Ho sentito parlare di una teoria cosmologica che collega l’entropia con l’informazione associando tutta l’informazione del nostro universo alla superficie bidimensionale di un buco nero e come conseguenza avremmo tra le altre cose anche l’illusione di una terza dimensione solo apparente.

Che l’entropia sia associata all’informazione di un sistema è un concetto basilare della termodinamica: il livello di entropia di un sistema è maggiore quando la quantità di informazione che si può estrarre da quel sistema è minore. In termini qualitativi, più un sistema è caotico, meno informazione ne possiamo trarre.

Poiché tutto quello che possiamo “sapere” di un buco nero è, per definizione, limitato alla sua superficie (in quanto nulla può essere estratto dal suo interno), la superficie del buco nero deve essere una misura del suo grado di entropia: questa ipotesi fu avanzata da Bekenstein e da Hawking nei primi anni ’70. Questa sorta di bidimensionalità effettiva è sorprendente, visto che viviamo in un universo con tre dimensioni spaziali, e alcuni hanno proposto di estendere tale proprietà dai buchi neri all’intero universo.

In questo caso, l’informazione contenuta in ogni regione dello spazio sarebbe in ultima analisi desumibile a partire dalla superficie che  racchiude tale spazio. Anche le teoria delle stringhe sembra portare verso risultati simili:  le proprietà delle stringhe sembrano dipendere  solo dalle superfici su cui si muovono le loro estremità  più che dallo spazio in cui si estendono. 

Questo non implica però che la terza dimensione sia non necessaria, sia cioè solo una illusione: in assenza di una terza dimensione lo stesso buco nero sarebbe diverso e forse non si sarebbe neppure formato.