Nei libri di geografia delle scuole elementari e medie i nostri grandi laghi prealpini sono liquidati come “laghi glaciali”. È vero per quanto coinvolti nell’ultima glaciazione, le cui morene frontali hanno fatto la “diga”, ma loro storia più antica è molto più affascinante. Erano (profondissime) valli alpine. Potete farne una breve storia? Grazie.

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Le orogenesi

L’orogenesi è il lungo processo (decine di milioni di anni) che porta alla formazione delle catene di montagne. Questo processo conosce vari stadi:
– lo stadio in cui si sedimentano le sequenze che in seguito saranno deformate e costituiranno la nuova catena montuosa;
– lo stadio di convergenza tra le placche con subduzione della litosfera oceanica;
– lo stadio di collisione tra due blocchi continentali, che provoca l’ispessimento della litosfera e la formazione vera e propria della catena montuosa.

Generalmente, quando si data un’orogenesi, si considerano gli stadi di convergenza e di collisione i quali, tuttavia, sono databili con una certa precisione solo per le orogenesi più recenti.

La formazione delle catene montuose del nostro pianeta è da ricondurre ad una serie di orogenesi (Caledoniana, Ercinica, Alpina) che, dall’inizio dell’Era Paleozoica, si sono succedute, con intervalli abbastanza regolari.

Trascuriamo le orogenesi più antiche (Caledoniana ed Ercinica) per considerare l’orogenesi Alpina (detta anche Alpino-himalayana o Alpidica) che interessa più da vicino la domanda sui laghi glaciali prealpini.
(Vedi http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=7207).

Tutte le montagne dell’area mediterranea, le Alpi, gli Appennini, i monti del Marocco, quelle dell’area dalmata, della Grecia e della Turchia, sono il risultato della collisione tra due placche litosferiche a crosta continentale.

In pratica nell’Era Cenozoiza la configurazione dei continenti e delle catene montuose del nostro pianeta è analoga all’attuale.


Panoramica fotografica sull’arco delle Alpi ai tempi nostri.

Nel corso delle decine e centinaia di milioni d’anni, il territorio occupato oggi dalle Alpi e dalle Prealpi, quando esse ancora non esistevano, s’inabissò e riemerse molteplici volte.

Sorgono le Alpi

È tra la fine del cretaceo e l’inizio del paleocene, circa 65 milioni d’anni fa, che la geografia di quei territori cambiò nuovamente. Verso la fine di questo periodo, il continente africano cominciò ad avvicinarsi all’Europa.
Nel mare interposto i fondali si spaccarono e si corrugarono con la formazione di rilievi sottomarini stretti ed allungati. Lungo l’attuale valle del Chiese si riattivò una grande frattura (faglia) chiamata Linea delle Giudicarie…

I movimenti ebbero un successivo forte impulso verso la fine dell’Eocene, tra 45 e 35 milioni d’anni fa (fase mesoalpina), con ampia ripresa della traslazione delle falde verso nord e loro ricoprimento del flysch cretacico-eocenico.


Le spinte di collisone facevano in modo che masse enormi di lave salissero verso la superficie terrestre. Erano lave ricche di silicio, dense e viscose. Il loro movimento di risalita era cosi lento che alla fine si arrestò e le lave si raffreddano all’interno della crosta continentale trasformandosi in graniti e tonaliti. Erano nati così, in pochissimo tempo, circa 30 milioni d’anni fa nella fase chiamata neoalpina, l’Adamello e la Presanella.

Nel miocene (25 miliomi di anni fa) si sono ormai sollevate molte cime alpine i cui detriti vanno a riempire il solco perialpino, depressione che va dalle attuali foci del Rodano, attraverso la Svizzera e la Germania meridionale, alla regione viennese.
Anche la zona a sud delle Alpi (Prealpi lombarde e venete e Friuli) si solleva e va incontro all’erosione; il Trentino, però, rimane una depressione ricoperta dal mare. Successivamente, questa zona risprofonda e viene sommmersa da un mare basso, ricco di organismi che fissano il carbonato di calcio nel loro guscio (soprattutto nel Trentino e nel Bellunese) mentre nella zona lombarda sommersa si accumulano i detriti portati dai fiumi e dalle onde costiere. Si susseguono altri avvenimenti che tralasciamo per non allungare troppo questa risposta.


Movimenti delle placche nell’orogenesi alpino-himalayana.

Nella figura a sinistra:
gli spostamenti della placca indiana che, assieme a quelli della placca africana hanno provocato l’orogenesi alpino-himalayana che ha visto sorgere la catena dell’Himalaya e molte catene europee, Alpi comprese.

Una storia lunga quasi 20 milioni di anni

Per arrivare alle profondissime valli alpine, di cui parla il lettore e che oggi sono occupate dai grandi laghi prealpini d’origine glaciale, devono trascorrere ancora quasi due decine di milioni di anni durante i quali i movimenti tettonici dell’orogenesi alpina continuano a sollevare il territorio, causando l’approfondimento delle valli.
I rilievi, in questo periodo (tra 25 e 6 milioni d’anni fa), erano molto articolati e complessi.
Infatti, conclusi i grandi processi deformativi legati all’orogenesi alpina, le vallate alpine e prealpine si presentavano con profonde e strette incisioni paragonabili a canyon e con versanti molto ripidi. Le stesse valli perdurano attualmente, parzialmente colmate da successivi depositi, come ben evidenziato dai profili sismici.

A questa situazione, all’inizio del pliocene, segue un altro evento importante che ha influito sulla morfologia alpina e prealpina: a causa della chiusura dello stretto di Gibilterra, nel Messiniano (Miocene superiore, circa 6-5,5 milioni d’anni fa) il Mediterraneo si prosciuga completamente.
Questa situazione provocò l’aumento repentino dei dislivelli topografici dei corsi d’acqua nelle vallate già impostate, innescando un’intensa attività erosiva degli alvei che originò forre, molto profonde, incise nel substrato: sotto del Lago di Como, ad esempio, si trova un canyon profondo più di 1000 metri, ora parzialmente riempito di sedimenti.
Si alternano anche trasgressioni (aumento del mare) e regressioni (abbasamento del mare) del Mediterraneo, fenomeni che contribuirono ultreriormente a configurare il territorio prealpino.


Distribuzione delle terre emerse dei mari durante la trasgressione del Pliocene (7 Ma), l’attuale pianura Padana era un grande golfo e l’Appennino una sottile penisola.

Terre emerse e mari durante la regressione del Pleistocene (2 Ma).

Arriviamo così quasi ai nostri giorni (si fa per dire) quando nell’era quaternaria (era geologica in cui viviamo), precisamente tra due milioni e 10 mila anni fa, avvengono le ultime cinque grandi glaciazioni:
Donau, Gunz, Mindel, Riss, Wurm.

Benché in Italia siano visibili testimonianze solo delle ultime tre, di sicuro tutte e cinque hanno profondamente modellato i territori da esse ricoperti con spessore di ghiaccio che arrivava anche a 2000 metri.

http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=5727

In particolare fu l’ultima glaciazione, quella di Wurm avvenuta tra gli 80 mila e i 10 mila anni fa, a “regalarci” i laghi glaciali prealpini di cui oggi possiamo godere gli spendidi paesaggi:
lago Maggiore, d’Orta, di Como, d’Iseo, di Garda.

Nelle due figure qui a sinistra:
il ghiacciaio che ricopriva la valle nella quale si formò il lago di Garda alla fine della glaciazione di Wurm.