspazio e Visions, delinea scenari da fantascienza in cui ritiene perfettamente realizzabili macchine del tempo capaci di generare straordinari paradossi. Chi invece ha parlato di immortalità è stato il fisico Frank Tipler, docente alla Tulane University, Usa, che ha scritto un libro dal pomposo titolo La fisica dell’immortalità in cui crede di dimostrare matematicamente niente meno che la resurrezione dei defunti (si veda http://www.vialattea.net/odifreddi/tipler.pdf).

Che dire? La scienza ha finalmente dimostrato la realtà di tante convinzioni metafisiche, esoteriche e occultistiche, tanto di moda in ambienti New Age e simili? Evidentemente no. Si tratta semplicemente della posizione personale di alcuni isolati ricercatori, non certo condivise dal resto della comunità scientifica.
Non bisogna neanche credere che certe tendenze pseudoscientifiche siano caratteristiche della nostra epoca. Anche nel passato vi sono esempi altrettanto significativi. Vi sono stati premi Nobel (ad esempio Charles Richet) e comunque illustri scienziati (Williams Crookes, Camille Falammarion, Oliver Lodge, ecc.) che hanno creduto all’esistenza dei fantasmi e alle straordinarie capacità di medium imbroglioni. Vi sono stati illustri ricercatori che sono stati vittime di solenni cantonate come credere all’esistenza dei raggi N, della poliacqua, della memoria dell’acqua, ecc. Altri addirittura non hanno esitato a perpetrare vere e proprie frodi scientifiche per cercare di fornire un fondamento alle teorie in cui credevano. Nella scienza per fortuna la posizione dei singoli ricercatori ha ben poca importanza. Ogni affermazione per essere accettata deve infatti essere condivisa dall’intera comunità scientifica internazionale. Evidentemente questa condivisione non c’è mai stata per le teorie eterodosse cui fa riferimento il lettore.

Gli scienziati, prima di essere tali, sono uomini e, come tutti gli uomini, portano con sé il loro fardello di emozioni, pregiudizi, convinzioni, fallibilità, ignoranza, presunzione, orgoglio, desiderio di affermazione personale, ecc. Tutto ciò rende perfettamente possibile che anche ricercatori che hanno dimostrato una grande genialità in certi settori, si comportino poi come ingenui sempliciotti relativamente ad altri argomenti.

Quello che sostiene uno scienziato, per illustre e affermato che sia, non ha alcun valore se non viene condiviso dal resto della comunità scientifica. Per fortuna nella scienza non vale alcun principio di autorità. Questa necessità di raggiungere il cosiddetto accordo intersoggettivo, rappresenta un eccezionale sistema di filtraggio e di autocorrezione che consente alla scienza di far sopravvivere solamente le idee valide e debitamente provate e di eliminare al contempo tutte le idee prive di adeguato fondamento. Tra tutte le attività culturali umane la scienza è l’unica a possedere questo straordinario requisito.