Vicino a noi stanno installando un ripetitore per telefonini, la potenza massima impiegata sarà di 10 Kilowatt. Sono scientificamente noti rischi legati alle radiazioni emesse da tali ripetitori? Esistono limiti di distanza dalle abitazioni per tali installazioni? Grazie. Liceo scientifico di ALBA.

Nella premessa alle domande del Liceo di Alba è quasi certamente presente un errore: se la preoccupazione è legata, come credo di capire, ad una stazione radio base per la telefonia cellulare, allora la potenza impiegata non potrà essere di 10 kW, ma più probabilmente di 10 W; in generale, la potenza massima utilizzata in Italia per le stazioni radio base credo sia dell’ordine di 30 W.

Ma veniamo alla prima delle due domande. Ho risposto qualche tempo fa ad un quesito simile per Chiedi all’esperto; consiglio quindi di rileggere innanzitutto quella risposta.

Desidero integrare quanto dissi allora con una citazione presa dall’ottimo sito delle F.A.Q. (Frequently Asked
Questions) curate dal dott. John Moulder del Medical College of Wisconsin, dedicate a
Antenne per telefonia cellulare e salute umana.

Dice dunque il dott. Moulder nelle sue prime due domande e risposte:

1) Ci sono rischi per la salute associati col vivere, lavorare, giocare o andare a scuola nei pressi di una stazione radio base per la telefonia cellulare?

No. C’`è consenso nella comunità scientifica dentro e fuori degli Stati Uniti sul fatto che la potenza diffusa da questi
apparati è di gran lunga troppo bassa per produrre rischi sanitari fintantoché si impedisce alla popolazione l’accesso diretto alle antenne.

2) C’è qualcuno seriamente preoccupato per i possibili rischi sanitari imputabili alle antenne delle stazioni radio base della telefonia cellulare?

Non realmente. Ci sono alcuni motivi per preoccuparsi degli effetti sulla salute umana dei telefonini propriamente detti (sebbene non sia dimostrato che esista effettivamente un qualche rischio per la salute). Tali preoccupazioni esistono
perché le antenne di questi dispositivi possono depositare una notevole quantità di energia a radiofrequenza in aree molto piccole del corpo dell’utente. Ma le stazioni radio base non provocano questi “punti caldi”, cosicché le questioni
sanitarie che potenzialmente riguardano i telefonini non sono di fatto applicabili alle antenne delle stazioni
radio base.

Passando alla seconda domanda (quella sulle distanze), la risposta è NO, le attuali disposizioni normative italiane non prevedono distanze minime tra le abitazioni (o altri edifici) e le istallazioni della telefonia cellulare, ma soltanto
limiti per l’intensità del campo elettromagnetico.

Le disposizioni cui mi riferisco sono contenute nel Decreto del Ministero dell’Ambiente 10 settembre 1998, n. 381 che
il lettore può leggere direttamente “in linea” sul sito Internet dell’IROE, partendo dalla pagina dedicata alle
Normative di interesse nazionale sulla protezione dai campi elettromagnetici

Alle frequenze della telefonia cellulare (900 MHz, 1800 MHz), le disposizioni citate ammettono un livello massimo di 1 W/m2 per esposizioni di breve durata e 0,1 W/m2 quando la durata supera le quattro ore.

Per una valutazione molto grossolana, facciamo riferimento ad un individuo che sia esposto in pieno al fascio dell’antenna di una ipotetica stazione radio base operante con una potenza di 30 W ed un guadagno di 15 dB. Troviamo che il primo limite si raggiunge a circa 10 metri dal centro elettrico dell’antenna, il secondo a circa 30 metri. Oltre questa
distanza si è sicuramente al di sotto delle disposizioni normative italiane, che ricordiamo essere tra le più
cautelative esistenti.

La precedente valutazione faceva riferimento ad una esposizione in pieno fascio. È bene aggiungere che il fascio emesso
dalle antenne delle stazioni radio base è molto stretto sul piano verticale, cosicché la densità di potenza si attenua molto rapidamente spostandosi al di sopra e al di sotto della direzione di massima radiazione.