Blatta orientalis. Finora presente solo in garage, cercando di arginare la proliferazione con insetticidi ed esche specifiche. Ieri trovata una anche al 3° piano dove abito, nonostante curi la pulizia dei locali. Gradirei conoscere il ciclo di vita e soprattutto come combatterla. Grazie

Appartenenti all’Ordine dei Blattoidei, questi insetti sono noti dal Carbonifero ed hanno conservato caratteri di primitività rispetto a gruppi affini, quali Ortotteri o Mantoidei. Tuttavia è evidente come la primitività non significhi necessariamente scarso successo, anzi! Lo dimostra ampiamente il fatto che alcuni rappresentanti di questo gruppo appartengano a specie opportuniste e cosmopolite. Sono noti con vari appellativi, dall’italiano “scarafaggio”, ai regionali “bacarozzo” a Roma o “cazzarola” a Matera.

Hanno un capo ipognato nascosto dal pronoto, con mascelle masticatrici dentate; antenne molto lunghe ed occhi composti generalmente ben sviluppati. Possiedono in genere due paia di ali, con una venulazione caratteristica dovuta alle numerose ramificazioni della venatura radiale; spesso la femmina ha ali ridotte ed in ogni caso questi insetti non volano. Le zampe sono lunghe e sottili, il che rende le blatte rapidissime negli spostamenti; i tarsi composti da 5 articoli sono spesso ricoperti da setole che facilitano l’arrampicamento anche su superfici lisce. L’addome presenta un paio di corti cerci. Non c’è ovopositore esterno; la femmina produce borse dette ooteche, nelle quali sono contenute le uova (in numero variabile da 12 a 50 per ogni ooteca, secondo la specie) e che prima di essere deposte sporgono dall’addome. Blattella germanica le porta con sè fino alla schiusa; Blatta orientalis, che produce fino a 50 ooteche, contenenti ciascuna 12-14 uova, le nasconde in fessure ed anfratti.  Alla schiusa le larve sono vermiformi, ma non appena a contatto con l’aria si liberano della loro esuvia, assumendo l’aspetto di un adulto in miniatura, rispetto al quale sono attere e di colore più chiaro. La maturazione delle ninfe richiede molti mesi ed un numero variabile di mute (da 5 a 12, a seconda della specie).


Blattella germanica: femmina con l’ooteca sporgente (a) e maschio (b). (da Baccetti et alii)


Le specie che generalmente colonizzano le nostre case –Blatta orientalis (dimensioni 18-30 mm), Blattella germanica (10-13 mm) e Periplaneta americana (27-34 mm) risultano sgradite soprattutto in quanto frequentano indifferentemente la dispensa o luoghi meno puliti, rendendosi dunque vettori di potenziali agenti patogeni.

Blatta orientalis (54) e Periplaneta americana (55). (da “Manuale di Entomologia domestica“)

Imbattersi in un solo individuo può avere due significati opposti:

  1. Si tratta di un ingresso accidentale, avvenuto proprio in quel momento, specialmente se il presunto pioniere si trova nei pressi della porta.
  2. Più verosimile, ahimè: è già in atto un’invasione massiccia; altrimenti infatti è molto difficile avvistare una blatta, essendo lucifuga e prediligendo anfratti a volte invisibili a noi.

In realtà è possibile intuire la presenza di questi insetti grazie anche all’odore caratteristico che producono e che impregna l’ambiente; in particolare, nel caso della B. orientalis, a me personalmente ricorda l’odore del Das, la pasta modellabile con cui si giocava da bambini.

I comuni isetticidi (spray, polveri) costituiscono in genere dei palliativi, utili per lo più ad accertare la presenza di questi insetti, di alcuni dei quali possiamo così rinvenire i cadaveri. L’utilizzo delle esche può forse essere risolutivo nel caso di una colonizzazione allo stato iniziale. Se i locali interessati hanno dei confini circoscritti (per intenderci si tratta di un box o di un appartamento e non di un atrio di un palazzo con scale ed aperture varie) risulta molto efficace l’utilizzo di un gas, la cui molecola caratteristica è Ciflutrin; si tratta di un piretroide fotostabile (un estere sintetico composto da acidi ed alcoli derivati dall’estratto di piretro naturale), che agisce sul sistema nervoso degli insetti, per contatto o per inalazione, a tutti gli stadi dello sviluppo, comprese le uova. Questo prodotto si trova in commercio in bombolette munite di uno speciale erogatore che, una volta azionato, determina la fuoriuscita totale del gas dal contenitore. Una bomboletta copre un’area di circa 30 m2, dunque, fatti gli opportuni calcoli, se ne dispone un certo numero in casa, avendo cura di serrare le finestre e soprattutto di portare fuori eventuali animali domestici e cibi che verrebbero contaminati dal veleno (anche la classica collana di aglio appesa in cucina). Si aziona l’erogatore, cercando di proteggere le vie respiratorie con un fazzoletto sul viso, e si abbandona la casa per circa 4 ore; al ritorno bisogna naturalmente avere cura di aerare i locali. L’efficacia di questo prodotto è determinata dalla capacità di diffusione dei gas, che vanno a saturare l’ambiente, infiltrandosi anche nei più piccoli pertugi, senza lasciare scampo non solo alle blatte, ma tutti gli invertebrati nei paraggi… dunque “Muoia Sansone con tutti i Filistei“!

Per quanto riguarda la “lotta biologica”, le uova delle blatte vengono parassitate dalle larve di alcune vespe, Imenotteri del Sottordine Apocrita, Superfamiglia Evanioidea.

I rimedi casalinghi sono di dubbia efficacia. Uno di questi prevede l’utilizzo di una bacinella con acqua e vino, in cui le blatte, attirate dall’odore del vino, dovrebbero cadere e così perire miseramente, annegando. Un altro espediente per scoraggiare gli insetti è dato dai chiodi di garofano (Eugenia caryophyllata) sparsi all’interno delle dispense: l’odore di questi boccioli, che contengono eugenolo, un disinfettante utilizzato anche negli studi dentistici, risulterbbe estremamente sgradito agli altrettanto sgraditi ospiti! Infine, le classiche “giornalate” non servono che a scaricare la tensione nervosa!

Bibliografia:

  • B.Baccetti et alii – Zoologia, trattato italiano, vol. II- 1991, Editoriale Grasso, Bologna
  • M. Chinery – Guida degli Insetti d’Europa – 1987, Franco Muzzio Editore, Padova
  • Manuale di Entomologia domestica – Quaderni della Biodiversità – 2003, Consorzio Parco Monte Barro