del nostro lettore, ma esiste una generazione, i quarantenni di oggi,
che ha vissuto direttamente la, come
si diceva con una certa enfasi, “conquista
della spazio”. Un’impresa titanica di cui senza dubbio non ci
devono sfuggire le enormi implicazioni politiche, economiche e
militari. Un’impresa che però ha anche fatto sognare,
e continua a farlo, generazioni di persone di tutto il mondo.
Poche avventure umane hanno saputo attrarre così tanto
l’attenzione emotiva ed i sogni del mondo come le missioni spaziali
che, in pieno spirito anni ’60, venivano contestate ed esaltate senza
soluzioni di continuità. Le immagini delle le prime
passeggiate spaziali, le operazioni in orbita e, soprattuto, le
missioni Apollo hanno veramente segnato un’epoca.
I primi passi dell’umanità nello spazio.
Oggi
giorno molto è cambiato, e se lo spazio mantiene tutto sommato
inalterato il suo fascino, è anche vero che le grandi
esplorazioni ormai vedono solo attori delle (meravigliose) sonde
automatiche e gli astronauti sempre più presenti come
super-meccanici in grado di compiere lavori in orbita bassa con
l’assillo di ridurre i costi ed ottimizzare le prestazioni.
Probabilmente stupirà sapere che la grande tradizione
dell’astronautica sovietica, che in tutti gli anni ’80 ha mantenuto
degli uomini in orbita sulla stazione spaziale Mir anche per lunghi
periodi, non ha mai visto un proprio astronauta allontanarsi da terra
più di 500 km, la quota tipica orbitale per la stazione.
Meno della distanza fra Milano e Roma.
Ma veniamo all’argomento
vero della domanda: come si fa a diventare astronauti? Effettivamente
oggi giorno sia la NASA che l’Agenzia Spaziale Europea, tramite le
agenzie nazionali come quella italiana, mantengono un corpo stabile
di astronauti. Questo significa che la domanda non è mal
posta, ed è lecito domandarsi se esista una procedura
specifica, delle scuole, o che altro per diventare astronauti.
In termini tecnici va
detto subito che non esiste una strada dedicata, anche se gli
astronauti italiani comunque sono stati selezionati tramite concorsi
pubblici, apparsi sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica come per
qualunque altro concorso. I requisiti minimi richiesti non sono
particolarmente selettivi: semplicemente una laurea in discipline
scientifiche o mediche, almeno alcuni anni, 3 tipicamente, di
esperienza lavorativa, conoscenza della lingua inglese. I limiti di
età sono sempre stati piuttosto ampi, e comunque più
legati alla richiesta di idoneità fisica paragonabile a quella
necessaria all’aviolancio od in genere al lavoro in quota. Le
modalità concorsuali sono cambiate nel corso degli anni,
soprattutto per fare fronte alla letteralmente enorme mole di domande
ricevute. In ogni caso, in generale, si ha una visita medica ed
attitudinaria, una prova di conoscenza della lingua inglese, ed
attraverso una valutazione dei titoli si arriverà, se si è
fra i prescelti, al o ai colloqui finali.
Tutto molto semplice,
almeno in apparenza. Così semplice da non permettere come
detto di delineare un iter formativo privilegiato. Inoltre la non
regolarità dei concorsi, sono occasionali in funzione delle
necessità specifiche, implica che non sia possibile “studiare”
da astronauti. E’ invece possibile, almeno in linea di principio,
diventare astronauti intanto che si è occupati a lavorare in
altri settori, più o meno affini, sviluppando professionalità
e competenze che possono risultare vincenti nel momento in cui se ne
presentasse l’occasione. Probabilmente allora può essere
interessante ripercorrere brevemente le diverse carriere di alcuni
fra gli astronauti italiani: Franco Malerba, Umberto Guidoni,
Maurizio Cheli, Roberto Vittori e Paolo Nespoli.
Franco Malerba (a sinistra), nato nel
1946, è stato il primo astronauta italiano a supporto di una
delle missioni dello shuttle che portarono in orbita il satellite
appeso ad un filo, il famoso “tethered satellite”. Malerba è
ingegnere di formazione ma in seguito ottiene un dottorato in fisica
e percorre una carriera accademica come ricercatore nel settore
bio-fisico per poi approdare all’Agenzia Spaziale Europea come
candidato astronauta alla fine degli anni ’70.
