Vorrei sapere se esistono prove geologiche di una eventuale tsunami causata dall’eruzione di uno dei vulcani del mediterraneo durante l’età del bronzo, e quali sono le tracce riscontrabili nel territorio (fango marino).

tsunami età del bronzo

Introduzione

La domanda non permette di conoscere la ragione per la quale il lettore desidera sapere se nell’Età del bronzo vi siano stati nell’area mediterranea tsunami causati da esplosioni vulcaniche. Pertanto non ci dilungheremo ad esaminare gli avvenimenti che gli storici ritengono essere collegati a tali sconvolgimenti; di tali avvenimenti sarà fatto solo un breve cenno.

L’età del bronzo è un periodo compreso tra l’Eneolitico e la cosiddetta Età del Ferro ed è caratterizzato dalla scoperta e dalla diffusione della metallurgia del bronzo.

La datazione dell’Età del Bronzo varia a seconda delle diverse zone geografiche:

•a) III millennio a. C. circa, per i Paesi del Mediterraneo orientale e il Vicino Oriente;

•b) II millennio a. C. circa, per l’Europa occidentale.

L’età del Bronzo in Italia comprende un periodo di oltre mille anni ed è convenzionalmente suddivisa (con datazioni approssimative) in:

Bronzo Antico (2200-1600 a.C.);
Bronzo Medio (1600-1300 a.C.);
Bronzo Recente (1300-1200/1150 a.C.);
Bronzo Finale (1200/1150-900 a.C.).

L’età del bronzo, quindi, non ha datazione precisa poiché le popolazioni sparse nelle varie aree geografiche del tempo hanno cominciato a conoscere e a lavorare il bronzo in tempi diversi.

Tsunami nel Mediterraneo nell’Età del bronzo

Figura 1 – L’area mediterranea.

Il Mediterraneo ha una lunga storia di tsunami, una delle più corpose al mondo. Sono oltre trecento gli eventi registrati sin dal 1300 a.C. e che interessano soprattutto il Mediterraneo orientale e lo Stretto di Messina. Circa il 7% di tutti i terremoti ha prodotto onde anomale che hanno causato danni o gravi devastazioni; in Grecia tale percentuale sale al 30%. In Italia sono 67 gli tsunami registrati negli ultImi 2000 anni. Di questi: 46 sono stati causati da terremoti e 12 da vulcani.
Al seguente indirizzo possiamo trovare il catalogo degli tsunami italiani che, purtroppo, inizia solo dalla famosa eruzione pliniana del Vesuvio (avvenuta il 24 agosto del 79 d.C.) e arriva ai giorni nostri (2002).
Tale catalogo (vedi
Catalogo)
contiene tutti i 67 eventi appena citati.

L’elenco, quindi, benché interessante e utile per molti aspetti, ha poca attinenza con la domanda cui si risponde e che chiede di eventi di maremoto molto precedenti alla prima eruzione riportata nel catalogo.

Di tutti gli tsunami avvenuti nella regione mediterranea, il più famoso ma anche il meno documentato, è quello connesso all’esplosione e al collasso del vulcano di Santorini durante la relativa eruzione avvenuta tra il XIV e il XVI secolo a.C.
La datazione, quindi, non è precisa anche se molti studiosi ritengono che l’evento sia avvenuto in date meno indefinite e tutte a.C.: 1370 – 1380 – 1460 e altre ancora fino al 1650 (+/- 50 anni rispetto a quest’ultima).
In ogni caso, tutte le date si collocano all’interno dell’Età del bronzo.


Figura 2 – Santorini vista dall’alto.

Secondo le ricostruzioni geomorfologiche del suo territorio, Santorini sarebbe stato il parto di una violentissima esplosione vulcanica: la stessa isola, in pratica, sarebbe la parte inferiore di un vulcano che, a causa di un’eruzione, ha generato le altre due isole nelle quali Santorini si allunga, Aspronissi e Terrasia, modellandone i contorni e la conformazione.Figura


3 – Mappa dell’isola di Santorini.

C’è la moltissima speculazione circa gli effetti di questo tsunami sul mondo antico, ma pochissimo è conosciuto circa il relativo meccanismo che lo ha generato. La maggior parte degli studi ha attribuito questo tsunami all’esplosione e al crollo del vulcano di Santorini nel formare una grande caldera sottomarina.
I geologi attribuiscono l’attuale forma delle Cicladi all’avvicendarsi di variazioni geologiche, terremoti, eruzioni vulcaniche, spostamenti della crosta terrestre succedutesi nel tempo e che inabissarono molte parti della terra ferma.

Il catastrofico evento è molto spesso collegato a diversi avvenimenti: biblici, storici, leggendari.

I fatti biblici collegati agli sconvolgimenti del Mediterraneo sono almeno due: l’oscuramento del cielo per tre giorni citato dalla Bibbia (Geremia) e la distruzione dell’esercito del Faraone investito dalle acque mentre inseguiva gli Ebrei nel loro esodo verso la terra promessa; infatti fu probabilmente uno tsunami, con un’enorme onda anomala alta 90 metri, a travolgere l’esercito egiziano nel Mar Rosso consentendo a Mosè di portare in salvo gli Ebrei in fuga.
Taluni studiosi arrivano a pensare che perfino il diluvio universale sia stato causato da un mega tsunami. Infatti, nel Mar Nero, lungo la costa anatolica, una spedizione guidata dal prof. Ballard trovò nel 2000 i resti di edifici sommersi a 100 metri di profondità suggerenti un improvviso forte innalzamento delle acque del bacino.

I fatti storici sono relativi alla scomparsa quasi improvvisa della civiltà Minoica che, investita da uno tsunami, non ebbe più le risorse per riprendersi e, quindi, fu “scalzata” dalla allora emergente civiltà Micenea che, approfittando della debolezza minoica, prese il sopravvento su di essa.

