Vorrei qualche dettaglio tecnico sulle procedure impiegate dal team del CFH Telescope per evidenziare l’effetto deformante della materia oscura sulla “forma” finale con cui ci appaiono le galassie più lontane. In particolare: per analizzare al PC tale effetto, mi pare che occorra introdurre come dati iniziali le masse di materia oscura e la loro distribuzione nello spazio (che, invece, sono gli elementi da determinarsi); inoltre, come si tiene conto dell’ulteriore effetto deformante della materia ordinaria interposta?

Il problema,
se affrontato con completezza, e’ decisamente specialistico. In linea
di principio, comunque, lo scopo di queste ricerche’ e’ quello di mettere
in evidenza la presenza di materia oscura tramite le perturbazioni che
questa provoca nella visione di oggetti lontani. Lo scopo ultimo e’ quindi
quello di ottenere una misura della quantita’ di materia oscura che sia
indipendente, nelle metodologie, da quelle gia’ ottenibili per altra via
(curve di rotazione delle galassie, ecc.). L’analisi numerica avviene
con delle tecniche che in sostanza non sono dissimili da quelle che vengono
applicate per ottenere “fit” di funzioni in piu’ variabili, e alla letteratura
specialistica, o ad altre domande piu’ specifiche, rimando per i dettagli
tecnici inerenti questo problema. In ogni caso, per comprendere la sostanza
del problema, la materia oscura presente lungo la linea di vista puo’
modificare la visione degli oggetti piu’ lontani in maniera calcolabile
a priori, se si conosce la distribuzione in massa e spaziale della stessa.
Di fatto il procedimento consiste nell’attribuire dei valori inziali a
questi parametri e poi confrontare cio’ che si osserva con il risultato
delle elaborazioni numeriche. A parte il caso improbabile che i valori
inziali di massa e distribuzione spaziale siano gia’ adeguati per descrivere
le osservazioni, avremo in generale una discrepanza. A questo punto si
modificano leggermente i parametri di ingresso e si determina se la discrepanza
fra il risultato delle elaborazioni e le osservazioni aumenta o diminuisce.
Iterando questo procedimento si raggiunge per approssimazioni successive
il livello di precisione necessario, e la distribuzione in massa e spaziale
della materia oscura sono quindi determinate come miglior “fit”. Per quanto
riguarda la materia ordinaria le tecniche sono in realta’ le stesse. Oltre
ad una determinata distribuzione di materia oscura si puo’ inserire nelle
elaborazioni una distribuzione di materia ordinaria, luminosa, con la
differenza che quest’ultima e’ invece facilmente determinabile dalle osservazioni
in maniera diretta.