&#200 vero che le piante “sentono” la musica? Se sì come fanno? Grazie!

I primi esperimenti che studiarono gli effetti della musica sul lavoro dei contadini risalgono agli anni 40 e furono effettuati dalla Muzak corporation. Questa società è un colosso negli studi sulla musica e ad esempio studiò l’effetto della musica di sottofondo nei supermercati.

Altri esperimenti coinvolsero e ancora coinvolgono Mozart, il Rock e le mucche, etc etc.

Secondo quanto dicono alcuni studiosi, negli uomini e in misura minore negli animali, è difficile capire se la musica abbia una azione diretta sull’organismo o piuttosto essa agisca eccitando l’organo di senso, provocando stimolazione del cervello e di conseguenza generando una sensazione piacevole o spiacevole sull’organismo.

Nei vegetali non ci sono organi paragonabili al cervello, perciò l’azione del suono se c’è, è una azione diretta. La pianta non “ascolta” la musica, ma viene sollecitata dalle onde sonore.

Partiamo da lontano: in India esiste uno strumento musicale, il Sitar, in cui ci sono due serie di corde: una di 7 corde su cui il suonatore agisce direttamente e un’altra, le cui corde sono 13 e vengono chiamate simpatetiche perchè non vengono stimolate direttamente, ma entrano in vibrazione come conseguenza della vibrazione delle corde principali.
Diffusissimo è anche il clichè secondo cui il cristallo entri in vibrazione con le note alte emesse da un tenore, finendo addirittura per incrinarsi.

Dopo queste premesse veniamo al 1973. In questo anno esce un libro, scritto da un certa signora Retallack, di cui non conosco eventuali titoli accademici. “The Sound of Music and Plants” pubblicato da DeVorss & Co.

Il libro riferisce di una serie di esperimenti, da lei effettuati al College femminile di Colorado, in Denver.
Lo schema di base degli esperimenti consiste nell’osservare le differenze, se ce ne sono, in tre gruppi di piante, ognuna tenuta in una camera separata .
La terza camera contiene piante “non trattate” cioè tenute in un ambiente silenzioso e serve da confronto.
Nella prima e nella seconda stanza le piante vengono sollecitate in modo diverso per ogni esperimento.

Facciamo qualche esempio.
Primo esperimento: un suono di tono costante viene diffuso in maniera continua per otto ore al giorno nella prima stanza, ad intermittenza per tre ore nella seconda stanza, mentre c’è silenzio nella terza.
La signora Retallack scrive che le piante della prima stanza sono morte in 14 giorni, le piante della seconda stanza non solo sono sopravvissute, ma hanno vegetato meglio di quelle, non stimolate, della terza stanza.

Se uso musica Rock, musica melodica e silenzio nelle tre stanze avrò:
deperimento delle piante della prima stanza con le piante che tenderanno ad inclinarsi in direzione opposta alla fonte sonora. (ricordiamoci che le piante NON possono muoversi!). Migliore stato di salute delle piante della seconda stanza, rispetto a quelle della terza, con inclinazione del fusto verso la fonte sonora di circa 15°.
Lo stesso brano musicale suonato con tamburi o con archi provoca un effetto negativo per le percussioni e positivo per gli archi.
In ambito di musiche “positive”, un brano eseguito con il Sitar battè Bach, vittoria quantificata in pochi gradi di maggior inclinazione verso la fonte sonora, da parte delle piante che “sentivano” la musica Indiana.
In altri esperimenti Mozart risultò positivo, ma la musica classica “moderna”, come Schönberg e Anton v. Webern, fu nefasta per le povere piante.

Non ho notizia di altri studi che abbiano ripreso e approfondito gli esperimenti della signora Retallack, ma di seguito troverà un lavoro che esamina criticamente il libro, elencando una serie di ragioni che ne rendono scarsa la credibilità dal punto di vista scientifico. Peccato che sia in Inglese.

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In inglese:
sugli esperimenti della signora Retallack
www.dovesong.com/positive_music/plant_experiments.asp