Se per caso la stazione spaziale MIR dovesse avere qualche problema, a causa del quale non riuscisse più a stare in orbita intorno alla Terra, cosa succederebbe? Cadrebbe sulla Terra oppure prima di toccare il suolo verrebbe distrutta dall’atmosfera terrestre?

Innanzitutto
tranquillizziamo il nostro lettore: qualsiasi problema accada alla MIR,
le conseguenze per l’umanità sarebbero ampiamente prevedibili. Infatti
l’orbita dei veicoli spaziali noti è conosciuta con grande precisione
e si possono anche approssimare gli effetti dell’attrito dell’atmosfera,
per cui nel caso di un rientro pilotato della MIR non ci sarebbero conseguenze
per la popolazione. Se invece il rientro fosse imprevisto, si avrebbe
tutto il tempo per pensare ai rimedi.
A dire il vero la MIR sta precipitando fin da quando è stata lanciata:
infatti alla quota di circa 400 km, dove è posizionata, l’attrito dell’atmosfera,
per quanto debole, ha l’effetto di abbassare continuamente la quota della
stazione spaziale. Per ovviare a questo problema, di tanto in tanto il
modulo “progress” accende i motori e riporta la MIR ed i suoi occupanti
ad una quota di sicurezza. Il grafico a fianco mostra la diminuzione della
quota della MIR
e l’effetto di una accensione dei motori, che ha alzato l’orbita di circa
5 chilometri.

Quando verrà
decisa la dismissione della stazione spaziale russa, gli astronauti la
abbandoneranno a bordo della capsula Soyuz e giungeranno a terra sani
e salvi, la sonda automatica “progress”, ancora agganciata alla MIR, al
momento opportuno accenderà i motori in senso contrario alla direzione
di avanzamento, in modo da diminuire la velocità della MIR. A questo punto
l’attrito dell’atmosfera farà il resto, perché se la velocità di un veicolo
in orbita diminuisce, diminuisce anche la quota e dunque aumenta la densità
dell’atmosfera, in un circolo vizioso che lo fa precipitare a terra. Come
già detto, dato che si conosce con precisione l’orbita e la struttura
dell’atmosfera, si fa in modo di accendere i motori della “progress” affinché
il punto di impatto con la superficie terrestre sia localizzato nell’oceano,
lontano da zone frequentate da imbarcazioni commerciali, turistiche o
militari.

Dato che
la MIR ha una massa di ben 120 tonnellate, la pur notevole azione distruttiva
dell’atmosfera non riuscirà a dissolverla. Verosimilmente la MIR durante
il rientro si spezzerà in una decina di tronconi che cadranno nell’oceano
a poche centinaia di metri l’uno dall’altro.

Nella seguente
tabella abbiamo riportato le principali categorie di oggetti che entrano
nell’atmosfera terrestre e l’esito dell’evento.

Oggetto

Dimensioni
e massa

Velocità
di ingresso in atmosfera

Esito

Meteoroidi
(stelle cadenti)
un
granello di sabbia, una frazione di grammo
da
10 a 60 km/s
distruzione
completa
Meteorite una
decina di cm, qualche chilogrammo
10-20
km/s
ablazione
dello strato superficiale per qualche mm, il resto impatta al suolo
Veicolo
spaziale senza scudo termico e con assetto di rientro casuale
(serbatoio principale dello space shuttle)
circa
50 metri, circa 30 tonnellate
7
km/s
distruzione
parziale ed impatto nell’Oceano Indiano
Veicolo
spaziale con scudo termico, design aerodinamico e rientro guidato

(shuttle, capsula Apollo, capsula Soyuz)
una
decina di metri, qualche tonnellata

9 km/s

ablazione
parziale dello scudo termico, il resto rimane indenne

 

La
gloriosa stazione spaziale MIR, la cui parte più “antica” è in orbita
dal 1986, continua a rimanere nello spazio e costituisce oggi l’unica
base spaziale permanentemente abitata. La MIR secondo gli accordi presi
per la realizzazione della stazione
spaziale internazionale (ISS)
dovrebbe essere abbandonata e fatta
precipitare nel corso del 1999. L’intenzione è quella di dirottare le
già magre risorse dell’agenzia
spaziale russa
nel progetto internazionale, ma i russi, che obiettivamente
si ritrovano già una stazione spaziale, continuano a ritardarne la dismissione.
Questo ingenera da una parte l’irritazione dei partners americani ed europei
perché si ritrovano a dover realizzare l’ISS praticamente da soli, dall’altra
il fatto di mantenere un veicolo spaziale così vecchio in condizioni di
scarsa sicurezza mette a repentaglio la vita dei suoi occupanti.

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