Gradirei per motivi di studio, sapere esattamente l’etimologia e la topomastica del Pino d’Aleppo. E precisamente il motivo del nome “Aleppo”. Come e quando può essere arrivato alle isole Tremiti?

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Pinus halepensis

(Pino d’Aleppo corteccia)

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Pinus halepensis

(Pino d’Aleppo fiori e pigne)

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Pinus halepensis

(Pino
d’Aleppo pigna)

Il Pino d’Aleppo
(Pinus halepensis Miller) appartiene alla classe delle Conifere
(Coniferopsida), che riunisce essenzialmente entità arbustive
sempreverdi recanti foglie ridotte ad aghi, come nel genere
Pinus, o simili a squame. Gli organi deputati alla riproduzione
sono riuniti in strobili. Gli strobili maschili, nel genere
Pinus, sono situati in prossimità dell’apice dei
rami. Gli strobili femminili, disposti lungo i rami, dopo
la fecondazione danno luogo alla caratteristica pigna.

Il Pino d’Aleppo,
in condizioni ottimali, assume portamento ad ombrello, raggiungendo
un’altezza variabile tra i 5 ai 20 m. La sua corteccia è grigiastra
e fessurata. I suoi aghi, non rigidi, sono riuniti in coppie e misurano
0,6-0,7X 35-65 mm. I coni (pigne) sono oblunghi (5-12 cm) e marroni
a maturazione.

Nelle stazioni
spontanee Pinus halepensis si
osserva inserito in formazioni di macchia mediterranea, spesso non distanti
dal mare (0 – 800 m s.l.m.). In tali zone esso si presenta
sovente con habitus arbustivo o contorto, con rami
e chioma curiosamente modificati dal battere dei venti provenienti
dal mare (forme a bandiera).

L’areale del
Pino d’Aleppo, ossia l’area geografica entro i cui confini tale specie
può essere osservata, comprende le regioni del Mar Mediterraneo
e del Mar Nero, ove colonizza preferibilmente i settori prospicienti
la costa. E’ presente in Italia (isole comprese), inoltrandosi,
a Nord, sino alla Liguria all’Emilia Romagna.

Per la maggior
parte dei Pini presenti nella nostra Penisola non è sempre
possibile determinare ove siano indigeni e dove, introdotti dall’uomo
in epoca remota, si siano riprodotti e diffusi in modo da sembrare
originari del luogo. Tali specie, infatti, sono sovente usate per rimboschimenti.

Pignatti ritiene
che, per l’Italia, tale specie sia, in linea generale, realmente autoctona in
Sicilia meridionale, Sardegna e nelle piccole isole. Inoltre all’indirizzo
(http://tremiti.planetek.it/4v/4v_ab1.htm)
è delineato l’assetto della vegetazione delle Tremiti e Pinus
halepensis
viene indicato come entità indigena per tali
isole.

Per quanto
concerne la motivazione dell’epiteto specifico (Pinus halepensis)
– di cui il nome italiano ne è un’evidente traduzione – ritengo
faccia riferimento all’antica città siriana di Aleppo (http://www.arab.net/syria/tour/sy_aleppo.html),
ma stabilire il perché l’autore (Miller) abbia tale specie
questo epiteto specifico è un problema di non facile soluzione.
Quando viene rinvenuta una specie mai descritta in precedenza, ad essa
viene attribuito un binomio specifico, ossia un nome latino, cosicchè
non si creino confusioni sulla sua identità tra gli studiosi
di diverse nazioni. Spesso il genere (nel nostro caso Pinus)
viene riconosciuto dal confronto con esemplari che presentano caratteristiche
comuni, mentre l’epiteto specifico (halepensis) viene scelto
dalla persona che per primo ha osservato e descritto la specie in esame.
Tali epiteti possono riguardare caratteristiche della specie (es. l’Arabis
hirsuta
, è pelosa), essere dedicate a qualcuno (Ajuga
tenorii
è stata dedicata al botanico Tenore) oppure riferirsi
a località. In quest’ultimo caso, però, il nome del luogo
non è sempre chiaro cosa indichi. Può riferirsi, ad esempio,
al luogo dove la specie è stata descritta la prima volta: l’Eucaliptus
camaldulensis
, australiano, è stato descritto per la prima
volta a Napoli e prende il nome da un’area di questa citta chiamata Camaldoli. Nel
caso di specie che sono presenti solo in un territorio ristretto,
l’epiteto specifico può indicare all’area dove la specie vive
e si riproduce allo stato spontaneo: il Verbascum siculum
è presente solo in Sicilia. Per stabilire il motivo che abbia
indotto Miller a chiamare la sua specie halepensis, bisognerebbe
rinvenire pubblicazioni originarie o documenti dell’autore, ma potrebbero
risalire ad epoche remote.

Bibliografia:

Gerola F.
M., 1997. Biologia vegetale – sistematica filogenetica. UTET. Torino

Pignatti S.,
1982. Flora d’Italia. EDAGRICOLE. Bologna

A.A.V.V.,
1991. Guida pratica ad alberi e arbusti in Italia. Selezione dal Reader’s
digest

http://progetti.webscuola.tin.it/multilab/algh06/pino.html