A proposito di elettrosmog. I 6 V/m, limite cautelativo vigente in Italia,derivano dalla somma di tutti i contributi di sorgenti che irradiano in quel punto?Come nasce matematicamente quel limite?In una normale cucina la presenza di un forno a u-onde (ben funzionante) aumenta la presenza di campi EM oppure a pochi cm dal forno il campo è pressocchè nullo?

Il valore di soglia citato nella domanda (6 V/m) è quello previsto all’art. 4 del D.M. 381/98. Tale disposizione normativa ha come oggetto la protezione della popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici connessi al funzionamento ed all’esercizio dei sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nell’intervallo di frequenza compresa fra 100 KHz e 300 GHz. In particolare, l’art. 4 della citata disposizione normativa dice:


“…Art. 4. Misure di cautela ed obiettivi di qualità

1. Fermi restando i limiti di cui all’articolo 3, la progettazione e la realizzazione dei sistemi fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nell’intervallo di frequenza compresa fra 100 kHz e 300 GHz e l’adeguamento di quelle preesistenti, deve avvenire in modo da produrre i valori di campo elettromagnetico più bassi possibile, compatibilmente con la qualità del servizio svolto dal sistema stesso al fine di minimizzare l’esposizione della popolazione.


2. Per i fini di cui al precedente comma 1, in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore non devono essere superati i seguenti valori, indipendentemente dalla frequenza, mediati su un’area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su qualsiasi intervallo di sei minuti: 6 V/m per il campo elettrico, 0,016 A/m per il campo magnetico intesi come valori efficaci e, per frequenze comprese tra 3 Mhz e 300 GHz, 0,10 W/m(elevato a)2 per la densità di potenza dell’onda piana equivalente….”

Sempre tale D.M., all’art. 3 punto (a seguire la tabella dei valori massimi di esposizione), precisa che “…2. Nel caso di campi elettromagnetici generati da più sorgenti, la somma dei relativi contributi normalizzati, definiti in allegato B, deve essere minore dell’unita’…”. E’ quindi chiaro che il valore di esposizione da misurare o, eventualmente da calcolare, è costituito dalla sommatoria delle varie sorgenti presenti che concorrono a formare il campo elettromagnetico. Tale somma, essendo dipendente (verosimilmente) da campi non uniformi, deve essere effettuata “normalizzando” i singoli contributi secondo quanto disposto dall’allegato “C” dello stesso Decreto, ovvero:



“…ALLEGATO C – RIDUZIONE A CONFORMITA’


La riduzione dei contributi dei campi elettromagnetici generati da diverse sorgenti, che concorrono in un dato punto al superamento dei limiti di esposizione di cui all’art. 3 e dei valori di cui all’art. 4, comma 2, deve essere eseguito dalla sorgente i-esima, con Li il corrispondente limite desunto dalla tab. 1, si calcolano i contributi normalizzati che le varie sorgenti producono nel punto in considerazione nel modo seguente:



Per quanto concerne il possibile inquinamento elettromagnetico legato all’utilizzo di forni a microonde, si rimanda il lettore all’esauriente risposta del collega Daniele Andreuccetti avente medesimo oggetto (http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=7855).


Per approfondire l’argomento è interessante anche il seguente indirizzo:

www.asf.toscana.it/modules.php?p=modload&name=Sections&file=index&req=viewarticle&artid=782&page=1#eh