Recentemente ho letto un articolo in cui viene spiegato che il gravitone, la particella responsabile dell’ interazione gravitazionale, dovrebbe trarre la propria energia, non dallo spazio-tempo, ma da una ipotetica quinta dimensione situata “all’ esterno”. Mi piacerebbe avere maggiori chiarimenti in merito a questa teoria. Vorrei inoltre chiedervi qual’ è la relazione fra questa nuova dimensione aggiuntiva e il cosiddetto tempo immaginario, teorizzato dal celebre fisico Stephen Hawking

Mi dispiace
ma non conosco l’articolo di cui parli e quindi non sono in grado di valutare
l’idea che sta dietro a questo lavoro. Il fatto è che la ricerca di una
valida teoria della gravità quantistica è un obiettivo arduo e le proposte
in questo senso non mancano; proposte che, spesso, usano piu’ o meno agevolmente
spazi a molte dimensioni. E’ difficile anche per gli addetti ai lavori
seguire i lavori di tanti ricercatori. Tuttavia se riesci a ritrovare
la referenza posso cercare di risponderti piu’ soddisfacentemente.

Per quanto
riguarda il tempo complesso, posso dirti che e’ una tecnica assai usata
nella teoria dei campi. Fare, come si dice in gergo, una rotazione di
Wick che ruoti l’asse temporale “t” in “it” (passando cosi’ da uno spazio
di Minkoswki ad uno spazio euclideo) permette di controllare e meglio
definire certe espressioni che altrimenti sarebbero piuttosto complicate.
Questa tecnica e’ ben padroneggiata quando e’ usata negli spazi piatti.

L’idea di
S. Hawking e’ stata quella di applicare questa rotazione allo spazio delle
metriche lorentziane e trasformarle in metriche euclidee. Ma si badi bene,
in questo contesto, la rotazione di Wick assume un significato diverso
o meglio, più profondo di quello che ha nella teoria classica. In uno
spazio-tempo euclideo la distinzione tra spazio e tempo scompare completamente;
spazio e tempo si muovono nella stessa direzione.

Secondo la
teoria proposta da Hawking uno spazio -tempo con queste caratteristiche
potrebbe essere finito ma privo di bordi. In particolare l’Universo non
avrebbe nessun confine , come una singolarita’, e quindi non ci sarebbero
condizioni da imporre sul contorno.