Quale esperimento ha mostrato che il codice genetico non ha segni di interpunzione?

Non esiste un particolare esperimento che sia stato eseguito con lo scopo di mettere in evidenza l’assenza di punteggiatura nel DNA; si può arrivare a dire che il codice genetico non possiede segni di interpunzione, ragionando sulle conoscenze che sono state accumulate sulla struttura del DNA da mezzo secolo di studi.

Un gene, che codifica per una specifica funzione, è costituito da una serie più o meno lunga di “triplette” di basi azotate, ognuna delle quali codifica per un aminoacido che andrà a costituire la proteina per cui il gene faceva da stampo. A monte ed a valle di tali triplette esistono sequenze specifiche con funzioni regolatorie e di inizio/fine trascrizione.

Se per “segno di interpunzione” intendiamo, ad esempio, una virgola tra una tripletta e l’altra, possiamo smentirne l’esistenza. Prendiamo in considerazione le mutazioni puntiformi in cui si ha ad esempio l’aggiunta o la perdita di una base azotata: in tali casi si ha uno scivolamento della lettura delle triplette dovuto proprio all’aggiunta o alla perdita di una base, ciò può portare alla formazione di una proteina differente da quella di partenza. La presenza di un segno di interpunzione farebbe invece in modo di sincronizzare la lettura del codone partendo sempre dopo un’ipotetica “virgola”, ma ciò in realtà non avviene.

Qualcosa di simile ad un “punto” lo si trova invece in corrispondenza delle triplette di stop al termine del gene ed effettivamente questo è quanto di più simile ad una punteggiatura possiamo trovare nel DNA.
Infatti se, mediante esperimenti di mutazione genica, trasportiamo una tripletta di stop a metà di un gene la sua traduzione si ferma a quel punto senza procedere oltre.

Va poi considerato che non tutto il nostro DNA è costituito da geni ma ci sono lunghe porzioni di doppia elica che non sono codificanti e tali tratti possono avere dimensioni e sequenze di basi diverse da individuo ad individuo (proprio su questo si basano alcuni test di identificazione genetica usati anche nelle discipline forensi) ed in questi tratti non è certo presente una punteggiatura che identifichi in qualche modo delle “frasi” genetiche.

La trascrizione del DNA in RNA messaggero e la successiva traduzione in proteine non si basano quindi su un insieme di punteggiature ma sull’interazione del nucleo cellulare con fattori di trascrizione che attivano appunto la trascrizione di alcuni geni piuttosto che di altri. La presenza di certi fattori di trascrizione piuttosto che di altri deriva da una complessa rete di messaggi e segnali intra ed inter-cellulari.