Umberto Guidoni , nato
nel 1954, si laurea in fisica e poi lavora presso il Comitato
Nazionale per l’Energia Nucleare (CNEN) e poi Ente Nazionale Energie
Alternative (ENEA) per poi muoversi verso la progettazione di
apparati per satelliti presso Istituto di Fisica dello Spazio
Interplanetario (IFSI) di Frascati. Intorno al 1990 viene selezionato
come candidato astronauta italiano per le missioni con il satellite
“tethered”. Sia Malerba che Guidoni, come si vede, provengono da
un ambiente scientifico ed entrambi si sono avvicinati allo spazio
prima come specialisti di esperimenti ed apparati vari per poi
diventare astronauti veri e propri. Nella loro carriera si può
tuttavia riconoscere un punto importante. Hanno volato nel momento in
cui era in corso un esperimento, il “tethered”, a guida, anche
finanziaria, italiana. Questa è un po’ la regola, nel senso
che chi sostiene la spesa dello sviluppo di uno strumento o di un
esperimento di fatto ottiene anche come contropartita il diritto di
avere uno o più astronauti della nazionalità del
principale contraente.
Sempre
legato all’avventura del “tethered” è anche la carriera di
astronauta di Maurizio Cheli (a destra) che, di formazione, è però
un pilota dell’Areonautica Militare anche se successivamente ha
ottenuto una laurea in ingegneria aerospaziale. Cheli, poi diventato
dipendente dell’Alenia Aeronautica, nota industria del settore, è
stato selezionato come astronauta sempre per la seconda missione
“tethered” con Guidoni. In questo caso vediamo infatti entrare in
maniera importante l’esperienza come pilota o specialista in
aeronautica, fattore che si rivelerà sempre più
importante per i futuri astronauti selezionati con veri e propri
concorsi pubblici come si accennava in precedenza: Roberto Vittori e
Paolo Nespoli.
Vittori, nato nel 1964, è stato anch’esso
pilota militare ed ha collezionato varie esperienze come pilota
collaudatore, come per altro prima di lui anche Cheli. Nespoli,
infine, nasce nel 1957 e proviene ancora dalle Forze Armate. E’ stato
paracadutista, anche se in seguito ha ottenuto laurea in ingegneria
aerospaziale.
Nespoli decisamente ha seguito un iter formativo
alquanto peculiare. Incursore ai tempi della missione italiana in
Libano, poi si congeda e lavora come progettista di componenti di
quello che diventerà, ancora una volta, il satellite
“tethered”. Nel ’91 entra a far parte dell’ESA come ingegnere
addetto all’istruzione di astronauti e diventa in seguito astronauta
vero e proprio anche se, ci risulta, non abbia ancora volato in una
missione reale.
Di
fatto non è difficile vedere una chiara transizione dai tempi
“eroici”, in cui gli astronauti erano spesso degli ingegneri che
seguivano i loro progetti anche in orbita come scelta naturale, fino
ai tempi attuali in cui gli astronauti sono degli operatori che
l’Agenzia Spaziale europea “offre” come specialisti nelle
missioni più disparate. Se vogliamo è anche un
passaggio da una fase in cui ogni missione spaziale faceva storia a
se, ad una fase in cui si offre un pacchetto di servizi e gli
astronauti sono personale super-specializzato non direttamente legato
alla tipologia della missione. Non è difficile vedere in
questo la tipica modalità operativa di strutture militari (ma
anche mediche o in generali di servizi dove ci si muove in un
contesto di alta tecnologia) dove il personale viene qualificato
definendo nel massimo dettaglio possibile ruoli ed operazioni ed
identificando gli interventi come una combinazione di operazioni di
base con un criterio di aggregazione gerarchica finalizzato allo
scopo della missione.
Cosa
rispondere quindi al nostro lettore aspirante astronauta?
L’esperienza degli attuali e passati astronauti italiani permette di
identificare due chiare tipologie di formazione: scienziati od
ingegneri che in seguito hanno operato anche direttamente alla messa
in opera dei loro progetti, o militari di carriera, per lo più
dell’aeronautica, in funzione sicuramente di affinità di
tipologie operative, non l’ultima la capacità di vivere e
lavorare in un contesto ad alta gerarchizzazione, e probabilmente di
una crescente partecipazione finanziaria dell’Aeronautica in attività
legate allo spazio.
Alcuni link:
La stazione
spaziale Mir: http://it.wikipedia.org/wiki/Mir
L’Agenzia Spaziale
Europea: http://www.esa.int/esaCP/Italy.html
L’Agenzia Spaziale
Italiana: http://www.asi.it/
La Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana: http://www.gazzettaufficiale.it/index.jsp
Alcuni siti con
dati riguardo gli astronauti italiani:
http://it.wikipedia.org/wiki/Template:Astronauti_italiani
http://www.esa.int/esaCP/ESACJCZ84UC_Italy_0.html
http://www.asi.it/sito/astronauti.htm