Un fatto leggendario, legato ad uno tsunami del tempo, è la scomparsa di Atlantide. Infatti molti credono che una delle terre inabissate nell’Egeo sia stata la leggendaria Atlantide.

Secondo alcuni storici Thera (Santorini) altro non sarebbe stata che la mitica Atlantide, la terra della civiltà più evoluta del suo tempo, distrutta da un maremoto e seppellita sotto acqua e cenere. Su Atlantide sono stati scritti fiumi d’inchiostro per collocarla nei luoghi più disparati: ora a Santorini, ora in Turchia, ora in Gran Bretagna e perfino in Giappone.

Più recente è l’ipotesi che Atlantide fosse una zona della Sardegna spazzata da uno tsunami che ha flagellato l’isola nell’Età del bronzo.
Tale ipotesi appartiene al giornalista scrittore Sergio Frau che nel 2002 ha pubblicato il suo libro “Le Colonne d’Ercole” nel quale cita numerosi e accurati indizi per sostenere la sua ipotesi.
I principali indizi consistono in un gruppo di nuraghes: tutti i nuraghes della parte meridionale della Sardegna risultano distrutti e ridotti a mucchi di pietre e fango il che fa pensare all’azione di uno tsunami su di essi. Infatti sembra strano che i nuraghes sulla Giara di Gésturi (appena a Nord di Barumini, più alta di circa 200 metri) siano tutti relativamente integri, come se la Giara avesse fatto da diga alla marea montante da Sud. Per ora, però, come sopra detto, si tratta solo di ipotesi anche se legittime, ragionevoli e giustificate da molte argomentazioni.
Tuttavia, si sa, le ipotesi assumono la veste di verità solo se accompagnate da prove evidenti e riconosciute dalla comunità scientifica relativa a tutte discipline che coinvolgono le ipotesi formulate.

Esiste numerosissima letteratura sui tre generi di fatti (biblici, storici, leggendari) che disquisisce, confronta, cita, diatriba e si dibatte per dimostrare l’una o l’altra tesi; ma la verità, come sopra detto, è che ancora non sono chiari i meccanismi ed i tempi degli stravolgimenti del’Egeo per cui risulta tuttto incerto, nebbioso e ipotetico.
In questa sede non è il caso di citare i moltisimi autori di tesi relative alla Bibbia, alla storia o alla leggenda di Atlantide.

Molti indizi fanno ritenere che l’attività del vulcano Thera sia stata ben conosciuta dagli abitanti del luogo la gran parte dei quali, se non tutti, deve aver abbandonato l’isola ben prima del grande cataclisma finale.
Altri indizi fanno inoltre ritenere che il fenomeno parossistico finale non sia stato l’unico evento catastrofico causato dall’attività del vulcano di Santorini. Si pensa, infatti, che nel tempo, sia prima che dopo, vi siano state diverse fasi parossistiche più o meno devastanti e che hanno provocato più tsunami.
Sulla scia di quest’ultima ipotesi sono state fatte diverse considerazioni e deduzioni:

•1) Due studiosi (HeiKen e McCoy) affermano che il processo di formazione della caldera sia stato lento, graduale, distribuito nel tempo e quindi insufficiente per generare un’enorme unica tsunami.
Così si è costretti a dedurre che un differente meccanismo generatore di tsunami sia stato responsabile del tremendo ed estremamente devastante tsunami avvenuto nell’Età del bronzo nell’area orientale del Mediterraneo, cioè nell’Egeo.

Figura 4 – Immagine del Mar Egeo.

• 2) Le susseguenti e molteplici fasi eruttive parossistiche e il parziale collasso della caldera sono stati probabilmente generati da una subsidenza causata da un vasto terremoto.

• 3) Alcuni tsunami devono essere stati causati da meccanismi differenti. Il graduale collasso della porzione ovest della caldera deve aver generato alcuni piccoli tsunami che hanno originato a nord-ovest e a ovest un’apertura con espansione della caldera di Santorini. Alcune altre probabili fasi parossistiche hanno presumibilmente generato altri piccoli tsunami.

• 4) Il collasso del rimanente vulcano all’interno delle camere magmatiche vuote, probabilmente causato da un forte terremoto, ha generato un enorme tsunami che forse è stato molto distruttivo nelle isole adiacenti, Creta, Cicladi e altrove.


Figura 5 – Cartina dell’arcipelago delle Cicladi nel Mar Egeo.

• 5) Molti enormi tsunami, nell’Età del bronzo, sono stati generati dalla combinazione della normale attività della faglia scaturita da un sospetto enorme terremoto e i possibili slittamenti subacquei d’instabili pareti vulcaniche nel circostante perimetro del vulcano Santorini.
Un simile evento può essere accaduto contemporaneamente a tsunami generato dal collasso del rimanente vulcano di Santorini o in tempo differente.


Figura 6 – Ultima eruzione (1956) del vulcano Nea Kameni, Santorini.

Conclusione

Quanto scritto fin qui è tutto ciò che si può dire in merito agli tsunami avvenuti nell’Età del bronzo nell’area del Mediterraneo.
Tuttavia, esaminando il catalogo degli tsunami citato all’inizio di questo scritto e rilevando che dal 1112 al 2002 eventi di tsunami sono accaduti con una frequenza media di circa 13 anni, è legittimo e ragionevole pensare che anche in tempi precedenti (quindi anche nell’Età del bronzo) se ne siano verificati molti, con vari meccanismi generatori e di varia intensità… Quest’ultimo ragionamento, però, per quanto logico e corretto possa essere, rimane pur sempre una mera deduzione che non può far testo all’interno di un discorso scientifico.