Se accettiamo
l’analogia del panettone, allora dobbiamo immaginare che tutto lo spazio
tridimensionale sia rappresentato dalla superficie del panettone. In questo
caso, la luce, come ogni altra forma di materia, viaggia sulla superficie,
non dentro il panettone. Quindi il diametro dell’universo non e’ da misurarsi
dentro il panettone, ma piuttosto rimanendo sulla superficie: in altre
parole, il “diametro” dell’universo e’ in realta’ la circonferenza del
panettone. Quindi, non importa per quanto si propaghi la luce: la circonferenza
del panettone resta sempre la stessa (oppure aumenta, se il panettone,
come l’universo, e’ immaginato in espansione, ma aumenta nella stessa
maniera per le galassie e per la luce). L’analogia con la superficie vale
pero’ solo se lo spazio e’ curvo e chiuso su se stesso, quindi dotato
di volume finito. Se invece lo spazio e’ aperto e infinito, e’ meglio
considerare una analogia tridimensionale: possiamo pensare allora alle
galassie come all’uvetta all’interno di un panettone, ma infinito. In
questo caso non esiste un diametro dell’universo, ma solo il diametro
della regione che ad ogni dato istante e’ osservabile, detta anche orizzonte.
Ogni oggetto al di la’ (galassie, perticelle, etc) e’ per definizione
talmente lontano che la loro luce non ha avuto il tempo di arrivare fino
a noi pure se fosse partita all’istante del big bang.