Vorrei sapere se avete mai esaminato ed eventualmente come interpretate l’eccitazione sentita da alcuni cani prima dell’arrivo del padrone (quando questo è ancora lontano, dunque non permette al cane di sentirlo) e l’agitazione, anche con mezz’ora di anticipo, prima di attacchi di epilessia di un componente della famiglia. Grazie!


Il bassotto dell’autore

Il comportamento dei cani può essere talvolta davvero sorprendente. Le loro capacità sensoriali sono notevolmente superiori alle nostre e questo ha talvolta condotto qualcuno a ritenere erroneamente che essi siano dotati di facoltà paranormali. Ne è un esempio il libro di Sheldrake Rupert I poteri straordinari degli animali. Cani telepatici, gatti che prevedono i terremoti, tartarughe che ritrovano la strada (Mondadori, 2001).
In realtà nelle facoltà sensoriali dei cani non vi è assolutamente nulla di paranormale. Semplicemente essi hanno una sensibilità superiore alla nostra. Ad esempio il loro udito è di gran lunga superiore al nostro nella capacità di rilevare piccoli rumori e suoni. Inoltre essi sono sensibili a un intervallo di frequenze ben più ampio di quello nel quale sono sensibili le nostre orecchie. Un altro senso ben più sviluppato del nostro è, come è noto, l’olfatto. Questi sensi così acuti sono responsabili dei comportamenti indicati dal lettore nella sua domanda.

Per quanto riguarda la capacità da parte dei cani di prevedere attacchi epilettici nelle persone, sembra che questa capacità sia stata dimostrata da uno studio1) condotto dal neurologo Adam Kirton dell’Alberta Children’s Hospital in Canada, pubblicato nel 2004 sulla rivista Neurology. Nello studio condotto su 60 cani è stato mostrato che il 15% di loro è piuttosto preciso nella previsione di una crisi epilettica del proprio padrone: la percentuale di successo si aggira sull’80%. Questa singolare capacità non sembra sia indotta dall’addestramento. Essa sembra dipendere solamente dal tempo necessario all’animale per conoscere bene la persona epilettica. Alcuni cani sono riusciti a prevedere una crisi addirittura con un’ora di anticipo. Probabilmente all’origine di questa singolare capacità vi è lo straordinario olfatto dei cani. Sembra infatti che prima di un attacco epilettico il corpo del paziente subisca delle modificazioni fisiologiche che portano a cambiamenti della sudorazione che il cane può rilevare. La capacità di prevedere la crisi epilettica si rivela sicuramente utile perché consente di mettere il paziente in condizioni opportune per evitare i rischi legati alle possibili cadute e traumi che si manifestano come conseguenza dei movimenti incontrollati che si verificano durante l’attacco.

Un altro studio2), condotto da Carolyn Willis e colleghi dell’Amersham Hospital e pubblicato sul British Medical Journal, sembrerebbe aver messo in evidenza anche la capacità da parte dei cani di rilevare la presenza di cancro alla vescica annusando semplicemente l’urina dei pazienti. Lavorando in collaborazione con un addestratore di cani per ben sette mesi, i ricercatori hanno insegnato a sei cani di varie razze ed età a riconoscere l’impronta odorosa dell’urina tipica di chi è affetto da cancro alla vescica.

Ai cani sono stati presentati vari campioni di urine umane, con lo scopo di identificare quelle del malato affetto da tumore. I risultati dell’esperimento sono stati piuttosto incoraggianti: i cani hanno indovinato in una percentuale del 40%. Se avessero scelto a caso, la probabilità di successo sarebbe stata solo del 14%. La cosa curiosa è che nel corso del test, i cani hanno ripetutamente segnalato l’urina di un soggetto che si credeva fosse sano. Ulteriori analisi di laboratorio hanno tuttavia confermato che quel paziente era invece affetto da una grave forma tumorale. I cani non si erano sbagliati.

Riferimenti:

1) A. Kirton, E. Wirrell, J. Zhang, and L. Hamiwka, “Seizure-alerting and response behaviors in dogs living with epileptic children”, Neurology 2004; 62; 2303-2305;

2) C.M. Willis, S.M. Church, C.M. Guest et al., “Olfactory detection of human bladder cancer by dogs: proof of principle study”, British Medical Journal 2004;329;712.